Almeno una volta nella vita, capita a tutti di imbattersi in libri o in film magari molto acclamati ma che, purtroppo, finiscono per risultare un po’ troppo criptici per i nostri gusti.
Ci sono storie che da una parte possono affascinarci per la loro stravaganza ma, dall’altra, non ci smuovono particolarmente.
Non ci “parlano” né ci “capiscono”, per così dire.
Altre volte, invece, capita di focalizzarci anche su una frase o su una parola e il gioco è fatto.
È come se quello che leggiamo o ascoltiamo si materializzasse davanti a noi e non solo potesse parlarci ma pure scuoterci dentro con estrema facilità.
Esistono storie che ci danno esattamente quello di cui, in fondo, abbiamo bisogno: un bagno di realtà.
A ben vedere, quelle pronte a darci il ben servito sono in realtà molto più che semplici “storie”.
La solitudine dei numeri primi
Il 24 gennaio 2024, nel corso dell’audizione ISTAT presso la Commissione Femminicidio, viene presentato un documento composto da più sezioni che integra al suo interno anche i dati di ultima rilevazione in materia di violenza di genere.
Nell’introduzione di questo report viene evidenziato il percorso di realizzazione di un sistema informativo integrato, nato dalla collaborazione tra ISTAT e Ministero delle Pari Opportunità, in merito al fenomeno della violenza sulle donne.
Ad essere sottolineata è, inoltre, la necessità di guardare a tale sistema come ad “uno strumento in continua evoluzione”.
Già nel 2011, grazie alla Convenzione di Istanbul, si sanciscono sia gli standard minimi che i Paesi sono tenuti ad avere sia l’importanza della raccolta di dati statistici, per favorire politiche di prevenzione e lotta contro questo tipo di violenza. In parole povere, le istituzioni europee si impegnino a collaborare, raccogliendo dati e informazioni sul tema così da poter studiare e affrontare il fenomeno.
L’Italia ratifica (quindi approva) il trattato internazionale tramite la legge 73/2013 e, col decreto-legge 93/2013, pianifica interventi contro la violenza di genere.
Nonostante i passi in avanti fatti tra il 2017 ed il 2022, il potenziamento del sistema di misurazione presenta purtroppo ancora diverse criticità.
Se c’è una cosa contro la quale, invece, lo Stivale punta i piedi da anni è l’educazione all’affettività e alla sessualità. Questi argomenti, centrali nel famigerato (e bocciato) DdL Zan, per lo Stato italiano devono rimanere fuori dalle mura scolastiche.
Allo stato attuale, uno dei pochi report più aggiornati sul tema della violenza di genere e dei femminicidi risulta essere quello redatto dalla Direzione Centrale della Polizia Criminale, pubblicato in data 8 marzo 2024.
Una giornata tutt’altro che casuale.
In questo documento, le informazioni raccolte dal Servizio Analisi Criminale permettono di osservare non solo i numeri ma anche i contesti e le modalità delle violenze commesse/subite.
La Haine, l’Odio
Nel 2023, in Italia vengono denunciati 18.664 atti persecutori e il 75% di questi colpisce il genere femminile.
L’azione di contrasto a tali reati permette fortunatamente di scoprirne l’82%.
A fronte di una media nazionale di 30,86, lo scorso anno la Sicilia ha collezionato un punteggio pari a 44,62 per incidenza di atti persecutori.
Nei 24.474 episodi di maltrattamento commessi contro familiari o conviventi, l’81% delle vittime è donna.
Pure in questo caso, la nostra regione ottiene il secondo gradino del podio per incidenza di episodi.
I dati più significativi risultano indagando sulle violenze sessuali avvenute in Italia lo scorso anno: nel 91% dei casi, a subire abusi sono le donne e, di queste, il 29% sono minorenni.
Ulteriori evidenze vengono fornite dalle analisi riguardanti gli omicidi volontari consumati da partner o ex partner: le donne perdono la vita il 93% delle volte, maggiormente a causa dei colpi ricevuti con armi bianche o da fuoco e poco più di rado per strangolamenti o percosse.
Lo scorso anno, l’Italia ha visto la morte di 120 donne.
Le brutali uccisioni di due giovanissime vittime, Giulia Tramontano e Giulia Cecchettin, hanno riportato i temi della violenza di genere e del femminicidio al centro dell’attenzione delle istituzioni, come sancito proprio dalla Convenzione di Istanbul.
Non è un paese per…
L’Associazione Thamaia è attualmente una delle realtà più autorevoli all’interno della città metropolitana di Catania. Con un’attività ormai ventennale, questa ONLUS gestisce un centro antiviolenza aperto a donne e minori che vivono in condizione di violenza e maltrattamenti.
Il lavoro di Thamaia incappa in varie difficoltà tra cui, la più recente, nel 2019, quando il centro antiviolenza della ONLUS rischia la chiusura per bancarotta a causa del mancato pagamento di un progetto messo in atto tra il 2017 e il 2018.
La Regione finanzia il comune di Catania con una cifra pari a 70.000 euro, da devolvere alle casse dell’associazione, ma il versamento non avviene.
Ad amministrare la città durante quel periodo è Salvo Pogliese, unico sindaco nella storia del capoluogo ad essere sospeso due volte dall’incarico; la prima delle due sospensioni si materializza con la condanna in primo grado per le spese pazze all’ARS.
L’associazione continua a perseguire il proprio scopo a testa alta, mettendo in atto la mobilitazione a seguito del brutale stupro di gruppo ai danni di una ragazzina di 13 anni, avvenuto il 30 gennaio 2024, in una Villa Bellini già vestita a festa per le celebrazioni della patrona del capoluogo etneo.
Pochi giorni dopo l’efferato episodio, durante l’ultimo dei tre consigli comunali dedicati al tema della sicurezza in città, l’attuale sindaco Enrico Trantino si lancia in dichiarazioni del tipo: “i ragazzetti che fischiavano o, alla catanese, 'nsuttavunu i fimmini ci sono sempre stati".
Più di semplici “storie” sono pronte a parlarci e a scuoterci con estrema facilità ma, per chi non è pronto a prestare attenzione, rimangono solo e soltanto delle semplici storie.