Proprio come il noto film di Rosi che parla di speculazione edilizia, criminalità organizzata e politica corrotta, tra Catania, Siracusa e Teramo, diventa realtà.
Le tre città sono al centro di un'operazione antimafia ancora in atto, con oltre trecento carabinieri del Comando provinciale di Catania che stanno eseguendo misure cautelari.
Le accuse riguardano diciassette persone coinvolte in associazione mafiosa, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, turbata libertà degli incanti, e corruzione.
Turbata libertà degli incanti significa:
Utilizzo di violenza o minaccia, o con doni, promesse, collusioni o altri mezzi fraudolenti, impedisce o turba la gara nei pubblici incanti o nelle licitazioni private per conto di pubbliche Amministrazioni.
L'ordinanza è stata emessa dal gip del Tribunale di Catania nell'ambito dell'indagine "Athena", coordinata dalla Procura Distrettuale etnea e condotta dai Carabinieri della Compagnia di Paternò.
Questa inchiesta è nata dalla denuncia di un imprenditore locale, minacciato da mafiosi per ritirare l'offerta dalla vendita all'asta un lotto di terreni.
Non diamo per scontato che dei cittadini denuncino dei mafiosi.
Un uomo che prenda le “corna da terra” e va a denunciare dei mafiosi dovrebbe essere visto come un esempio, ma mai come una rarità.
Emergono anche i dettagli sulle aste giudiziarie di immobili controllate dall'organizzazione, con il coinvolgimento di clan come i Morabito-Rapisarda e Assinata, legati alla famiglia Santapaola-Ercolano di Cosa Nostra.
Ormai non ci si sorprende più, i nomi delle famiglie sono sempre le stesse da 40 anni, praticamente questi nomi sono come i jeans, non passano mai di moda.
L'operazione rivela anche il coinvolgimento di un avvocato siracusano che avrebbe favorito l'aggiudicazione di un appartamento al figlio di un soggetto associato alla mafia.
Questo forse è il vero scandalo:
Dietro gli immobili all’asta non ci sono solo cattivi pagatori o frodatori seriali, ci sono anche imprenditori che le banche hanno messo ko in stile usurario.
Ci sono famiglie che camminano sul filo di un rasoio.
Insomma, non è la classica cosa che i siciliani onesti e forse disillusi liquidano con:
“Cose fra di loro”
No, questo dovrebbe mettere luce su che legami ci sono tra mafia, banca e magistratura.
Tra le attività illegali dei Morabito-Rapisarda c'è anche il traffico e lo spaccio di stupefacenti. Durante le indagini sono stati sequestrati circa 71 chili di droga e arrestate otto persone in flagranza di reato.
Quello del trovare stupefacenti quando si cercava altro ormai è diventata prassi a Catania, fa quasi ridere.