
Cominciamo il percorso di ri-avvicinamento del nostro gruppo editoriale alla capitale del regno.
A breve arriverà la nuova testata SudPALERMO, interamente dedicata a quello che accade da quelle parti.
Non sempre raccontato come si dovrebbe.
Ci proveremo a farlo con lo stile di Sudpress per quanto riguarda le dinamiche del potere locale, con le altre notizie, quelle belle, ci siamo già cone le altre testate del gruppo: SudGUSTO, SudSALUTE, SudHiTech, SudSPORT, SudStyle e SudLIFE. A breve arriva anche SudARTE per completare il quadro.
Ma SudPALERMO era un vecchio pallino, avevamo lasciato a malincuore la capitale ormai diversi anni fa, ci eravamo ripromessi di tornare e arriviamo.
Su Palermo siamo certi di trovare tante cose da raccontare, la maggior parte meravigliose, di una terra che è stata mamma di cultura e civiltà e adesso si ridotta a …Schifani, probabilmente il peggior governo di tutti i tempi, che con il consenso di un misero 16% degli elettori siciliani, (tanti lo hanno votato, si sappia!) sta distruggendo con la sua pletora di improbabili commissari quel poco che resta della Sicilia ed il resto sta provando a svenderlo, dagli aeroporti alle Terme mentre la Sanità pubblica l'ha già annientata.
Vedremo come andrà e speriamo di riuscire a suscitare almeno un decimo dell'attenzione che ci siamo conquistati in Sicilia orientale in 15 anni di presenza senza mai un giorno che non abbia segnato il punto: ne saremmo soddisfatti perché vorrà dire che anche qui se ne vedranno delle belle.
Per l'avvio ci affidiamo ad una penna di grande esperienza che conosce bene il territorio palermitano, Antonio Schembri, che ha deciso di rendere omaggio con il suo primo articolo per noi al quartiere simbolo: Ballarò.
Buona lettura ai palermitani. E non solo.
Pierluigi Di Rosa Elisa Petrillo
Direttore Editoriale Direttore Responsabile
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Dici Ballarò e a giungere per prima è l’immagine del cuore aperto di Palermo.
Quello che pulsa dalle teatrali ‘abbanniate’ siculo-arabe dei commercianti, dai colori dell’ortofrutta della Conca d’Oro e gli odori e afrori di pesce e di carne provenienti dai banchi sul basolato bagnato.
Un teatro con quinte sbalorditive per fascino e contraddittorietà: edifici fatiscenti, alcuni semidistrutti e monumenti primari lungo i fianchi del suo percorso, che solca longitudinalmente l’Albergheria.
Ovvero, il mandamento del centro storico, già urbanizzato dai colonizzatori islamici, successivamente denominato "Albergaria Centurbi et Capicii" per indicare il territorio in cui Federico II deportò nel 1243 gli abitanti di Centuripe e di Capizzi ribellatisi alla sua autorità.
Dici Ballarò e ti arrivano dritte al palato le tentazioni dei locali di street food, una quantità quasi da quartieri di capitali asiatiche. Non a caso il capoluogo siciliano si piazza tra le prime 10 città del mondo specializzate in questa gastronomia a basso costo.
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(foto di Vincenzo Russo per Terradamare.org)
Entri a Ballarò e attraversi una Babele dove si parlano oltre 20 lingue diverse e si distinguono volti mediorientali, africani, di genti del subcontinente indiano: uomini e donne in molti casi nati a Palermo da genitori anch’essi nati qui. Entri a Ballarò e trovi l’inferno della tossicodipendenza.
Un emblema di conflittualità e accoglienza, vitalità e disagio: estetica del bello e del brutto. Una complessità al massimo grado, in cui residenti e commercianti fanno acrobazie d’adattamento. Un’umanità stanca che reclama rispetto, cura, riconoscimento di dignità.
Lo fa da tempo, attraverso le decine di associazioni locali di accoglienza e assistenza.
E lo ha fatto anche lo scorso venerdì con il corteo allestito dall’assemblea pubblica Sos Ballarò, al suo decimo anniversario di attività.
