Quest'articolo -ahinoi- non lo leggeranno in tanti.
Non per le (lecite) antipatie che suscitiamo, ma per una questione meramente pratica.
Catania, tra i tanti record negativi che ha a livello amministrativo ed economico, ne trova uno sociale: l'analfabetismo.
Partiamo da un dato: l'Italia ha un tasso di analfabetismo dello 0,3%, poco male, siamo tra i migliori al mondo e non dobbiamo confonderlo con l'analfabetismo funzionale, di cui quasi il 50% degli italiani è purtroppo affetto.
Ma dall'analfabetismo funzionale dipendono diversissimi fattori: la complessità della lingua, la cultura, la qualità dei media, ecc. Questo indica l'incapacità (o la scarsa capacità) di usare efficacemente le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni della vita di tutti i giorni.
Torniamo invece all'analfabetismo strutturale.
Catania risulta tristemente al primo posto per analfabetismo in tutta Italia.
Insomma, andando in giro per le vie di Catania, non avremmo esagerata difficoltà a trovare una persona che, effettivamente, non sappia leggere questo testo.
L'8,4% dei catanesi è analfabeta, quindi: 24.000 persone.
Se quindi solo lo 0,3% (sopra i 15 anni) degli italiani è analfabeta, significa che in tutta Italia vi sono 150.000 analfabeti, altri dati sostengono addirittura 300.000. Tirando le somme e sottostimando i dati, il 16% degli analfabeti d'Italia è catanese.
Se volessimo estendere i dati prendendo Palermo con il suo 7,4% di analfabeti, traiamo bene che la Sicilia è una fetta enorme della somma nazionale di analfabeti.
Ma che colpa abbiamo noi? Cosa possiamo fare per la lotta all'analfabetismo? Nulla.
Molto più semplice sarebbe costruire un ponte tra Trapani e Tunisi che tentare
l'alfabetizzazione dei catanesi.
Vedete, non è una questione economica, ma strettamente culturale e politica. Chi nasce e vive a Librino, Villaggio Sant'Agata o San Giuseppe La Rena, difficilmente riuscirà a evolversi da quel contesto, certo, ma una politica locale (fatta da gente tutt'altro che analfabeta) che ha dimenticato posti più sfortunati, ha innestato la disillusione nei quartieri più degradati.
E non è solo una questione di povertà assoluta, ma di povertà educativa.
A Catania il 20% dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni non consegue un diploma o una qualifica professionale e, sempre a Catania, il diritto all'infanzia è agli ultimi posti a livello europeo.
La povertà educativa chiama in causa la città, gli equilibri sociali, l'ascensore sociale e persino le strutture fatiscenti delle scuole; qualcosa che anche con miliardi e miliardi non possiamo cambiare, poiché l'interesse politico nei confronti dei più sfortunati non ha prezzo.
Si parla sempre di portare sicurezza all'interno dei quartieri, di militarizzare l'area con presidi costanti di forze di polizia, quando basterebbe portare un po' di cultura.
Ora il ponte tra Trapani e Algeri non sembra impossibile.