Non sarà il solito articolo che viene intitolato "Ferie d'Agosto" per poi parlare di disgraziati in autostrada fermi per ore o di quanto spenda l'italiano medio in vacanza, ma un ibrido tra la condizione sociopolitica attuale e... un film, Ferie d'Agosto.
Che la pellicola di Paolo Virzì non fosse solo una commedia dal sapore estivo e scanzonato, ci eravamo arrivati un po' tutti, ma che fosse un prodotto parecchio rischioso sia economicamente (causa flop) che politicamente, non è scontato.
Il contesto è facilmente individuabile: metà anni '90, Berlusconi è più popolare di Jovanotti, è finita la fase del "morto al giorno" per mano della mafia e comincia quella degli scandali economici; nonostante i pochi mesi, Mani Pulite sembrava già un lontano ricordo.
L'umorismo cambia, diventa grottesco, di cattivo gusto, distrattore; l'Italia vuole divertirsi andando al cinema senza impegnarsi troppo: nascono i cinepanettoni.
Insomma, durante quegli anni il cinema italiano, anzi, la commedia italiana, vive un vero e proprio medioevo, mentre Virzì, in controtendenza, gira un film raffinato, ironico e dal fortissimo carattere politico.
Rinfreschiamo velocemente la memoria e vediamo, a grandi linee e senza spoiler, di cosa tratta il film e perché, oggi, ne parliamo.
Sull'isola di Ventotene, due gruppi di persone trascorrono le vacanze in case vicine.
Da un lato c'è Sandro (Silvio Orlando), giornalista dell'Unità e, in qualche remota maniera, intellettuale, insieme alla sua compagna Cecilia (Laura Morante), traduttrice.
Dall'altro, Ruggero Mazzalupi (Ennio Fantastichini), proprietario di due armerie e tipico arricchito dai modi un po' cafoni, ma sinceri.
Il gruppo capeggiato da Sandro include: attori, galleristi, scrittori, artisti e personaggi ambigui persino con loro stessi.
Nel gruppo di Ruggero, invece, ci sono: moglie, figli, il cognato Marcello e la provocantissima Marisa (Sabrina Ferilli).
Fin dall'inizio, i rapporti tra i due gruppi sono tesi: la compagnia di Sandro mal tollera il comportamento chiassoso e arrogante dei vicini, ma allo stesso tempo tratta con snobismo ed elitarismo i tentativi di amicizia da parte del gruppo di Ruggero.
Le tensioni culminano quando un extracomunitario viene ferito da un proiettile sparato per scherzo da Ruggero.
Sandro lo denuncia ai Carabinieri, e Ruggero, consapevole della gravità del suo gesto, organizza una sorta di assemblea notturna per cercare di farsi perdonare.
L'incontro si trasforma rapidamente in un confronto acceso, dove emergono accuse e opinioni su diversi piani politici.
Nulla di più, andatelo a vedere!
Ma come mai ne parliamo oggi e in quale funzione?
Solo per preconizzare l'arrivo delle reali ferie d'Agosto? No.
Perché, dopo trent'anni, la destra sembra non riconoscere le debolezze di una classe politica inadeguata e la sinistra utilizza ancora oggi la cultura - ammesso e concesso questa sinistra ne abbia - per offendere.
Virzì è abile proprio per questo motivo, si prende gioco di tutti e difende solo un partito, quello dei sinceri.
Il film fu molto apprezzato, ma tanti, una volta riconosciutisi nel gruppo di sinistra o di destra, si sentirono offesi.
L'obiettivo non era certamente offendere, ma far vedere come un radical chic possa essere cafone tanto quanto un generone romano e quanto questo non riesca a intrecciare legami a causa di un'indifferenza generale.
Oggi il radical chic non è più la gallerista, il musico poeta o il giornalista, anzi, questi oggi vengono definiti come "la fascia alta dei morti di fame".
Una volta scomparso il talento nel fare qualcosa (seppur male) rimane l'estetica: un paio di sandali e dei pantaloni a zampa per appartenere a questo fantomatico salotto radicale, mentre la destra ai salotti predilige le piazze.
Ma l'occhio vuole la sua parte: gilet, giubbotto nero, pantaloni cargo e un taglio di capelli corto.
Ricorrere agli stereotipi, scherzosamente, serve proprio per far capire come il dibattito politico, sia tra gli elettori che tra i politici, sia meramente estetico.
Cambiano lo stile, i tempi, i temi, ma rimane di fatto una forma di incomunicabilità tra chi è agiato e chi, invece, è arricchito. Sembrano sinonimi ma c'è una profondissima differenza tra le due parole.
Oggi i maître à penser di sinistra (come il protagonista del film) al gusto di formaggio stagionato sono concentrati a capire se tornerà o meno il fascismo pur non essendoci in giro neanche un pelo della personalità di un partigiano, mentre la destra porta in Senato argomenti che sono totalmente al di fuori della Cosa Pubblica, come un incontro di boxe, ad esempio.
Durante queste ferie, quando sarete sotto l'ombrellone o in una casa al mare, non siate snob, cafoni, impegnati intellettualmente, totalmente disinteressati, comunisti o fascisti; siate il più bel partito di sempre, quello dei rilassati.