#iorestoacasa è il refrain sui social in questi giorni di emergenza Coronavirus. Ma ci sono 50 catanesi che a casa loro non potranno restarci. Sono i residenti delle palazzine interessate dal crollo di via Castromarino, che dallo scorso 20 gennaio non sono ancora rientrati a casa e una casa nuova ancora non ce l'hanno.
"Vogliamo risposte concrete, 50 giorni sono troppi. Era inverno, fra un po' sarà primavera: dobbiamo aspettare che sia di nuovo natale?"
Oriana e suo marito Pietro, insegnante lei artigiano lui, sono solo due dei 50 sfollati a seguito del crollo di via Castromarino
Come loro altri 11 nuclei familiari aspettano di sapere perché casa loro non c'è più. Nel frattempo che la magistratura fa gli accertamenti del caso,
il cantiere della metropolitana su cui in tanti puntano il dito è stato dissequestrato e a breve la talpa riprenderà a scavare, mentre loro sono ancora in sistemazioni di fortuna.
I più fortunati sono a casa di amici e parenti, altri girano b&b in attesa di risposte e c'è chi è costretto a dormire in macchina perché un b&b non può permetterselo e non c'è nessuno che lo ospiti.
"La ricevuta del b&b della prima sera fuori da casa nostra ce l'ho ancora in tasca", ci racconta Pietro. "Il Comune ha detto che se non rimborsa la ditta ci rimborsano loro, ma ad oggi non sappiamo a chi rivolgerci e quale iter seguire".
E del buono casa?
"È una procedura difficilissima da portare a termine. Con 250 euro a stento ci viene un monovano a Catania", prosegue Oriana.
"Ma il problema più grande non è neanche questo. Alla riunione al Comune ci hanno chiesto di portare da loro i padroni di casa dicendo che al resto ci avrebbero pensato loro. Ma padroni di casa disponibili non ne abbiamo ancora trovati: alcuni scappano appena sentono della nostra situazione e rifiutano di entrare in contatto con gli uffici comunali, altri - peggio ancora - ci dicono di non accettare minori. Io ho un bambino di sette anni, da casa della mia amica prima o poi dovrò andar via. Ma dove?"
Quella di via Castromarino, angolo via Lago di Nicito, era la casa dei loro sogni, ereditata dai nonni l'avevano interamente ristrutturata da poco con enormi sacrifici e mutuo a carico con le rate che ora diventano una beffa.
"La cosa che mi fa più paura?" - ci dice Pietro - "Che il sindaco dica che è difficile individuare il responsabile. Mi terrorizza. Posso accettare una dichiarazione del genere dalla ditta appaltatrice, che deve difendersi, ma non dal primo cittadino che dovrebbe essere dalla nostra parte e tutelarci".