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“Diario di scuola”, tra botte e violenze anche nelle scuole siciliane: chi salva gli insegnanti?

17-07-2024 07:30

Giacomo Petralia

Cronaca, Focus,

“Diario di scuola”, tra botte e violenze anche nelle scuole siciliane: chi salva gli insegnanti?

Scuole di bastonate

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Nella tappa romana del tour di presentazione di una delle sue opere più divertenti e acute, il libro autobiografico “Diario di scuola”, edito in Italia nel 2008, lo scrittore francese Daniel Pennac risponde così ad una domanda postagli sul rapporto avuto con la scuola, quand’era ragazzo: "Io ho impiegato un anno intero per imparare la lettera A, ma mio padre continuava a ripetermi: “non ti preoccupare, a 26 anni saprai tutto l’alfabeto!”.

 

Classico sarcasmo da genitore su cui, però, lo stesso autore ammette che non ci fosse granché da replicare: “Ero un alunno pessimo, le domande mi terrorizzavano” afferma candidamente Pennac, che poi continua “Per questo, da insegnante ho cercato di guarire i ragazzi dalla paura.” 

 

Proprio così, poco dopo la laurea in Lettere, lo stesso Daniel Pennac che era stato un pessimo studente decide di seguire la sua vocazione e, per i successivi 28 anni, in inverno insegna ad alunni e alunne “difficili” delle scuole francesi mentre in estate si dedica alla scrittura dei suoi romanzi.

 

Per Pennac, docente ormai in pensione, “gli insegnanti possono salvare i ragazzi dalla scuola stessa, dalla famiglia e da una società consumistica che ne condiziona i bisogni”

 

Qual è, invece, il salvagente dato in dotazione agli insegnanti?

 

Cultura della violenza

Lo scorso marzo, il sito Skuola.net rilascia un approfondimento che tratta l’escalation di violenza contro gli insegnanti. 

In questo report, ultimato grazie alle esperienze raccontate da un campione di 2.000 studenti delle scuole secondarie superiori, si legge che, dall’inizio del solo anno scolastico 2023/24, almeno 1 studente su 5 ha assistito ad episodi di aggressione, verbale o fisica, ai danni di professori. 

In un caso su 3, questi episodi avverrebbero pure di frequente.

 

L’analisi indaga inoltre anche sulla natura delle aggressioni: il 13% degli alunni intervistati parla di violenze prettamente fisiche, per cui i docenti vengono colpiti con schiaffi, pugni o calci; l’11% degli studenti descrive, invece, di essere stato spettatore di “un mix tra parole grosse e violenza fisica.”

 

Indipendentemente dalla natura più o meno “pratica” di queste aggressioni, uno dei dati più sconfortanti (visto che c’è ampia scelta) rimane comunque quello relativo alla loro diffusione: sul portale di Skuola.net si legge che oltre un terzo dei ragazzi intervistati afferma che, molto spesso, c’è almeno un membro della classe subito pronto a riprendere tali atti col proprio smartphone. 

Solo in un fortunato 8% dei casi, le foto o i video fatti rimangono nella galleria del cellulare mentre, il più delle volte, vengono condivisi in chat di gruppo su WhatsApp o addirittura postati sui social network.

 

Ma come figure di divina provvidenza, i dirigenti scolastici entrano in gioco per salvaguardare i professori delle loro scuole… all’incirca nel 12% dei casi. 

Secondo gli studenti, sarebbero pochissimi gli insegnanti che, dopo essere stati vessati, si rivolgono alla massima carica di un istituto scolastico: in tutti gli altri casi, si preferisce gestire gli episodi violenti con provvedimenti disciplinari, come le note sul registro, cercando di non fare troppa pubblicità. 

D’altronde, la recente trasformazione dell’istituzione scolastica in una vera e propria impresa aziendale non permette scomode bocciature (letterali o metaforiche).

 

Scuola di bastonate

Se da una parte ci sono studenti buoni e studenti cattivi, Pennac aggiunge che “la scuola è fatta da insegnanti buoni e insegnanti cattivi”. 

Questo è uno dei motivi per cui il rapporto tra alunno e docente non può nascondere la sua conflittualità: studente e insegnante sono nemici naturali, un po’ come un gatto e un topo che spendono anni a rincorrersi da un lato all’altro di un banco.

 

E da che lato del banco stanno invece le famiglie che, secondo Pennac, sarebbero il secondo punto da cui salvaguardare gli alunni?

 

Nella mattinata del 27 giugno scorso, mentre il personale scolastico dell’Istituto Alberghiero “Rocco Chinnici” di Nicolosi è coinvolto nello svolgimento degli esami di Stato, il genitore di un’ex studentessa si introduce nella sede con il preciso intento di intercettare un insegnante: di lì a poco, l’uomo dà il via all’aggressione davanti agli sguardi sconcertati di docenti e di alunni presenti. 

 

Al termine della spedizione punitiva, le cui motivazioni rimangono ancora sconosciute, l’insegnante colpito e che presenta diverse ferite alla testa viene trasportato su un’ambulanza del 118 all’Ospedale Cannizzaro di Catania.

 

Già nell’ottobre 2023, a poco dall’inizio dell’anno scolastico appena concluso, una brutale aggressione dai simili risultati sciocca una scuola del nostro comprensorio. 

 

La dinamica dell’accaduto è pressoché la stessa: un genitore si palesa nella sede di un istituto di Paternò, col solo proposito di sferrare pugni al volto di un docente di sostegno, il quale scivola inoltre per una rampa di scale. Trasportato d’urgenza al Pronto Soccorso, la cartella medica dell’insegnante evidenzia un significativo trauma facciale, con ferite alla bocca e agli occhi.

 

Un episodio ancora più significativo accade però a Catania nel novembre 2021, quando una donna di 26 anni si ripresenta all’insegnante del proprio figlio, con l’intenzione di vendicarsi: un anno prima, in effetti, la docente si era permessa di rimproverare il ragazzo e, in risposta allo sgarro subìto, la madre aveva minacciato: “Ora sugnu incinta, ma appena partorisciu i primi coppa su pi tia”

 

Detto fatto, poco dopo aver partorito, la madre-leonessa incontra la professoressa fuori da scuola e procede con la punizione esemplare: una sequela di calci e pugni alla professoressa riversa sull’asfalto. 

Dopo aver concluso il pestaggio, la donna fa avvicinare il figlio, fiera, godendosi la scena.

 

Per lo scrittore Pennac, “gli insegnanti possono salvare i ragazzi dalla scuola stessa, dalla famiglia e da una società consumistica che ne condiziona i bisogni” ma chissà cosa penserebbe l’insegnante Pennac, se insegnasse ancora nel 2024, sulle condizioni degli educatori messi in croce?!

 

Chi è che salva gli insegnanti dalla scuola stessa, dalla famiglia e dalla società?


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