La Prefettura di Catania rilascia la sua relazione riguardante l'inchiesta Pandora, con 80 pagine che ripercorrono dieci e più anni di storia mafiosa all'interno di Tremestieri Etneo. Questa relazione è frutto di un anno di analisi, interrogatori e testimonianze che hanno coinvolto politici locali e regionali; infatti, proprio un anno fa, il 31 maggio 2024, veniva nominata la Commissione di indagine alla quale si assegnava un termine di tre mesi per il perfezionamento degli accertamenti e delle attività ispettive. La Commissione ha quindi concluso i propri lavori il 3 dicembre 2024 e pubblicato il testo nel mese di aprile.
Va riconosciuto alla Prefettura un lavoro di grande qualità: se inizialmente il documento poteva apparire complesso, la sua struttura e chiarezza emergono progressivamente, rendendolo leggibile e comprensibile. A differenza di quanto accade solitamente, non si è reso necessario un grande intervento di potabilizzazione per rendere la relazione accessibile.
Come già sospettavamo questa tira fuori un gioiellino della criminalità organizzata; i brillanti? Omertà, cooptazione, coercizione, abuso, potere e complicità anche dei cittadini stessi. Nessuno - o quasi - escluso, nemmeno la Polizia locale.
Proprio di quest’ultima ci occupiamo e proveremo a tirar fuori delle cose veramente scandalose.
Secondo la relazione della Prefettura, l’apparato burocratico deve essere inquadrato all’interno di un sistema molto più ampio, caratterizzato dalla totale assenza di qualsiasi forma di controllo del territorio, sia da parte degli uffici competenti sia, e soprattutto, da parte della Polizia Locale.
In tutto il documento traspare una forte condanna al Corpo di Polizia Locale, che non ha mai esercitato una vera e propria attività di vigilanza in materia di annona*, non persegue i reati ambientali, non svolge con regolarità — e questo è il male minore per ciò di cui stiamo parlando — attività sanzionatoria per violazioni al Codice della Strada e, più in generale, non garantisce il rispetto delle norme che regolano una corretta fruizione del territorio (che abbiamo, tra le altre cose, documentato con più di un pezzo che lasciamo in calce).
*[annona: Ispezioni presso attività commerciali e controllo delle attività artigiane, degli esercizi pubblici per la vigilanza sulla regolarità delle forme particolari di vendita.]

L’inadeguatezza del Corpo è stata confermata anche nel corso dell’audizione del 1° ottobre 2024, durante la quale un testimone — che ha ricoperto incarichi legati a tematiche ambientali e al contrasto del randagismo e all’antiabusivismo — ha dichiarato:
"Il Comando non ha mai avuto una struttura organizzativa funzionale; gli incarichi venivano assegnati in base all’esperienza personale."
"Ho eseguito alcune sanzioni e sequestri di immobili, ma non ricordo i dettagli. Ricordo però il sequestro di un cantiere in via Carnazza nel 2024, dove si ipotizzava la realizzazione di un piano in più rispetto al progetto approvato. Alcune difformità emerse hanno portato al sequestro."
"Non ho mai svolto controlli sugli esercizi commerciali. Solo occasionalmente, nel 2023, mi sono occupato dei dehors, ma si trattava di situazioni isolate."
Secondo la Commissione ispettiva, la mancanza di controllo del territorio e di un efficace sistema sanzionatorio è inequivocabilmente confermata anche dal generale funzionamento degli uffici competenti. Presso l’ufficio incaricato della gestione degli abusi edilizi risultano pendenti circa 1.000 istanze di sanatoria, alcune delle quali molto datate. Non sappiamo quante istanze rientrino nella norma e quale sia il rapporto adeguato istanze/cittadini, ma dagli atti scopriamo che sono troppi per un Comune di 19.000 abitanti.
L’Organo ispettivo sottolinea, infatti, che a fronte del rispetto delle procedure amministrative più formale che sostanziale, sottolinea un marcato interesse — da parte della politica e di alcuni dipendenti comunali — verso una vera e propria svendita del territorio, finalizzata allo sfruttamento edilizio privato; ad esempio, la determinazione degli oneri urbanistici in modo amministrativamente irregolare, che genera ammanchi poi nelle casse del Comune. Questo atteggiamento scorretto di gestione delle risorse pubbliche e la già evidenziata assenza di controlli risultano funzionali — se non indispensabili — a favorire gli interessi della criminalità organizzata di tipo mafioso, secondo modalità ben delineate nel corso dell’ispezione.
Se da una parte vediamo un certo lassismo e passività nelle indagini o nel vero e proprio controllo, dall’altra parte — comicamente — notiamo un certo zelo per una questione abbastanza effimera rispetto a ciò di cui stiamo parlando e agli effetti che ha sortito tutta l’inchiesta Pandora: il randagismo.
Il Corpo mostrava un’insolita solerzia nell’affrontare il fenomeno del randagismo, che ha comportato un importante esborso economico: tra il 2018 e il 2023, infatti, sono stati spesi complessivamente 313.176,82 euro. Tali somme sono state erogate in assenza dei necessari controlli amministrativi, anche a favore di soggetti con profili discutibili e con specifiche controindicazioni.
Ad esempio, il 31 ottobre 2024 è stato effettuato un sopralluogo presso una struttura convenzionata con il Comune per la gestione del randagismo e all’interno sono stati individuati diversi cani, ma nessun operatore.
Nel corso delle verifiche è emerso che il Comune di Tremestieri Etneo ha continuato ad affidarsi alla medesima associazione, già convenzionata con la Provincia fino al 2011, pur in assenza di contratti o convenzioni formali successivi.
Il Comandante della Polizia Locale, responsabile del settore, ha ammesso che tale collaborazione è proseguita per “comodità” e continuità operativa.
Fuori c’era: un Comune spolpato vivo dalla mafia, un'amministrazione ed un ufficio tecnico in anarchia, un territorio nelle mani di nessuno e, come se fosse prioritario, la Polizia pensava ai cani randagi.
La Commissione infine evidenzia un quadro di grave precarietà dell’Ente e uno scarsissimo controllo che, in un contesto segnato dalla forte presenza mafiosa, configura uno spirito d’adattamento e di integrazione eccellente. Che poi è un classico modus operandi mafioso: “dove lo Stato (e i suoi anticorpi) falliscono, noi vinciamo”. Nulla di nuovo.
Un esempio emblematico è il clima lavorativo distorto all’interno del Comune, segnalato anche dal Commissario straordinario, che ha riferito episodi preoccupanti, come la ricezione di messaggi ambigui da parte di soggetti con precedenti giudiziari, che potrebbero indicare tentativi di pressione o intimidazione. Infatti per precauzione è stata disposta la sostituzione delle chiavi di accesso ad alcuni locali comunali.

Queste dinamiche, unite alle tensioni tra consiglieri e commissario, rendono difficile garantire condizioni adeguate per il corretto svolgimento delle elezioni, per un libero esercizio d’impresa e per l’effettiva applicazione di strumenti anticorruzione.
Se persino la Polizia chiudeva gli occhi e — seppur in maniera passiva — aiutava la macchina mafiosa, da quel documento che mettiamo per trasparenza a fine articolo, quello che si legge per quanto riguarda gli altri uffici è davvero preoccupante. Ci ritorneremo sui danni dell'ufficio tecnico e sui faldoni nascosti ad arte.
Non ci resta che attendere una fisiologica ripresa e bonifica di tutti gli uffici direttivi e, soprattutto, della Polizia Locale.
Polizia che forse ha acchiappato troppi cani e poche volpi.