Finché si tratta di strade, trasporti pubblici, stipendi... siamo abituati: il Sud è anni luce dietro il Nord.
Ma anche nella scuola?
Quello che dovrebbe essere il luogo più sicuro, privo di classismo ed egualitario , smette di esserlo.
Insomma, anche nelle scuole il Sud sta dietro al Nord.
Dall’accessibilità alle scuole alla disponibilità dei servizi sanitari, il divario persiste, delineando un quadro di disparità marcata.
Le scuole nel nord sono più accessibili rispetto a quelle del Mezzogiorno, dove esiste una significativa carenza di infrastrutture facilmente raggiungibili.
Questo divario si riflette chiaramente nei servizi di trasporto urbano e interurbano, fondamentali per garantire un accesso equo all'istruzione.
Mentre nel Nord oltre l'86% delle scuole è facilmente raggiungibile, nel Mezzogiorno solo il 36,4% non presenta criticità di accesso, spesso richiedendo l'uso di mezzi di trasporto privati.
Queste differenze non solo influenzano l'equità educativa, ma rappresentano anche una sfida significativa per la coesione sociale e lo sviluppo equilibrato del Paese.
Esempio locale:
Un ragazzino intelligente e dotato di Santa Maria di Licodia o Paternò, con entrambi i genitori lavoratori, che vorrà frequentare una buona scuola in città, avrà due opzioni: svegliarsi ogni mattina alle 4:00, prendere i mezzi pubblici ed arrivare a destinazione alle 8:00, oppure frequentare una scuola che sottostima le sue ambizioni.
Figuriamoci poi, ci sono ottimi professori anche in scuole più remote, ma una buona istruzione passa anche per la libertà di scelta dell’indirizzo che vorrà prendere l’alunno.
DATI SUD:
650mila alunni delle primarie statali (79%) non beneficiano della mensa.
In Campania se ne contano 200mila (87%), in Sicilia 184mila (88%), in Puglia 100mila (65%), in Calabria 60mila (80%).
Anche la mensa è importante, perché questo aiuta i genitori, specie chi lavora in full time, a tenere i ragazzini o i bambini in un luogo sicuro.
Gli alunni della scuola primaria nel Mezzogiorno frequentano in media 4 ore di scuola in meno a settimana rispetto a quelli del Nord.
La differenza annua tra le regioni con meno ore (Molise e Sicilia) e quelle con più ore (Lazio e Toscana) è di 200 ore.
200 ore! Praticamente un mese di scuola in più.
Ma anche questo non stupisce troppo.
Più tempo si passa a scuola, più costa la luce, il riscaldamento, il personale addetto alle pulizie, insegnanti, ecc.
Con fondi pressoché ridicoli, si capisce bene perché si preferisca sacrificare “qualche” ora.
Tra il 2008 e il 2020, la spesa complessiva in termini reali è diminuita del 19,5% al Sud, mentre al Nord solo del 12%. Gli investimenti sono calati di quasi un terzo al Sud, contro il 23% nel resto del Paese.
In Italia ci sono 9,5 milioni di minori, di cui 1,3 milioni vivono in povertà assoluta e 2,3 milioni in povertà relativa. Oltre il 25% dei minori ha livelli di apprendimento molto bassi, con una maggioranza tra coloro che vivono in povertà. Rossi Doria e altri esperti sono stati chiamati dal ministero dell’Istruzione per garantire che i fondi del Pnrr per la scuola siano usati efficacemente.
Andando più avanti i tagli saranno sempre più importanti e lì, purtroppo, verremo costretti a rinunciare a quella convinzione che c'è sempre stata in Italia, che la scuola, come la morte, è una livella.