Venerdì 20 dicembre 2024 è stata inaugurata, presso il Palazzo della cultura: “Namaste. Reportage dall’India”, la mostra fotografica multisensoriale di Emanuele Carpenzano.
Un progetto di quasi 200 fotografie esteso su oltre mille metri di spazio offerto dal Comune di Catania.
Visto il successo conseguito dalla mostra del fotografo, professionista da 35 anni e formatore da 25, l’esposizione è stata prolungata fino al 16 febbraio 2025.
L’anno scorso nasce l’iniziativa di Travelling in to learn, con il proposito di mettere insieme tre delle sue grandi passioni: fotografia, viaggio ed insegnamento.
L’idea che si stanzia alla base del progetto è quella di viaggiare per imparare ma imparando a viaggiare.
Ragion per cui i partecipanti al viaggio vengono preparati all’esperienza in sé attraverso webinar formativi. Ogni evento di viaggio produce una memoria di sé stesso in un libro scritto ed illustrato, rimando embrionale che ha dato luce alla mostra Namaste.
Namaste
Namaste è il saluto con cui gli indiani accolgono l’altro, un gesto più profondo se paragonato alla stretta di mano occidentale. Potremmo identificarlo, dice Emanuele Carpenzano, come “un abbraccio non solo alla fisicità del corpo ma anche all’anima”. Svolgendosi con le mani congiunte all’altezza del petto e una flessione del capo dal carattere più o meno deferente, simboleggia letteralmente un inchino al divino presente in ogni uomo.
La mia India
L’India è una sfida con cui in tanti si sono confrontati desiderando raccontarla.
Quando il fotografo si è chiesto in che modo descrivere il subcontinente più popoloso al mondo, giunge ad escludere la banalità del rendere conto esclusivamente dei luoghi e dei volti incontrati.
Forte della convinzione che l’India sia impressa sulla sua pelle, decide di narrare il rapporto che nel tempo si è creato tra lui e questo paese.
La mostra fotografica si articola insinuandosi nella consequenzialità delle sensazioni provate, dal momento in cui Emanuele Carpenzano muove il primo passo dall’aeroporto di Nuova Delhi. La prima sensazione vissuta è quella dell’assalto promossa dal calore del luogo, dai suoni assordanti, dagli odori delle spezie e dai colori che inondano lo sguardo.
Non è possibile rimanere indifferenti al disordine organizzato dell’India, una verità in contrasto che Emanuele Carpenzano richiama all’occhio dei visitatori, proprio all’inizio del suo percorso espositivo.
Uno storytelling che lascia nella successione delle immagini, i contrasti che feriscono lo sguardo, per passare attraverso il portale monumentale di Qutub Minar e posarsi sulla bellezza dei luoghi, dei villaggi, della gente.
Il cammino segue accostandosi ad una seconda impressione, ossia quella dello smarrimento provocato dall’incontro dei bambini indiani. Un profondo scuotimento invade lo sguardo dei visitatori che, devono fare i conti con i loro pregiudizi e una realtà difficile. È questa la fase in cui si dirama il desiderio di chi intende accogliere l’India nel suo essere autentico e chi consciamente la evita ponendola a distanza.
“E se l’India l’abbracci, lei ti abbraccia” attraverso i suoi sorrisi, le feste tradizionali, l’ospitalità durante cerimonie e riti. Persino nell’istante più intimo della preparazione ai defunti ad altra vita, l’India lascerà aperte le porte dell’inclusività. Una grande lezione che Carpenzano ha potuto portare con sé, concludendo la mostra con un omaggio alla spiritualità indiana e la mancata antitesi tra la morte e la vita. I due elementi del fuoco che consuma la vita e dell’acqua che depura e purifica, accompagnano il visitatore a fine esperienza, portando con sé un bagaglio culturale ed emotivo sinceramente percepibile.
Il libro che accoglie i testi del giornalista Litterio Scopelliti e le immagini di Emanuele Carpenzano è acquistabile a fine percorso, così come le fragranze sintetizzate da Francesca Giuffrida che, accompagnano durante il percorso i visitatori e le fotografie stampate in miniatura.
Obiettivo ultimo, confermato dalla voluta collaborazione con Save the Children è la volontà che il progetto abbia certamente una valenza culturale ma anche un importante obiettivo solidale che, dopo Catania, sarà proposto in altre importanti piazze italiane.