Sciascia nutriva una convinzione profonda e ben radicata: tra le caratteristiche distintive della nostra terra vi era una certa, come dire, "refrattarietà dei siciliani alla religione cristiana".
Questo appare davvero paradossale se pensiamo che qui, in Sicilia, tra miti, santi e falsi dèi, ci vorrebbe un calendario ad hoc per inserire tutte le festività religiose.
Veniamo a noi: sui social gira un video che mostra le candelore di Sant'Agata impolverate e lasciate all'incuria lungo le navate della basilica San Nicolò l'Arena di piazza Dante.
A segnalarcelo con un accorato messaggio Fabrizio Lanzafame:
"Mi permetto inoltrarvi questi video scaricati dai social, a testimonianza della poca, anzi inesistente cura a ciò che dovrebbe essere uno dei motivi di orgoglio di noi Catanesi. Le Candelore.
Ciò che doveva essere un museo si è rivelato uno scempio, assenza di manutenzione poca cura e rispetto per quelli che noi definiamo il barocco in movimento.
Ciò che provo come Catanese e devoto è Vergogna.
Le candelore oltre che un valore storico ed artistico costituiscono una scuola di fede, sono espressione di una teologia popolare, esprimono il linguaggio della devozione, della pietà popolare.
Ormai è tutta politica. S. Agata e le sue candelore, il suo patrimonio nelle mani di gente ignorante, incompetente.
Speriamo cambino presto le cose. Fa male, per chi è devoto, vedere certe immagini.
Tutto una strumentalizzazione.
Lontani dalla fede... Grande tristezza.
Aiutatemi, affinché le candelore possano riavere il loro splendore artistico e di fede! "
Neanche a parlarne, esplode l’indignazione dei catanesi: “Una vergogna” “Patrimonio Unesco” “Le candelore sono il simbolo di Catania” e via dicendo.
La maggior parte di questi commenti, ovviamente, proviene dai devoti più ferventi.
Naturalmente, bisognerebbe tenere a cuore quelle candelore sia per una questione, mettiamola così, etico-religiosa, che per una culturale, di preservazione del bene artistico e, cinicamente, anche economico (dato che la festa di Sant'Agata è finanziata anche da chi paga per farle sfilare lungo il percorso prestabilito).
Ma come amiamo dire a Catania, città estremamente religiosa: "Ama Dio e futti u' prossimo" [trad. ama Dio e frega il prossimo].
Dovrebbe essere indicativo per tutti noi catanesi come, appunto, il catanese si indigni per le condizioni di quello che viene chiamato "il barocco in movimento", ma resti in silenzio sul "liberty che non si muove", ovvero i bellissimi palazzi di fine '800 completamente distrutti dallo smog.
Viene da pensare, in maniera del tutto provocatoria, com'è strano che sia Catania a scandalizzarsi per un'opera d'arte lasciate a se stesse e impolverate; ci saremmo aspettati una reazione così forte da Bolzano, non certo da Catania.
Invece pare proprio che non interessi a nessuno il fatto che, da due mesi a questa parte, cada terra dell'Etna, e che la città e l'amministrazione stiano a fare la danza della pioggia nella speranza che la sabbia se ne vada praticamente da sola.
Così come non interessa a nessuno delle condizioni in cui versa il Corso Sicilia o della totale assenza dello Stato in alcune zone di Catania; solo questo catafalco con un po' di polvere sembra scuotere gli animi.
Ribadiamo che le candelore vanno giustamente pulite e manutenute per rispetto artistico e religioso, ma non possiamo dare - almeno oggi - tanto peso a questo tipo di apparenze; non dovrebbe suscitare tanto scalpore.
Senza voler sembrare blasfemi, Sant'Agata, Dio o chi per lui, non si preoccuperanno di quanto sono lucide le amatissime sculture sfilanti delle arti e dei mestieri, ma piuttosto degli anziani che non possono uscire per recarsi a recitare un padrenostro per la troppa paura di scivolare a causa della terra dell'Etna che nessuno riesce a gestire con un minimo di testa.