Botteghe fatiscenti, case da 14 mq, soppalchi improvvisati e mansarde con molta autostima che vogliono chiamarsi "small loft". Non siamo né a Milano né a Roma, ma qui a Catania.
Riportiamo ora alcuni dati dalla nota piattaforma "Immobiliare.it", colosso, appunto, del settore immobiliare.
Con 8,9 €/mq, Catania si colloca ben al di sotto della media nazionale di 12,9 €/mq per gli immobili in affitto. Vediamo ora, zona per zona, il costo di questi:
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Come potete vedere, non ci sono zone particolarmente più costose di altre, e non vengono mai superati i 10 €/mq.
Ovviamente, questi sono dati recentissimi, riferiti al 2024, tuttavia, invitiamo i lettori a non affidarsi esclusivamente ai dati ufficiali e a condurre una ricerca sui prezzi (e sugli immobili) della nostra città.
Per risparmiarvi la fatica: 15 €/mq, 16,5 €/mq, 17,6 €/mq, e qualche temerario arriva a chiedere 18 €/mq per degli scantinati senza finestre. Potremmo continuare all'infinito. Cerchiamo di individuare il vero problema ed il perché gli immobili sotto i 70 mq, quindi monolocali e bilocali, sono i più colpiti.
Per quanto banale, la risposta è sì, i colpevoli sono Airbnb e le piattaforme di booking che permettono di trasformare scantinati in "nidi d'amore per coppie" o "appoggi per due/tre notti in pieno centro".
Il ragionamento dei proprietari è semplice, e, in un certo senso, comprensibile.
"Mi conviene tenerlo affittato e vincolato per 250 euro al mese, o evitare contratti e guadagnare fino a 700 euro al mese dai turisti?"
Chi siamo noi per vietare a un proprietario di stabilire il prezzo del proprio immobile? Nessuno, ma lo Stato è qualcuno.
Il sequestro di 779 milioni di euro disposto dalla Procura di Milano nei confronti di Airbnb per presunta evasione fiscale, insieme all'accordo tra la piattaforma e l'Agenzia delle Entrate per il pagamento di 567 milioni di euro, evidenziano l'incertezza e l'arbitrarietà che caratterizzano il nostro sistema fiscale.
L’omesso versamento di ritenute certificate, previsto dall’art. 10 bis del D.Lgs. n. 74/2000, presuppone che la società abbia trattenuto indebitamente somme che avrebbe dovuto versare all’erario.
Tuttavia, sembra che questi importi siano stati interamente trasferiti sui conti degli host, ovvero i proprietari.
E quindi, quella domanda che si pone l'ipotetico proprietario, che potremmo sintetizzare con un "cu mu fa fari di affittarla?", diventa ancora più comprensibile anche a causa della paura (spesso infondata) dell'occupazione del bene.
Per quanto difficile bisogna bilanciare tre fattori: la paura dell'affittuario a non rimanerci fregato da chi occupa il bene, una tassazione più severa su chi trasforma il bene in un albergo (un eufemismo) e, soprattutto, non avere uno Stato parassita che lucra esageratamente sugli immobili delle persone spingendole ad affittare il bene in nero o mettere cifre spropositate per scremare l'utenza con meno disponibilità economica.
Chi ci rimane fregato su tutta la questione è solo la categoria di persone che cerca un maledetto monolocale dignitoso.