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L' acqua è uno degli elementi fondamentali per la vita sulla Terra, una risorsa vitale che dovrebbe essere accessibile a ogni individuo. Eppure, non sempre questa realtà corrisponde ai fatti. Oltre all'Africa, anche molti altri Paesi affrontano gravi difficoltà legate alla mancanza di acqua potabile sicura. In alcune di queste nazioni, solo tra il 50% e il 25% della popolazione riesce ad avere accesso a questa fondamentale risorsa. In Italia, Paese con un'economia avanzata, l'acqua è diventata un bene inserito nelle logiche di mercato, una situazione che contrasta nettamente con quella di chi lotta quotidianamente per il diritto primario di poter bere acqua pulita.
Un capitolo importante di questa storia è stato scritto in Italia durante il referendum del 12 e 13 giugno 2011, quando ben 26 milioni di cittadini votarono affinché l'acqua non fosse fonte di profitto. Con una partecipazione massiccia, gli italiani chiesero che fosse abrogato il comma 1 dell’articolo 154 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, riguardante le norme sull’ambiente, nella parte relativa alla remunerazione del capitale investito. Questo risultato sancì chiaramente la volontà popolare: l’acqua non doveva più essere trattata come un’opportunità di guadagno, ma come un bene comune e inalienabile.
A livello globale, l'ONU riconobbe l'acqua come un diritto umano fondamentale (Risoluzione 64/292 del 2010), sottolineando che tutti dovrebbero avere accesso all'acqua potabile in quantità sufficiente, sicura e a un costo accessibile.
Eppure è quasi ufficiale la notizia che a Scordia, paesino della provincia di Catania, il servizio idrico, con tutta la gestione della rete idrica compresi i pozzi, si prepara a passare alla gestione privata della S. I. E. . Sono ben 7240 le utenze sparse nel territorio comunale che saranno da essa gestite. Ovviamente la conseguenti emissione delle bollette a partire dalla iscrizione ai ruoli per il 2025 non sarà più emesse dal comune. L'amministrazione comunale comunica tramite la pagina FB istituzionale che sarà loro dovere garantire un percorso di passaggio chiaro e trasparente eppure, sono numerose le perplessità dei cittadini.
Constatato che nel settore dell'acqua non sembrerebbe esserci margine per iniziative imprenditoriali, com' è stato possibile affidare la gestione a imprese private?
Mario Calleri, scordiense e tra i fondatori del comitato acqua Scordia, ai microfoni di SudPress dichiara: "La partecipazione del settore privato nella gestione di un ente formato esclusivamente da sindaci ha rappresentato un tradimento dell'esito referendario sull'acqua pubblica. Questi ultimi si sono trasformati in una sorta di quinta colonna, favorendo gli interessi privati su un bene universale e imprescindibile come l'acqua. Così facendo, hanno abdicato ai loro doveri di controllo e tutela degli interessi diretti dei cittadini. Le imprese private, hanno colto nelle disposizioni dell'ARERA, che non impone loro obblighi di investimento nella rete una opportunità. Gli italiani, che con il loro voto avevano richiesto l'abrogazione del comma 1 dell’articolo 154 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 sulle norme ambientali nella parte riguardante la "remunerazione del capitale investito" (tema centrale del quesito referendario), sono stati di fatto ingannati dalla successiva modifica dello stesso articolo, che è stato riformulato come "oneri finanziari del gestore. Questa quanto mai opportuna scelta dell’ARERA, gli consente di includere nella tariffa elementi come i conguagli e la morosità, generando ricavi particolarmente cospicui, non ultimo anche la possibilità di gestire fondi significativi come quelli del PNRR, che ammontano a 80.857.678,35 euro (D.P.Reg n.521/GAB del 03/04/2024). Nel caso specifico, su iniziativa della Provincia di Catania, è stata costituita il 6 settembre 2004, mediante atto notarile, la società Servizi Idrici Etnei (S.I.E.). Su autorizzazione del Consorzio ATO, sono state avviate le procedure di gara per selezionare un socio privato di minoranza per la S.I.E. Per ragioni di sintesi, tralascio la descrizione dei ricorsi contrari a questa operazione, tutti respinti dal TAR. È comunque necessario precisare che, in ottemperanza a una sentenza della Corte d’Appello di Catania che ha annullato una precedente decisione di scioglimento della società, il 6 dicembre 2012 la S.I.E., insieme alla Hidro Catania S.p.A., titolare della quota minoritaria di partecipazione azionaria con diritto all’esecuzione dei servizi e dei lavori infrastrutturali (acquedotto, fognatura e depurazione), ha potuto riprendere il proprio iter ordinario. Tuttavia, rimane pendente una recente decisione del TAR, che ha accolto il ricorso presentato dall’ANCE Catania. Questo ricorso contesta principalmente presunte violazioni delle norme sulla concorrenza e sulla trasparenza nell’affidamento diretto dei lavori alla S.I.E.”
In realtà fino ad oggi non sembra essere stato emanato alcun atto ufficiale, delibera o verbale da parte dell'amministrazione comunale in merito a questa questione ma lo storico di questa società solleva inevitabili preoccupazioni, soprattutto alla notizia che sarà proprio essa a occuparsi della gestione del servizio idrico.
In merito a ciò Calleri afferma: "Il trasferimento della gestione del Servizio Idrico Integrato dal Comune alla S.I.E. solleva preoccupazioni significative, rischiando di vanificare gli sforzi e l'impegno profuso dal comitato civico e dai cittadini. Si prospetta un ritorno a condizioni tariffarie e fasce di consumo analoghe a quelle sfavorevoli in vigore prima del 2022. Pertanto, richiediamo l’attuazione delle disposizioni stabilite dalla delibera ARERA, che prevede la possibilità di una suddivisione per bacini territoriali, consentendo la diversificazione delle tariffe in base alla zona di applicazione. Inoltre, rimane incerto se sarà garantita la presenza di un ufficio fisico per gli utenti che non hanno accesso ai servizi digitali. Non si tratta di semplice pessimismo, ma di considerazioni basate su un'analisi preliminare delle tariffe e delle fasce di consumo adottate dalla S.I.E. nei territori che già gestisce. Per esempio, la fascia agevolata passerebbe dagli attuali 138 litri per abitante/giorno a soli 52 litri, un dato che si pone in netto contrasto con quanto riportato nel punto 3.5 dell'Allegato A della Delibera 665/2017 di ARERA. Quest'ultima suggerisce un consumo agevolato di 150 litri per abitante/giorno. Questa riduzione della fascia di consumo dell’acqua comporterebbe un aumento considerevole dei costi della bolletta, poiché le eccedenze di consumo sarebbero più facilmente raggiungibili, con conseguenti tariffe più onerose per gli utenti. Più che rappresentare un passo avanti nella gestione del servizio idrico, questa modifica sembra essere un netto regresso. Non incentiva un uso più efficiente delle risorse idriche, ma le trasforma in uno strumento di profitto per i privati".
Quello di Mario Calleri a nome del comitato civico è uno sfogo, un invito alla protesta. Il suo obiettivo è quello di promuovere la creazione di comitati civici in ogni comune, impegnati nella tutela dell'acqua pubblica. Nonostante l'acqua sia considerata un bene comune, una risorsa essenziale per la vita, la gestione dell'acqua rimane un tema controverso, con molte sfide legate appunto alla distribuzione equa e limpida delle risolse idriche.