"In Sicilia il settore dei rifiuti si caratterizza perché esso stesso organizzato per delinquere.
Appare talmente organizzato il disordine organizzativo da far nascere la fondata opinione che esso stesso sia intenzionalmente architettato al fine di funzionare come generale giustificazione per l'inefficienza di ciascuna articolazione della macchina burocratica, in modo che ciascun ufficio possa giustificare la propria inefficienza con la presunta inefficienza di un altro ufficio, e così via all'infinito, in una perversa spirale e comunque in modo da far perdere a chi eventualmente volesse capirci qualcosa il bandolo della matassa."
Commissione Parlamentare Pecorella 2010
Oltre 2.200.000 tonnellate: per rendere l’idea, questa cifra è equivalente a quella data da un branco di 370 elefanti africani (gli animali sicuramente più “di stazza” sulla Terra), se si ipotizza che ciascun membro del branco sia un maschio adulto dal peso di 6 tonnellate.
Secondo le attestazioni del catasto rifiuti organizzato dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), oltre 2.200.000 tonnellate è l’ammontare dei ”rifiuti urbani che le 9 province della Regione Siciliana sono riuscite a produrre nel solo anno 2022".
Da allora, in ogni caso, questo numero è andato incontro ad ulteriori aumenti.
A livello provinciale, nel rapporto catastale ISPRA, svettano le città metropolitane di Palermo e Catania, chiaramente le più popolose, che proprio 2 anni fa hanno prodotto da sole “poco meno del 50% dell’immondizia dell’Isola”.
Ma non è mica un segreto che quello dei rifiuti è, per la Sicilia, uno dei problemi più infestanti.
Un vero e proprio “elefante nella stanza”.
Cicloni, Ricicloni…
Alla fine dello scorso anno, “la Sicilia tocca ufficialmente quota 50% di raccolta differenziata”: lo attesta il dossier “Comuni Ricicloni 2023”, riportante i dati analizzati nel corso del 2022, secondo il quale sono ben 274 i comuni dell’Isola che raggiungono il 65% nella gestione della raccolta differenziata dei rifiuti; 80, invece, i comprensori dichiarati addirittura “spazzatura free”: fa parte di questi la cittadina messinese di Longi che, grazie ad un fiero 91% di raccolta differenziata, ottiene l’onorificenza più alta.
Cifre assolutamente da festeggiare, quindi, per una regione che, storicamente, punta la gestione della propria immondizia quasi esclusivamente sull’utilizzo delle “discariche”: dieci gli impianti di smaltimento a disposizione, molti dei quali già più volte dichiarati al collasso.
Ne è esempio lampante la discarica in “contrada Armicci”, a Lentini, uno dei siti su cui sia la Sicilia orientale che quella occidentale fanno grande affidamento.
Proprio a Lentini, d’altronde, c’è qualcuno che sulla gestione dei rifiuti sa certamente il fatto suo: la "famiglia Leonardi" , ad esempio, che proprio grazie alla proprietà della discarica in contrada Grotte San Giorgio vive un periodo di pieno splendore. Almeno fino al 2020.
In quell’anno, infatti, l’impianto finisce nell’occhio del ciclone di un’operazione della Guardia di Finanza, denominata "Mazzetta sicula”.
Al termine delle indagini, sono 9 le persone arrestate con le accuse di traffico illecito di rifiuti, corruzione e concorso esterno in associazione mafiosa.
I fratelli Antonello e Salvatore Leonardi, gestori della società “Sicula Trasporti”, finiscono rispettivamente ai domiciliari e in carcere; a loro vengono inoltre sequestrati beni per un valore che supera i 115 milioni di euro.
Ma se non c’è più spazio né sopra né sotto il tappeto, cosa fare allora?
Si cambia tappeto.
Dovrebbe ormai essere chiaro: se c’è qualcosa che ai siciliani non manca è l’asso nella manica.
Con una comunicazione sul portale della Regione Siciliana, datato 29 settembre 2023, il governatore Schifani e la giunta regionale mandano un grosso dono ai comuni della Trinacria: l’erogazione di “45 milioni di euro complessivi per far fronte ai costi straordinari sostenuti per il trasferimento di rifiuti all’estero”.
Le destinazioni preferite sono i termovalorizzatori di Danimarca, Olanda e soprattutto Finlandia.
Sarà proprio la società “Sicula Trasporti” a far viaggiare, via mare, 75.000 tonnellate di rifiuti verso la Penisola Scandinava.
"…e Termovalorizzatori"
Proprio quello dei termovalorizzatori è un cruccio che si annida nella mente di tanti governatori e/o commissari straordinari per l’emergenza rifiuti della Regione: da Salvatore Cuffaro, attivissimo sul tema già dal lontano 2002, passando per Nello Musumeci e fino ad arrivare a Renato Schifani.
All’epoca del suo mandato, Cuffaro si sbilancia e sottoscrive un’ordinanza richiedendo la costruzione di niente meno che “quattro inceneritori” tra il palermitano, l’agrigentino, il siracusano e il catanese.
L’idea non piace però a Raffaele Lombardo, successore di Cuffaro, e nel 2010 una “Commissione Parlamentare d’Inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti” , presieduta dall’avvocato Gaetano Pecorella, fa una quadra sulla situazione sicula.
All’interno dell’approfondito documento redatto dalla Commissione, che riassume le indagini attuate da vari tribunali e procure, si legge innanzitutto il passaggio “[…] per quanto riguarda la Sicilia occidentale, risulta evidente l’interessamento di Cosa Nostra nella gestione dei rifiuti, in particolare nelle province di Palermo, Trapani ed Agrigento”.
Dopodiché si passa alla situazione visionata nella parte orientale dell’Isola e si pone l’accento sulle criticità riscontrate nella provincia di Catania, tra livelli bassissimi di raccolta differenziata, mancati controlli adeguati, presenza di criminalità organizzata e di discariche abusive di grandi proporzioni.
Ancora riguardo alla città metropolitana di Catania, nella relazione si legge quanto sia di grande rilevanza “un interesse costante della criminalità organizzata di stampo mafioso al settore dei rifiuti, interesse evidenziato già da alcune indagini giudiziarie che negli anni ’90 avevano riguardato l’omicidio di Benfatto Giorgio, la cui moglie era titolare di un’impresa che operava nel settore dei rifiuti”.
L’omicidio a cui si fa riferimento viene commesso da un esponente della “famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano”.
A tal proposito, la società “Altecoen” riesce a posizionarsi proprio all’interno dell’affare sui termovalorizzatori già all’epoca di Cuffaro: la sponsorizzazione di Nitto Santapaola in persona, in favore di tale società, non può che lasciare qualche dubbio sulla natura bonaria di questa.
L’attuale presidente di Regione, Renato Schifani, deve purtroppo accontentarsi: localizza nelle città metropolitane più produttrici di rifiuti, ossia Catania e Palermo, le aree perfette per la realizzazione di *due termovalorizzatori* , utilizzando fondi UE per circa 800 milioni di euro.
Schifani annuncia “risparmi nello smaltimento dei rifiuti a carico dei Comuni e una produzione di energia che comporterà ricavi. Tutto ciò si tradurrà concretamente nella riduzione della TARI per i cittadini”.
I principali movimenti ambientalisti presenti sul territorio siciliano non concordano.
Legambiente afferma, infatti, che si tratta solamente di una truffa con tanto di danno ambientale.
Quindi: con quale sistema si toglie “l’elefante” dalla stanza dei siciliani?
A quando un dibattito serio?
E pubblico?
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