Una giovane vita si è spezzata. Una studentessa della Facoltà di Medicina di 32 anni, originaria di Paternò, è morta precipitando dalle scale antincendio dell’edificio 1 del Policlinico Universitario di Catania, un luogo che dovrebbe essere sinonimo di cura e di speranza.
Questa volta, però, è stato teatro di una tragedia che lascia un'amara riflessione sul valore della sicurezza. Non si tratta del primo episodio proprio accaduto in quella rampa di scala.
Una tragedia che ha gettato nello sconforto i colleghi della giovane, alcuni dei quali si trovano al Policlinico. Disperazione per i familiari e la madre che proprio presso l’azienda ospedaliera svolge il lavoro di OSS nel reparto di pneumologia.
La giovane donna, i cui sogni e aspirazioni si intrecciavano con i corridoi della facoltà di medicina, e che stava pensando anche al matrimonio ha trovato la morte in un modo che avrebbe potuto e dovuto essere evitato.
Le rampe delle scale antincendio, prive della rete di protezione essenziale, non sono nuove a scene di tragedie, come detto, alcuni infermieri ci raccontano che ci sarebbero stati altri due casi.
A questo punto è spontaneo chiedersi perché in un edificio che incarna il progresso medico e la salvaguardia della vita, si permette a una tale minaccia di persistere?
Questa non è solo una domanda per i responsabili della sicurezza del Policlinico, ma anche per chi ha ignorato i pericoli evidenti che queste strutture rappresentano, dimenticando anche che in questi luoghi spesso si ricevono notizie terribili, che provocano momenti di grande confusione mista a dolore e disperazione.
E proprio in quell’istante può accadere l’irreparabile. Ed è lì che bisognerebbe avere “sicurezza”, che si traduce in questo caso si traduce nella semplice recinzione di una scala, che ti protegge da te stesso, che ti salva “la vita”!
Tante le domande, molte delle quali non troveranno risposta.
Intanto gli inquirenti sono al lavoro per cercare di stabilire la dinamica dell’incidente.