Se vogliamo richiamare alla mente un concetto che sia tanto indagato dalla scienza quanto abusato nella vita di tutti i giorni, non può che essere quello di “resilienza”.
La psicologia definisce la resilienza come quell’insieme di capacità che permettono ad un individuo di far fronte ad eventi traumatici, di crisi, mantenendo un approccio positivo e riorganizzando di conseguenza la propria vita.
Per intenderci, un esempio (altrettanto abusato) di persona resiliente è chi è in grado di vedere, nonostante tutto, il cosiddetto “bicchiere mezzo pieno”.
Quant’è facile, però, ricorrere al meccanismo della resilienza quando non c’è quasi più traccia d’acqua nel bicchiere?
Il bicchiere mezzo vuoto
Precisamente alle ore 15:00 del 9 febbraio scorso, tramite il portale istituzionale della Regione Siciliana, veniva ufficialmente comunicata la dichiarazione dello stato di calamità naturale causato da severa siccità.
A guardare bene, questa secchezza generale era già stata accentuata dai diversi brutali fenomeni che hanno colpito l’Isola non troppo in là nel tempo: non è così difficile ricordare quel che è avvenuto durante il periodo estivo dello scorso anno.
In base ai dati analizzati dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), nel corso della stagione degli incendi 2023, la Sicilia ha visto andare in fumo 51.000 ettari del proprio territorio a fronte dei 75.000 ettari totali bruciati: tra la nostra regione e quella calabrese ricade l’85% della superficie forestale nazionale lasciata in pasto alle fiamme.
Di conseguenza, a metà marzo, dal Palazzo d’Orleans di Palermo si è fatta dunque necessaria l’approvazione dello stato emergenziale del settore idrico potabile: fino al 31 dicembre di quest’anno, ben sei delle nove province siciliane andranno incontro ad un piano di razionamento dell’erogazione dell’acqua, che varierà tra il 10% e il 45% in base alle zone interessate.
Fino a quella data, milioni di cittadini tra Agrigento, Caltanissetta, Enna, Messina, Palermo e Trapani saranno costretti a centellinare l’acqua a propria disposizione.
La definizione “oro blu” non potrebbe suonare più letterale.
Le cannucce nel bicchiere
Negli ultimi giorni, un’idea in particolare ha attraversato le menti dell’amministrazione regionale, nella disperata ricerca di soluzioni per tentare di ovviare velocemente alla drammatica emergenza: ripristinare i tre siti di dissalazione a Trapani, Gela e Porto Empedocle.
Nel corso degli anni, le vicende di contorno alla questione di questi famosi dissalatori sono state pressoché curiose.
Alla fine del marzo 2005, in un altro periodo di profonda crisi per la Sicilia, l’allora Presidente di Regione e commissario delegato per l'emergenza idrica, Salvatore Cuffaro, annuncia la firma del decreto che prevede il finanziamento di “opere civili” tra cui, appunto, i dissalatori di Porto Empedocle.
Il via viene dato a fronte di una chiara promessa: “potrà essere attivato entro cinque mesi”.
Dopo un ritardo di soli 14 mesi sulla tabella di marcia, lo stesso Cuffaro può finalmente presiedere alla celebrazione di inaugurazione dell’impianto, nel gennaio 2007.
Viene garantito che l’atteso dissalatore della città agrigentina sarà in grado di erogare 3 milioni di metri cubi d’acqua all’anno.
Se si considerano i costi erogati per la costruzione della struttura, ossia 5.250.000 euro, sono cifre niente male.
Giunti nel 2008, Cuffaro viene costretto alle dimissioni da Presidente di Regione in base alla condanna a 5 anni e all’interdizione dai pubblici uffici, procedimenti scattati alla fine del processo “Talpe alla DDA”.
In questo processo, nato attorno alla figura del magnate Michele Aiello e dei suoi rapporti con fedelissimi di Bernardo Provenzano, viene altresì snocciolata la forte intesa tra Cuffaro e Giuseppe Guttadauro, capomandamento Brancaccio-Ciaculli di Palermo.
Poco dopo, nello stesso 2008, un fresco eletto Raffaele Lombardo si siede sulla prima poltrona di Palazzo d’Orleans. Uno degli ultimi provvedimenti del mandato di Lombardo, conclusosi nel 2012 con dimissioni richieste dal Presidente del Consiglio Mario Monti, prevede un cambio di direzione: tutti e tre gli impianti di dissalazione presenti sul territorio vengono chiusi “causa inquinamento e costi di gestione”.
Il bicchiere vuoto
Renato Schifani che, nell’ormai lontano periodo in cui l’impianto di Porto Empedocle veniva inaugurato, era già membro della Commissione parlamentare Territorio e Ambiente, si ritrova adesso a far fronte ad uno degli eventi traumatici che colpiscono ciclicamente il nostro territorio.
Indubbiamente un momento impegnativo per il governatore della nostra regione, vista anche la recente nomina a Commissario per i rifiuti in Sicilia garantitagli dalla partner politica (nonché attuale Presidente del Consiglio) Giorgia Meloni.
Le gambe della Trinacria inciampano da anni negli intrecci di politica, mafia e denaro.
È dunque chiaro e cristallino come l’acqua, anzi, come il vetro di un bicchiere vuoto che, più che alla resilienza, la Sicilia ricorre ancora una volta al meccanismo della rassegnazione.