Il Caso
Proprio ieri un episodio ha scosso l'opinione pubblica siciliana e italiana, sollevando interrogativi sulla gestione della sanità nell'isola. Come se ce ne fosse bisogno.
Natalino Natoli, tramite un post sui social media, ha denunciato la situazione drammatica vissuta dal figlio Elia Natoli presso il pronto soccorso dell'ospedale Barone Romeo di Patti, in provincia di Messina.
Dopo un incidente in moto, Elia, 30 anni, si è recato all'ospedale per una sospetta frattura del perone.
La realtà che ha trovato ha dell'incredibile: i medici, privi di stecche per stabilizzare la frattura, hanno dovuto improvvisare utilizzando del cartone.
Da qui la ridda di reazioni e controreazioni, con le più imbarazzanti, proprio patetiche, quelle del presidente della giunta regionale Renato Schifani e della sua assessora alla salute Giovanna Volo, cioè gli attuali maggiori responsabili di quanto sta accadendo dal loro insediamento nel comparto sanitario regionale, un disastro totale come tutto il resto.
I Veri Eroi: I Medici
Nonostante la drammaticità della situazione, Natoli ha sottolineato come i veri eroi siano proprio i medici.
Questi professionisti, infatti, malgrado la scarsità di risorse e le condizioni di lavoro estreme, continuano a prestare assistenza con grande sacrificio e dedizione. "I medici non c’entrano niente e fanno solo grandi sacrifici. Solo due medici al pronto soccorso e mancano le stecche da più di un mese per stabilizzare gli arti", ha dichiarato Natoli su Facebook.
Questa testimonianza evidenzia la professionalità e l'ingegno dei sanitari, costretti a trovare soluzioni di emergenza per garantire il minimo indispensabile ai pazienti.
La risposta della politicanza: l'indignazione di facciata e le ispezioni da fumetto
In risposta alla denuncia pubblica, il Presidente della Regione Sicilia, Renato Schifani, cadendo come sempre dal pero, non ha trovato niente di meglio che annunciare un'ispezione per identificare i responsabili di tale “incredibile vicenda”. L'ispezione: roba da matti.
L'indignazione mostrata da politicanti che non si decidono a finirla di far danni appare come l'ennesimo insulso tentativo di deviare l'attenzione dalle vere responsabilità e mancanze del sistema sanitario regionale, sistematicamente trascurato e sottoposto a tagli di fondi, con l'unico pensiero fisso di occuparne militarmente tutti i posti possibili, arrivando all'oltraggio di rimettere al vertice gente ancora indagata e che sino a poco prima avevano loro stessi revocato. Pazzesco, sudamericano.
E lo fanno per tutto, gli stessi da decenni: sui rifiuti, sugli incendi, sulla carenza idrica, sulle autostrade scassate: ma insomma, che popolo di scemi!
Il paradosso delle scuse
Come non bastassero le grottesche dichiarazioni stampa, Schifani ha contattato la famiglia Natoli per porgere le scuse a nome della Regione Siciliana.
Scuse quanto mai melense che non cambiano la situazione di fondo: la mancanza cronica di risorse dolosamente distratte e la cattiva gestione dei fondi pubblici.
Elia Natoli ha raccontato la sua odissea, iniziata con un incidente in moto e culminata con una notte di sofferenza e attesa al pronto soccorso. "Ho preferito andare a Messina in un centro privato dove mi hanno ingessato. Certo mi è costato 200 euro", ha detto Elia, evidenziando come la sanità pubblica non riesca più a garantire servizi basilari, costringendo i cittadini a rivolgersi al settore privato.
L'episodio di Patti non è un caso isolato, ma un sintomo di un sistema sanitario al collasso, dove i veri eroi sono i medici e gli operatori sanitari, costretti a lavorare in condizioni proibitive.
Nel frattempo, i politici continuano a fare promesse e ad esprimere indignazione di facciata, senza affrontare le vere cause della crisi.
La sanità pubblica merita investimenti seri e una gestione oculata, non parole vuote e promesse disattese.
La storia di Elia Natoli è un monito per tutti: è ora di riconoscere i veri eroi e di smascherare i cialtroni.
Mandandoli a casa!
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