Una marcia per le strade dell’Albergheria, partecipata da cittadini, mercatari e studenti.
Alla quale ne seguiranno con ogni probabilità altre se con l’attuale amministrazione non si riaprirà il tavolo di confronto attivato con la precedente.
Le istanze da trattare sono numerose e tutte connesse tra loro.
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(foto di Vincenzo Russo per Terradamare.org)
Dai progetti di rilancio e regolarizzazione del mercato storico ‘informale’, uno dei 4 attivi a cielo aperto a Palermo (gli altri sono quelli del Capo, del Borgo Vecchio e della Vucciria) come di quello dell’usato, il cosiddetto Sbaratto, nato 30 anni fa lungo sull’adiacente area di San Saverio: sorta di ammortizzatore sociale per tante persone in difficoltà economica che ha creato anche molte tensioni con gli abitanti della zona.
A interventi per disciplinare una gentrificazione dilagante, causata dal proliferare di case vacanza, in buona parte non autorizzate e di locali di street food.
E, ancora, eventi di comunità e manifestazioni per chiedere presenza e azione all’amministrazione comunale: contro la violenza; per l’avvio di progetti educativi; e per curare le dipendenze da stupefacenti, che a Ballarò si spacciano alla luce del sole, anche a ragazzini, a cominciare dal crack, la cocaina in cristalli che miete sempre più vittime, la ketamina e adesso anche il fentanyl. Sostanze pericolose, acquistabili al costo di una colazione al bar, per un business dello spaccio che a Ballarò vale milioni di euro alle mafie.
Da tempo associazioni e clero locale alzano il livello dell’allarme e dell’indignazione. Più volte la voce dell’arcivescovo Corrado Lorefice ha tuonato sull’urgenza di contrastare le devianze da tossicodipendenze: “una piaga figlia di una cultura dell’individualismo e del consumo senza limiti che annulla la socialità e crea scarti, ossia consumatori schiavi e manipolabili, a tutto vantaggio di cosche mafiose che stanno tornando a arricchirsi sulla pelle dei nostri figli”, aveva detto la scorsa estate durante la benedizione del carro di santa Rosalia davanti alle decine di migliaia di persone assiepate di fronte alla Cattedrale.
In quell’occasione Lorefice aveva sollecitato la regione a approvare la legge, da lui stesso promossa insieme a Sos Ballarò per la prevenzione, la cura, la riduzione del danno e l’inclusione sociale in materia di dipendenze. Normativa finalmente approvata dall’assemblea regionale lo scorso ottobre, all’unanimità. Ma di fatto ancora senza gambe.
Il parlamento regionale tarda infatti a votare i decreti attuativi: “Ma cosa ce ne facciamo di una legge che, per quanto ben elaborata, non può essere concretamente applicata perché la classe politica che l’ha votata con convinzione adesso non riesce a trovare un accordo al riguardo?”- lamenta don Enzo Volpe, prete salesiano a lungo guida del Centro Santa Chiara, oggi attivo nella struttura d’accoglienza Casa Àncora.
Il progressivo concentrarsi delle dipendenze patologiche a Ballarò è tema dibattutissimo in questi ultimi anni. “La situazione del quartiere versa in progressivo peggioramento, soprattutto per la mancanza di servizi pubblici e l’arretramento delle istituzioni– dice Fausto Melluso, uno dei fondatori di Sos Ballarò. Tardano a arrivare i bandi per l'apertura dei centri diurni drop-in per l'accoglienza e l'assistenza delle persone dipendenti. E siamo molto preoccupati dal fatto che a giugno scade la seconda proroga annuale per quei pochi servizi che qui come negli altri quartieri problematici di Palermo provano a contrastare il fenomeno dell'assunzione di stupefacenti”.
Il riferimento è ai due presidi mobili (camper) attivati dal comune (il secondo poco più di un anno fa) per portare un'equipe mista di medici e educatori di strada a contatto con gli adolescenti con interventi di prevenzione.
Altro nodo spinoso e annoso, la riqualificazione del mercato per mezzo della struttura coperta realizzata tre anni fa sopra oltre 40 stalli in piazza del Carmine, Centro di Ballarò, dove in passato funzionò una copertura metallica in stile Liberty, poi smantellata.
