
Lo scorso 15 febbraio, attraverso una comunicazione pubblicata sul portale istituzionale, la Regione Siciliana avvisa di aver accolto positivamente l’istanza del comune di Catania, riguardante l’erogazione di un contributo che agevoli la sistemazione abitativa temporanea delle famiglie evacuate dal quartiere di San Giovanni Galermo, in seguito all’esplosione di una palazzina.
Dopo la dichiarazione dello stato di crisi, con lo stesso comunicato si informa che il provvedimento adottato dalla Regione ha una validità di 6 mesi e prevede un contribuito pari a 329.568 euro. Con questa cifra, sarà possibile fronteggiare il costo degli alloggi di quei nuclei familiari attualmente domiciliati in alcune strutture alberghiere della città, ma che, in un secondo momento, dovranno essere trasferiti in affitto.
Tuttavia, il cammino per un completo ritorno alla normalità pare ancora lungo.
L’esplosione
Poco dopo le ore 19:00 del 21 gennaio 2025, un boato squarcia la calma invernale della parte nord-ovest di Catania, facendo sentire il suo ruggito perfino ai paesi limitrofi.
Alcuni istanti prima, un palazzo sito in via Fratelli Gualandi e di proprietà dell’Istituto Autonomo Case Popolari catanese, ormai saturo di gas metano, salta in aria, coprendo di fuoco e macerie quella parte di cielo che si specchia su San Giovanni Galermo.
Fortunatamente, i tre piani dell’edificio sono disabitati poiché in fase di ristrutturazione.
Nonostante ciò, l’onda d’urto derivata dallo scoppio della struttura provoca comunque il danneggiamento di due palazzine, di diverse automobili e, soprattutto, il ferimento di 14 persone. Alcuni di loro si presentano all’Ospedale Cannizzaro per degli accertamenti, ma un uomo di 66 anni viene ricoverato in codice rosso al Trauma Center del nosocomio, a causa di diverse ustioni al viso e alla testa.
Un forte odore di gas, però, punge ancora l’olfatto e l’area non può di certo essere dichiarata sicura.
Grazie alla sinergica operazione condotta da squadre di Forze dell’Ordine, di Vigili del Fuoco, di sanitari del 118 e di tecnici di Catania Rete Gas S.p.A., in breve tempo vengono fatte prontamente evacuare circa 200 persone dalla zona di Trappeto Nord, con connotati ormai più simili ad una zona di guerra.
Nei giorni seguenti, si vedono costrette a rinunciare alla fornitura di gas 30.000 persone, tra le quali anche gli ospiti del vicinissimo Policlinico “G. Rodolico – San Marco”.
La fuga
Fra le persone colpite dall’esplosione, vi sono anche due Vigili del Fuoco e due membri del personale tecnico di Catania Rete Gas S.p.A., i quali si trovano sul posto già diverse ore prima dell’accaduto, proprio per indagare sull’origine di una fuga di gas, segnalata dai cittadini.
“Una nostra squadra, composta da tre uomini e dal Dirigente Tecnico, l’ingegnere Gaetano Parasiliti, è intervenuta nell'area tra via Galermo e viale Tirreno in seguito ad alcune segnalazioni da parte dei residenti della zona, che avvertivano un forte odore di gas” – testimonia appunto il Presidente di Catania Rete Gas, Gianfranco Todaro – “ma nel corso delle indagini c’è stata la terribile esplosione della palazzina, con il materiale edilizio che ha investito l'intera squadra […] Con ogni probabilità, il gas si è infiltrato in un appartamento, saturandolo, e l’uso di elettricità ha scatenato la detonazione."
Le indagini sulle cause dell’evento catastrofico prendono immediatamente piede: il procuratore di Catania, Francesco Curcio, apre infatti un fascicolo nel quale si ipotizza il reato di disastro colposo.
Giorno 2 febbraio pare esserci una svolta.
In effetti, alla presenza di alcuni consulenti tecnici provenienti dalla Procura di Milano, il presidente Gianfranco Todaro svela finalmente ciò che si è cercato fino a quel momento: in via Galermo, un grosso tubo della condotta di media pressione “dove il gas viaggia a una pressione di 2,5 bar”, più volte incerottato.
Ecco l’origine della fuga di gas metano che ha causato l’esplosione della palazzina.
“In 163 anni di vita” – commenta quindi Todaro – “la nostra società non aveva mai avuto un incidente del genere […] Ma posso dire, con serenità, che la perdita non è nostra responsabilità. La perdita, inoltre, è stata individuata nel punto che sospettavamo.”
Il fischio / L’avvertimento
Nello stesso contesto, a seguito della scoperta, con un certo carico di sorpresa Todaro inoltre afferma “qui le tubazioni sono in acciaio, tra le più nuove in città, di poco più di dieci anni. Quelle vetuste, di almeno 60 anni, sono in centro.”
In effetti, come si può notare nel Quadro d’unione dei rilievi aerofotogrammetrici del comune di Catania, quelle installate sotto via Galermo di Trappeto Nord (tavola n°10) sono tubature in acciaio a media pressione (rosso); le tubature di via Gualandi, luogo dell’esplosione, fanno invece parte di una rete che trasporta gas metano a bassa pressione (verde).


C’è, però, un elemento in particolare a destare qualche legittima perplessità.
La lettera “e” del comma 14.1 (articolo 14) del Testo Unico Arera, il quale ingloba le disposizioni della regolamentazione in materia di qualità e di tariffe dei servizi di distribuzione e di misura del gas, sottolinea un obbligo specifico relativo alla sicurezza che le imprese distributrici di gas sui territori hanno il compito di rispettare.
L’articolo 14, dunque, recita precisamente: “pubblicare a consuntivo, sul sito internet e con visibilità per almeno 24 mesi, il piano di ispezione mensile degli impianti entro il mese successivo quello dell’ispezione, indicando il Comune, il codice e la denominazione degli impianti di distribuzione, l’elenco delle vie/piazze/strade oggetto di ispezione, le parti dell’impianto ispezionate […]”


Dunque, non è facile spiegare il motivo per cui l’ultima ispezione mensile degli impianti, consultabile sul sito ufficiale di Catania Rete Gas, sia datata dicembre 2023.

Fra un click e un altro, è però possibile risalire agli ultimi monitoraggi di pressione effettuati proprio in via Galermo da parte di Catania Rete Gas, società per azioni denominata anche “ASEC S.p.A.” prima di dicembre 2019 e partecipata al 100% con il comune del capoluogo etneo: in particolare, tali lavori risalgono al primo trimestre 2024.

Eppure, si trova anche la bozza della determinazione per la procedura aperta per l’esecuzione del servizio programmato, e garantito dalla società, per l’anno 2025, con tanto di possibilità di proroga fino al 2026.

Immaginando che le ispezioni dovute, relative al secondo, al terzo e al quarto trimestre 2024, siano state condotte, dove è possibile consultare i risultati dei lavori? Su un portale differente da quello ufficiale?
Il cammino per un completo ritorno alla normalità pare ancora lungo.