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Giustizia catanese: Enrico Trantino, le ragioni dell'astensione e la separazione delle carriere

24-05-2016 04:23

Simona Scandura

Cronaca,

Giustizia catanese: Enrico Trantino, le ragioni dell'astensione e la separazione delle carriere

Una lunga intervista con il presidente della Camera Penale di Catania che ricorda Giovanni Falcone e sottolinea come gli avvocati non c'entrino nulla

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Una lunga intervista con il presidente della Camera Penale di Catania che ricorda Giovanni Falcone e sottolinea come gli avvocati non c'entrino nulla con i termini di prescrizione che matura a Catania nel 56% dei casi nella fase delle indagini preliminari



In questi giorni gli avvocati incrociano le braccia e le motivazioni sono diverse.



Secondo le ipotesi di riforma della disciplina della prescrizione dei reati, il suo allungamento  potrebbe rappresentare la soluzione alla lentezza dei processi, con il concreto rischio però che ciò si ripercuota sul diritto di ogni imputato di avere processi giusti e rapidi. 



Il dato relativo al numero di processi che si risolvono con la prescrizione è già molto alto e rappresenta un fenomeno singolare.



A parlarne ai microfoni di Sudpress è il presidente della Camera penale di Catania Enrico Trantino: "Il 58% delle prescrizioni, secondo le ultime statistiche, matura nella fase delle indagini preliminari. A Catania il 56%.  Questo significa che c'è una sorta di discrezionalità nell'esercizio dell'azione penale, per cui il singolo procuratore sceglie quale processo portare avanti e quale lasciare nei cassetti, anche per una carenza di personale o di strumenti, e questa scelta potrebbe non essere condivisibile dalla società". 



La percentuale di procedimenti risolti con la prescrizione, di gran lunga superiore alla metà di quelli incardinati, rappresenta un dato significativo che dovrebbe far riflettere, mostrando come la carenza di organico possa incidere sull'inefficienza della Giustizia. 



Il presidente Trantino chiarisce così che gran parte dei casi di prescrizione maturerebbero quindi in una fase in cui gli avvocati non avrebbero alcuna responsabilità, sottolinenando la necessita di irrobustire l'organico dei tribunali.



Non meno delicato il tema della nuova disciplina delle intercettazioni, che rappresenta una nuova frontiera per la prevenzione e la repressione della criminalità introdotta dalle sezioni unite della Cassazione e che pone seri questioni sulla tutela della privacy del cittadino sottoposto ad indagini.



Problematiche che sono poste all'attenzione della pubblica opinione e sollecitano l'impegno dei penalisti, come l'utilizzo di tecniche investigative di nuova generazione che arrivano a ricorrere ai cosiddetti "Trojan horse",  virus autoistallanti che captano le conversazioni anche a telefono spento. Una sorta di "grande fratello" che può essere introdotto dagli organi di polizia giudiziaria nella vita di un indagato sospettato di appartenere ad organizzazioni terroristiche o delinquenziali.



"Una intrusione invasiva nella vita dei cittadini che non può assolutamente essere giustificata dal fatto che si persegua un obiettivo di tutela della società, perché quando parliamo di indagini, parliamo anche di potenziali innocenti" spiega l'avvocato Trantino. 



Un altro aspetto sensibile e di particolare attualità riguarderebbe poi la pubblicità delle stesse intercettazioni e le ragioni per cui le camere penali chiedono che non vengano divulgate quelle non penalmente rilevanti è molto chiaro: "Le intercettazioni servono se hanno una utilità dal punto di vista dell'indagine per approdare ad un risultato processuale".



E ancora si propone l'esigenza di contenimento delle spese del comparto Giustizia che però rischia di compromettere i diritti della difesa dei cittadini. Ad esempio, i risparmi potrebbero derivare anche dalla previsione dell'assenza fisica dei detenuti dalle aule penali durante le udienze. Infatti secondo le prime indicazioni i reclusi potrebbero nel prossimo futuro assistere al processo direttamente dalle carceri con collegamenti audiovisivi. Una scelta ingiusta secondo i difensori, che non consentirebbe ai detenuti di prendere realmente parte alla loro difesa. 



Enrico Trantino sottolinea come sia importante cominciare a ragionare con chiarezza sul delicatissimo tema del principio della "obbligatorietà dell'azione penale" su cui si fonda il nostro ordinamento che in realtà comporta un'eccessiva discrezionalità da parte delle procure e che arriva anche ad incidere proprio sulle prescrizioni oggetto dell'attuale tentativo di riforma, con soluzioni che rischiano di porre nuovi problemi  ai diritti dei cittadini che non sarebbero certo garantiti da un ulteriore allungamento dei processi. E' quanto mai necessario che chi propone questa riforma, cioè l'attuale esecutivo, si assuma la responsabilità di queste scelte per essere poi giudicato direttamente dall'elettore. Occorre effettuare una scelta politica chiara e ragionata che possa consentire di mettere ordine in un sistema troppo caotico.



Lo scenario catanese viene descritto come un'isola felice, con un rapporto di confronto serio e leale tra avvocati, procura della repubblica, sezioni giudicanti e Anm, ma ci sono alcuni punti fermi sulla Giustizia che l'avvocato tiene a sottolineare.



L'intervista è stata realizzata ieri mattina, ricorreva l'anniversario della strage di Capaci ed   Enrico Trantino ricorda come proprio Giovanni Falcone fosse uno dei sostenitori della separazione delle carriere, osteggiato da molti colleghi molto più attenti al mantenimento degli equilibri politici presenti anche in magistratura.



"Come possiamo noi credere che ci sia una giustizia efficiente se non separiamo prima le carriere? Non è ammissibile che giudici e pubblici ministeri facciano parte della stessa categoria professionale. Perché  cosi il sistema è imperniato su degli equivoci di fondo come per esempio la composizione dei Consigli Giudiziari, in cui può accadere che sieda un procuratore che si trovi a decidere della promozione dello stesso giudice innanzi al quale sostiene la Pubblica Accusa in un processo. Cosi si può temere che vi sia un condizionamento".  



In chiusura il presidente segnala  il dramma della carenza di organico nelle cancellerie catanesi, con il paradosso di alcuni sindacati che si sono opposti all'ipotesi di utilizzo di personale regionale: "Abbiamo 100mila persone al libro paga della Regione, molti ex provinciali in questo momento non hanno alcun lavoro da fare, ma manca personale in cancelleria e i concorsi sono bloccati, occorre trovare una soluzione ragionevole". 


https://youtu.be/l3A4qv60WXA


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