L’opera, progettata dal dipartimento di architettura dell’ateneo di Palermo e finanziata con 6milioni di euro di fondi dell’Iacp (istituto case popolari) attinti al Fesr 2014-2020, resta però ancora chiusa.
Cosicché il mondo del crack non ha tardato a trasferire il suo principale punto di spaccio dalla vicina via Tesauro all’area retrostante il capannone.

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“Un inspiegabile stop al processo di sanatoria commerciale delle botteghe e dei banchi dell’antico mercato che era stato avviato negli anni precedenti suscitando un diffuso favore tra gli stessi esercenti locali – commenta Fabrizio Brancato, consigliere della I Circoscrizione, di cui l’Albergheria è parte - Il progetto del mercato coperto ha rappresentato l’occasione per accompagnare i mercatari del pesce e dell’ortofrutta a mettersi in regola attraverso l’apertura delle partite Iva e per assicurare in questo modo un sistema di competitività reale”. Il comune, con la sua ultima deliberazione, sembra però guardare verso una direzione diversa. Ha deciso infatti di creare un mercato all’ingrosso, con 31 posteggi da suddividere su un'area di 500 metri quadrati e altri 11 su uno spazio più piccolo di 150 metri quadrati, con attività calendarizzate, orari di svolgimento e criteri per l’utilizzo degli stand: a cominciare dal pagamento del canone di concessione. “Una soluzione che finirebbe per avvantaggiare gli esercenti più solidi e in grado di riunirsi in cordate, facendo soccombere i piccoli dettaglianti”- rimarca Brancato.
Alla vigilia del corteo dello scorso fine settimana l’assessore comunale alle attività produttive Giuliano Forzinetti, aveva chiarito che la vendita all'ingrosso sarebbe prevista fino alle 8 del mattino, dopodiché il mercato storico riprenderebbe a funzionare come sempre. “Questo genere di intervento - precisava - si è reso necessario perché le concessioni su area pubblica sono al momento ancora bloccate dal DL Concorrenza, ragion per cui si stanno allungando i tempi per redigere il bando relativo alla selezione degli operatori economici che dovranno andare a occupare i 42 stalli del mercato coperto".
Dopo il corteo di venerdì il comune ha assicurato ascolto e collaborazione. Ma allo stato attuale l’iter di regolarizzazione del mercato storico e di quello dell’usato appare compromesso. “Lo scollamento venutosi a creare in questi ultimi 3 anni ha finito per generare sfiducia e disinteresse tra gli stessi mercatari che prima erano invece animati dalla prospettiva di mettersi in regola”, rimarcano a Sos Ballarò. In ogni caso i tempi si allungano e un’occasione di confronto è stata sprecata dall’attuale amministrazione, più propensa a portare avanti programmi non attinenti alle peculiarità di Ballarò”.
Nel frattempo, soprattutto negli ultimi 5 anni, l’area ha visto crescere molto il numero di b&b e case vacanza, molti senza autorizzazione. “Non siamo certo contrari alla valorizzazione turistica dell’area ma questo business dovrebbe essere sottoposto a controlli precisi e in linea con le attuali norme – riprende Volpe. Ballarò vive infatti una gentrificazione alimentata da una parte da un mercato abitativo con canoni di locazione alle stelle, spinto dalla domanda di case da destinare alla ricettività extra alberghiera e non più alla portata di chi, tra palermitani e famiglie immigrate, vive e lavora nel centro storico. E dall’altra dal proliferare di locali di street food che hanno soppiantato molte storiche botteghe alimentari”.
Un malato che peggiora, Ballarò.
Allo scorso Festino monsignor Lorefice, salito sul carro della Santuzza subito dopo l’aria della Turandot di Giacomo Puccini intonata da Il Volo sul piano della Cattedrale, recapitava ai politici e agli amministratori di Palermo e della regione il suo personale e tonante “Nessun dorma”.
Lo stesso sprone rivolto alle istituzioni affinché tornino presenti e agiscano, risuona adesso a gran voce dal popolo dell’Albergheria.