L'operazione denominata "Parenti Stretti", in provincia di Enna, ha portato ad un sequestro preventivo a carattere tributario di beni mobili, immobili e soldi, per un valore complessivo di 8.260.000 euro, pari all’imposta evasa, riconducibili agli amministratori di tre società ennesi, operanti nel settore edilizio, ed indagati per evasione e frode fiscale. I finanzieri hanno smascherato il sistema messo in piedi per evadere le imposte. Tra i beni sequestrati ci sono dieci immobili tra fabbricati, terreni ed aree edificabili, veicoli e grosse quantità di denaro Le indagini delle Fiamme Gialle, hanno consentito di portare alla luce un vero e proprio "gioco", atto alla frode fiscale e attuato, principalmente, attraverso frequenti operazioni economiche rivelatesi inesistenti perchè prive di effettività economica ed unicamente di facciata. La più grande delle società implicate nella frode, è stato scoperto, mediante l'emissione costante di fatture per operazioni inesistenti, permetteva alle altre tre di “abbattere” gli utili d’impresa “gonfiando” fittiziamente i costi e di detrarre illegittimamente l'imposta sul valore aggiunto. Il principale dei soggetti economici coinvolti, inoltre, ha sfruttato in maniera illecita l’applicazione del meccanismo fiscale dell’inversione contabile (c.d. reverse charge), evadendo l’IVA per quasi 1,5 milioni di euro, spostando artificiosamente il ruolo di debitore d’imposta su altri soggetti. I riscontri e le ispezioni hanno permesso di accertare, tra l’altro, la mancata tassazione di sopravvenienze attive - aventi causa in insussistenze di passività iscritte in precedenti esercizi nel tempo generate da una insana gestione aziendale - per quasi 12 milioni di euro nonchè l’illegittima deduzione di costi per oltre 6,5 milioni di euro. I rappresentanti legali delle imprese in questione sono stati denunciati per utilizzo/emissione di fatture false, dichiarazione infedele ed occultamento delle scritture contabili. http://www.sudpress.it/wp-content/uploads/2018/08/20305_parenti-stretti.mp4