"In Italia, ogni due giorni viene uccisa una donna."
Questa frase, che sentiamo fino alla nausea, fino allo sfinimento, quasi diventa una prassi. Questa stessa frase, tragicamente, accompagna normalmente i nostri pranzi o le nostre cene, tra una pubblicità e l'altra; ogni tanto, ma evidentemente inefficace, sbuca fuori. Se non bastano i casi dello stupro di Palermo, di Catania, se non è bastato neanche il caso dell'anno (Cecchettin), cos'altro bisogna fare?
Quale santo o partito politico si deve pregare per fare qualcosa? Perché se ad oggi ci ritroviamo, a distanza di mesi, a parlare nuovamente di Asia, la ragazza violentata da un gruppo di palermitani, allora non si sta facendo abbastanza, anzi, non si sta facendo nulla.
Dopo aver denunciato i suoi aggressori, ora in carcere, la ragazza è stata nuovamente coinvolta in una situazione di violenza. Durante una serata trascorsa con il fidanzato a Ballarò, è stata avvicinata da un minorenne, già indagato per un precedente tentativo di violenza, insieme alla madre. La ragazza è stata minacciata con un coltello e costretta a seguirli a casa loro, dove è stata picchiata e minacciata di morte. Il fidanzato, impotente di fronte alla situazione, ha poi avvertito i carabinieri. L'aggressore minorenne, insieme alla madre, è stato successivamente interrogato, mentre la ragazza è stata nuovamente trasferita in una località protetta per la sua sicurezza.
Questo episodio aggiunge ulteriori complicazioni alla vicenda già in corso, poiché la ragazza aveva rivelato di essere stata vittima di un'altra violenza precedente a quella dello stupro di gruppo. I sette aggressori del luglio scorso sono attualmente detenuti e affronteranno un'udienza preliminare il 19 aprile, mentre il minorenne coinvolto è stato condannato a 8 anni e 8 mesi di carcere.
La Procura sta indagando sulla nuova aggressione, ipotizzando il reato di violenza privata, mentre i carabinieri stanno visionando le telecamere della zona per raccogliere prove.
Ora, cosa faccia più sdegno tra il ragazzino e la madre, è difficile la scelta.
L'utilizzo di "cosa" anziché "chi" non è un mero errore di battitura, ma associare ad essere umani gente del genere sarebbe un eufemismo.
Pensiamo a questa ragazza che, forse, stava anche ricominciando a vivere dopo l'aggressione di quei maiali; si ritrova nuovamente catapultata in una dimensione di violenza.
La ragazza è stata persuasa a lasciare la città, ma è solo spostare il problema, anzi, non è che un palliativo. A lasciare la città non dovrebbe essere Asia, ma tutti coloro che anche solo osano colpevolizzare la vittima, insultarla o, come in questo caso, picchiarla. Asia deve rimanere a Palermo, dev'essere un simbolo di lotta alla violenza. Se Asia va via da Palermo e gli stupratori e criminali rimangono, non solo vince il menefreghismo dell'intera comunità, ma vinceranno tutti quelli che l'hanno accusata per come fosse vestita, per come si fosse comportata, per quanto avesse bevuto e cosa avesse bevuto.
Asia deve rimanere a Palermo, lo stato deve proteggerla a tutti i costi e deve punire ogni uomo o, come in questo caso, donna, che osa importunarla.
Per questo Sudpress vuole raccogliere più firme possibili per il daspo urbano esteso a tutti coloro che toccano Asia, moralmente e fisicamente.
Clicca QUI per firmale la nostra petizione!