
Qualche giorno fa i consiglieri comunali del Movimento per l'Autonomia, con la dirigenza provinciale del partito, hanno organizzato un convegno per aprire un confronto su uno dei temi cruciali per la città di Catania: il piano regolatore del porto.
Era prevista la partecipazione delle due massime autorità coinvolte nell'affaire, il sindaco metropolitano Enrico Trantino ed il presidente dell'Autorità Portuale della Sicilia Orientale Francesco Di Sarcina: non si sono presentati.
Nonostante le qualificate assenze i lavori si sono rivelati comunque interessanti e le conclusioni altrettanto, arrivando a coincidere in molti punti alle denunce già presentate da diverse associazioni e di cui abbiamo dato conto in altri articoli riportati in calce.
Tra qualche ora il PRP andrà all'esame del consiglio comunale per il parere obbligatorio anche se non vincolante: sarà comunque un passaggio cruciale che potrà riservare qualche sorpresa e provocare, magari, anche qualche reazione civica oltre che l'attenzione delle autorità di controllo, considerato che le criticità denunciate da associazioni, opposizioni e adesso MPA risultano particolarmente pesanti.
Interessante anche la singolare coincidenza del vasto incendio, non si sa ancora di che natura, che ha interessato proprio ieri l'ex Italcementi, un'area particolarmente vasta che risulta interessata allo sviluppo del piano regolatore del porto: come e perché magari lo approfondiremo prossimamente.
Intanto il Movimento per l'Autonomia evidenzia le gravi carenze del PRP: secondo gli autonomisti quella dell'autorità portuale è una strategia inadeguata che rischia di compromettere il futuro del porto e della città.
Le denunce del MPA sul Piano Regolatore Portuale di Catania
Il Movimento per l'Autonomia (MPA) ha infatti sollevato forti perplessità sul Piano Regolatore Portuale (PRP) di Catania, ritenendolo un documento inadeguato e carente sotto molteplici aspetti.
“Nonostante - si legge in una nota diffusa dal partito autonomista - l'impegno dell'amministrazione comunale nel cercare di limitare l'impatto volumetrico delle nuove edificazioni, il MPA denuncia la presenza di problemi strutturali che, se non affrontati, potrebbero compromettere l'intera pianificazione urbanistica e ambientale dell'area portuale.”
I consiglieri del MPA, attraverso un documento dettagliato, hanno messo in evidenza le numerose falle di un piano che appare privo di una strategia chiara e coerente con le reali necessità della città e del territorio.
Un Documento di Pianificazione Strategica obsoleto e inadeguato
Secondo il MPA, una delle principali criticità riscontrate riguarda l'obsolescenza del Documento di Pianificazione Strategica del Sistema Portuale (DPSS), strumento essenziale per la visione a lungo termine del porto. Il DPSS attuale, redatto nel 2010 e approvato solo nel 2022, non contempla le trasformazioni normative avvenute nel frattempo, inclusa l'integrazione nel sistema portuale dei porti di Pozzallo e Siracusa.
Il MPA sottolinea che senza una revisione adeguata, il PRP risulta basato su dati superati e su una visione parziale della realtà portuale siciliana.
Inoltre, il documento ignora le disposizioni della normativa regionale sulla limitazione del consumo di suolo e sulla rigenerazione urbana. Il MPA indica come esempio emblematico l'area della ex Cementeria, che potrebbe essere utilizzata per nuovi volumi edificabili, evitando ulteriore cementificazione dello specchio acqueo.
Assenza di un Piano Generale dei Trasporti e della Logistica
Il MPA denuncia la totale assenza di un Piano Generale dei Trasporti e della Logistica, essenziale per garantire l'integrazione del porto con le reti stradali e ferroviarie e per ottimizzare i flussi di merci e passeggeri. La mancanza di una strategia intermodale rischia di aggravare il traffico cittadino e di ridurre la competitività dello scalo catanese rispetto ad altri porti mediterranei.
In particolare, il MPA critica il progetto che prevede il raddoppio del flusso dei traghetti Ro-Ro, con la realizzazione di una nuova darsena a sud del porto, nella zona del Torrente Acquicella. Secondo il movimento, questo intervento, privo di studi analitici adeguati, potrebbe generare un collasso del traffico urbano, senza soluzioni infrastrutturali alternative.
La questione della Scogliera dell’Armisi e le falle urbanistiche
Il MPA solleva preoccupazioni anche in merito alla Scogliera dell’Armisi, un'area che non rientra tra le competenze dell’Autorità Portuale e la cui gestione resta incerta, dipendendo dall’Assessorato regionale al Territorio e Ambiente. Questa situazione si collega alla grave mancanza di un Piano Urbanistico Demaniale Marittimo (PUDM), fondamentale per regolamentare le espansioni e gli interventi sulle aree portuali.
Porto turistico e waterfront: un progetto senza basi scientifiche
Il MPA critica la previsione del porto turistico per megayacht sulla scogliera dell’Armisi, evidenziando come questo progetto non sia supportato da:
- Studi sui fondali e sulla biodiversità dell’area;
- Monitoraggi delle maree, delle correnti e dei venti;
- Analisi dell’impatto ambientale sull’habitat marino.
Inoltre, il movimento denuncia che i render presentati al Ministero dell’Ambiente per la Valutazione Ambientale Strategica (VAS) risultano non aderenti alla realtà dei luoghi, ignorando il dislivello tra la quota della passeggiata cittadina e la banchina portuale. Per il MPA, le opere necessarie per superare questo dislivello comporterebbero la distruzione della scogliera, compromettendo un'importante riserva di biodiversità.
Il MPA sottolinea che l’aumento delle volumetrie edilizie, con altezze che possono raggiungere gli otto piani e oltre, costituirebbe una barriera visiva tra la città e il mare, ostacolando qualsiasi tentativo di riqualificazione urbanistica della zona.
Waterfront inesistente e iter amministrativo viziato
Il MPA denuncia la totale assenza di un progetto organico per il waterfront, con la conseguenza che le aree di interfaccia tra il porto e la città rimangono prive di una pianificazione adeguata. Questa mancanza impedisce un'integrazione armoniosa tra le esigenze del traffico portuale e la vivibilità cittadina.
Infine, il MPA evidenzia che l’intero iter del PRP risulta viziato dalla mancanza di una VAS approvata, con la Valutazione Ambientale Strategica ancora in fase di esame da parte del Ministero dell’Ambiente. Questo vizio procedurale insanabile potrebbe comportare la nullità dell'intero procedimento di approvazione.
Conclusioni: il MPA chiede una revisione radicale del PRP
Il Movimento per l'Autonomia ritiene che il Piano Regolatore Portuale di Catania sia un documento inadeguato, carente sotto il profilo strategico, ambientale e urbanistico, e privo di una visione coerente per il futuro del porto.
Se le criticità evidenziate non verranno affrontate in sede di dibattito pubblico, il rischio è quello di approvare un piano che anziché valorizzare il porto di Catania lo condanni all’inefficienza e all’isolamento, con gravi conseguenze per la città e l’economia regionale.
Il MPA chiede quindi una revisione approfondita del PRP, ritenendo imprescindibile un maggiore confronto con la cittadinanza e gli attori economici e istituzionali coinvolti.
Solo attraverso una pianificazione strategica adeguata e condivisa si potrà garantire un futuro sostenibile e competitivo per il porto di Catania.
Forse la città sta cominciando a capire che porto ed aeroporto rappresentano asset strategici che meritano una maggiore attenzione.
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