In controtendenza al registrarsi di inverni sempre più pungenti anche in regioni italiane baciate incessantemente dal sole, come la Sicilia, c’è un dato che non sembra invece voler arrestare la propria corsa verso i gradi più roventi del termometro: il clima sociale.
A Paternò, città dell’hinterland catanese che tra le sue vie conta circa 45.000 abitanti, sembra quasi che la temperatura sociale non sia mai stata così alta.
Da alcuni mesi, il primo cittadino del comune, Nino Naso, si ritrova piuttosto impegnato in una battaglia legale dovuta agli sviluppi dell’operazione “Athena”, basata sulle indagini svolte dai carabinieri della compagnia paternese.
Tra i 49 indagati dalla Procura Distrettuale di Catania per diversi reati, tra cui quello di voto di scambio politico-mafioso, l’inchiesta Athena vede coinvolti lo stesso sindaco Naso e gli ex assessori Pietro Cirino e Salvatore Comis, quest’ultimo dimissionario.
Secondo l’accusa, durante le elezioni comunali del 2022, Naso avrebbe ottenuto dei voti da parte del clan Morabito, acconsentendo all’assunzione di due esponenti della famiglia mafiosa in una ditta incaricata della gestione dei rifiuti; di contro, certo della bontà e della trasparenza del proprio operato, è lo stesso sindaco a richiedere alla Prefettura di Catania l’invio di ispettori al municipio paternese, così da poter accertare l’assenza di qualsiasi “collusione, tolleranza o accondiscendenza con la mafia”.
Un caso che il sindaco Naso segue giustamente con una certa attenzione.
La stessa attenzione che non si riserva alle infrastrutture comunali quando, in una notte di fine gennaio scorso, alcuni soggetti riescono a forzare la porta dell’ufficio ticket dell’Ospedale “Santissimo Salvatore” e a sradicare una delle due casseforti ospitate all’interno del presidio.
Il tutto per un bottino di pochi spiccioli.
Ma la temperatura sale vertiginosamente già da diverse settimane.
Il 1° gennaio 2025, infatti, mentre uno spettacolo pirotecnico sta per concludere la tradizionale processione religiosa in onore di Gesù Bambino, un gruppo di stranieri inizia ad applaudire e a fischiare: alcuni fedeli presenti alla cerimonia giudicano i gesti come espressioni di semplice entusiasmo, ma tanti altri cittadini non la vedono allo stesso modo. Oltretutto, pare quasi che i membri del gruppo siano “alterati” da qualche bicchiere di troppo.
Il parroco della Chiesa di Santa Maria dell’Alto, don Salvatore Patanè, tenta di intervenire, ma qualcuno lo ferma: meglio non far degenerare ulteriormente la situazione.
In festa fino a pochi attimi prima, adesso Piazza Indipendenza, luogo di Paternò sfortunatamente già noto alle forze dell’ordine, si tinge di un’aria irrespirabile.
Una ancor più concreta e personale testimonianza della tensione che ormai soffoca questa città della provincia catanese arriva qualche giorno fa alla nostra redazione, con un chiarissimo e avvilente messaggio da parte di una nostra lettrice.

Decidiamo dunque di inviare una mail via PEC al comando dei Carabinieri di Paternò, rivolgendoci nello specifico al giovane comandante della Compagnia, il capitano Marco Savo, il quale, fin dal suo subentrare nella caserma del comune catanese, dichiara di impegnarsi nel conoscere da vicino le realtà locali e nell’instaurare un dialogo diretto con i cittadini.

Purtroppo, non siamo ancora riusciti ad ottenere una risposta, ma la redazione di SudPress rimane certamente a disposizione.