A quanto pare a Catania sta proprio succedendo un macello.
Ed a dirlo, ancora una volta e come sempre, non siamo noi ma i numeri, stramaledetti ma inconfutabili numeri.
Ieri, 3 dicembre l'intera regione ha contato 1.224 nuovi contagiati, solo a Catania 663: oltre il 54% di tutta la Sicilia.
Lo stesso 3 dicembre, tanto per fare un paragone, Palermo ne ha contati appena 200 di nuovi contagiati.
(in calce all'articolo i pdf con i grafici)
Qualcosa a Catania non va.
Stiamo ricevendo molte, troppe segnalazioni di gente confinata a casa perché positiva e poi abbandonata per settimane: la colpa una volta è attribuita alla carenza di personale, un'altra al troppo personale ingaggiato in fretta e furia ma non adeguatamente formato, sino ad arrivare addirittura al bug informatico.
A proposito del personale, pare che ci sia qualche problemino perché si sarebbero rivolti ad una ditta privata per reclutarlo, stessa ditta che avrebbe fornito le tute...complicato, stiamo approfondendo, qualche giorno di pazienza.
In ogni caso, a Catania qualcosa non va. Troppe cose non stanno andando per come dovrebbero.
A Catania, infatti, sin dall'inizio dell'emergenza pandemica, l'assessore regionale alla Salute Ruggero Razza, recentemente scampato ad una mozione di censura senza che tuttavia si sia capito se le pesantissime accuse rivoltegli dalle opposizione fossero fondate ed ancora in attesa degli esiti delle ispezioni ministeriali su posti letto e terapie intensive, ha nominato un Commissario ad Acta per l'emergenza Covid 19, scegliendo l'ex presidente della Fondazione dell'Ordine dei Medici di Catania Giuseppe Liberti, il quale appena insediato ha subito nominato un suo team con coordinatore l'ex tesoriere della stessa Fondazione dell'Ordine dei Medici di Catania, Franco Grasso Leanza, e componenti Emilia Fisicaro, risk manager, Elisabetta Gerbino, ingegnere, Angela Trovato, medico igienista e Lucia Franco, coadiutore amministrativo.
Questo era il super team iniziale responsabile della gestione dell'emergenza Covid 19 per tutta la provincia di Catania e di tutte le decisioni e procedure assunte per conto del governo regionale.
Adesso dello staff iniziale del commissario Liberti, sotto la foto dell'insediamento, pare sia rimasto di sicuro il coordinatore Grasso Leanza, degli altri componenti non si ha notizia anche perché non rientra nell'organizzazione dell'ASP e quindi non risulta alcuna pubblicazione.
Gli "acta" dell'Ufficio del Commissario assessoriale Liberti pare si siano parecchio dilatati, tanto da assumere funzioni che destano qualche perplessità nell'individuazione della catena di comando, peraltro in una struttura delicatissima e dove le responsabilità sono enormi. Ma di questo ci si occuperà magari in seguito.
Ma torniamo ai dati che denunciano in maniera inequivocabile che qualcosa a Catania non sta funzionando, condannandola ad essere la maglia nera dela regione.
La progressione dei nuovi contagiati nelle ultime settimane è impressionante.
Raggiungendo numeri nell'ultima settimana decisamente inquietanti, totalmente scorrelati rispetto all'andamento epidemiologico di tutte le altre provincie (scarica i dati delle altre province):
Qualcosa a Catania non va!
Comprenderne le ragioni, che non spetta certo a noi, è essenziale per arrestare una deriva che rischia seriamente di aggravare la tragedia per molti famiglie catanesi, oltre che il collasso di tutte le strutture sanitarie del territorio.
Tra le tante segnalazioni che ci arrivano dai nostri lettori, in particolare su reclutamenti e forniture che come detto approfondiremo in seguito, più di una riferisce un aspetto particolare: si tratta della lettera che l'Ufficio del Commissario ad acta Covid 19 Giuseppe Liberti, con sede presso l'ASP 3 di Catania in via Madonna la Grande, invia alle persone risultate positive al test e confinate in quarantena con questa "Disposizione di isolamento domiciliare":
In pratica, e pare che sia un caso unico in Italia, a Catania viene interpretata la normativa emergenziale in maniera abbastanza singolare.
Nella "disposizione di isolamento domiciliare", oltre alla Legge 13/2020 e ordinanza 25/2020 del presidente Musumeci, viene citata la circolare ministeriale 32850 del 12/10/2020.
Ora, a parte la competenza giuridica di un "commissario ad acta" a disporre ed esonerare isolamenti domiciliari od altro, esautorando le strutture a ciò preposte dalla legge, il fatto che dopo 4 giorni da un tampone ancora positivo la persona contagiata possa "rientrare in comunità" desta più che una perplessità, rischiando di trasformare in elemento di ulteriore diffusione di contagio l'evidente incapacità di organizzare un servizio minimamente efficiente: in pratica una sorta di "soluzione politica" per evitare la sollevazione delle migliaia di persone che si sono ritrovate isolate senza alcuna assistenza e le cui reali condizioni di salute l'ASP di Catania non è in grado di accertare, optando per la "fictio sanitaria" che pur positivi non facciano danni in giro: un pò semplicistico e parecchio pericoloso in tempi di pandemia planetaria!
In ogni caso, i numeri ci dicono che a Catania qualcosa, troppo, non va e si deve rispondere, rapidamente, alla domanda: la decisione di "commissariare" l'ASP di Catania ha prodotto vantaggi o causato il disastro, generando confusione nella catena di comando ed esautorando funzioni essenziali?