La cultura piange; piangiamo anche noi.
In questa nuova rubrica, "Duecani", ci dedicheremo all'analisi della parola più cercata, detta o sentita della settimana, in questo caso: amante.
Perché "Duecani"?
Perché riportiamo la parola in maniera scientifica e nel dettaglio, da Treccani, però, siamo in due che spieghiamo e quindi...
Gli amanti e le amanti sono una realtà che esiste da sempre, citata nelle Scritture, come nella Bibbia, il Levitico o nel Corano (dove l'adulterio viene punito con il rajm, la lapidazione), ma anche, e con meno spiritualità, dal Ministero della Cultura.
In Italia, sembra esserci una morbosa attrazione per la sessualità che circonda i politici.
Forse perché li rende più umani, più vulnerabili, più simili a noi, che anche loro - e come noi- sono fatti di carne.
Questo atteggiamento, per quanto possa generare antipatia, allo stesso tempo viene in qualche modo tollerato.
"Non ci interessa quanti soldi pubblici sono stati spesi per la Boccia, vogliamo i dettagli piccanti!"
Questo sembra essere il grido dell'italiano medio, perché è questo che urla il giornale medio, dare lo spaccato osé della vicenda.
Anziché concentrarsi sui bilanci o sulle politiche, l'attenzione è esclusivamente rivolta a un possibile sexgate.
Il risvolto più triste è la conclusione di queste vicende: squallida, come un episodio di una soap opera di bassa qualità o uno spettacolo televisivo alla De Filippi.
Tutto finisce con una risata fantozziana e via, si passa rapidamente al prossimo scandalo.
Se, dopo millenni, avere un’amante è ancora considerato uno scandalo su cui discutere, forse il problema non è del politico, ma dei cittadini che si lasciano distrarre da tali miserie umane.
Tra sesso, amanti e pettegolezzi distrattori, il fu ministro della Cultura è riuscito a nominare una commissione che si occuperà di decidere come distribuire i fondi pubblici destinati al cinema.
Diciotto nomi, scelti in fretta e furia, sono stati incaricati di valutare il merito e le qualità dei film, dai lungometraggi ai progetti più piccoli, che richiederanno tali finanziamenti.
Parliamo di 50 milioni di euro e di una proposta in discussione da mesi, perché necessaria per il rinnovamento della produzione cinematografica e culturale italiana.
Tuttavia, sembra che tutto sia stato risolto in maniera sbrigativa, con il futuro della cultura spartito tra amici, senza la giusta attenzione alle reali esigenze del settore.
Così, mentre ci distraiamo con gli scandali sessuali (alla Tinto Brass, per rimanere in tema), il destino della nostra cultura viene deciso da chi?
Checché ne dica il suo uso più comune, quello insito nella parola "amante" è uno dei significati più splendidi che la lingua italiana può donarci: molto semplicemente, con questo termine ci si riferisce a qualcuno “che ama, che nutre una forte passione o predilezione nei confronti di qualcosa”.
"Amante" è il participio presente di "amare", un verbo che contiene in sé probabilmente tutta l'essenza dell'essere umani.
Si ha l'impressione che, in questi giorni, pagine e pagine di giornali tendano a descrivere le vicende tra l'ex ministro Gennaro Sangiuliano e la dottoressa Maria Rosaria Boccia quasi come se analizzassero un'opera teatrale.
Le testate giornalistiche, in effetti, riportano i più piccoli dettagli dell'intera storia muovendoli tra il romantico a tinte erotiche, passando per la "spy story" fino a momenti da vera e propria sitcom.
Quel che non si sottolinea abbastanza è, però, proprio il fattore fondamentale: la tragicità.
Nella narrazione di questa catena di eventi c'è qualcosa che, fin dai primi istanti, viene automaticamente spostato in secondo piano, sullo sfondo, il più lontano possibile dalla tanto agognata scena principale: il Ministero della Cultura.
Uno dei Ministeri italiani più rappresentativi e importanti, non solo contestualmente al governo Meloni ma per tutta la straordinaria storia della Repubblica, diventa l'amante sedotto e poi abbandonato, dimenticato in fretta ma soltanto dopo essere stato ridicolizzato, denudato del proprio spirito di fronte agli occhi di noi spettatori.
Ma, del resto, che ci si aspetta? È impossibile ricavare un lieto fine da una tragedia.