Cominciamo col dire che ieri a Catania è accaduto qualcosa di davvero importante, che avrà conseguenze molto più ampie di quelle che si potrebbero immaginare se ci si fermasse alla mera cronaca.
Soprattutto se l'imprenditoria locale cominciasse a comprendere che deve giocare un ruolo più deciso ed autorevole nella gestione della cosa pubblica e nei rapporti con chi la “governa”, diciamo così.
Le notizie che ruotano intorno a quella principale sono infatti diverse e di diversa portata.
Proveremo a spiegarle, almeno per come le abbiamo capite noi.
La notizia principale è che Confindustria Catania ha scelto il suo nuovo presidente ed ha fatto una scelta per niente scontata e di grande peso
Ha infatti eletto a larghissima maggioranza Maria Cristina Elmi Busi Ferruzzi, tra le imprenditrici catanesi più note e rispettate a livello internazionale.
Descriverla semplicemente come l'anima della Sibeg, la celeberrima azienda che imbottiglia la mitica Coca Cola, sarebbe riduttivo tanto sono diversificati i suoi interessi.
Oltre all'attività imprenditoriale, è sempre stata ai vertici di Confindustria con vari ruoli anche nazionali.
Dallo scorso dicembre è presidente della Camera di commercio Italo-albanese, incarico di grande rilevanza considerati gli interessi dei nostri imprenditori in quel paese in forte crescita.
Ma se questa è la notizia principale, è il contorno a farsi interessante.
Non è superfluo ricordare in cosa era piombata Confindustria Catania con l'elezione del precedente board presieduto da Angelo Di Martino, che si è dovuto dimettere perché indagini giudiziarie ancora in corso hanno scoperto che pagava il pizzo alla mafia da almeno vent'anni, contravvenendo così ad uno dei principi cardine dell'associazione degli industriali.
Ma non era solo questa la criticità di quel board, che risultava praticamente monopolizzato da trasportatori ed edili, con fuori industriali, turismo e sanità: una bizzarria per un'organizzazione che si chiama ConfINDUSTRIA.
Le dimissioni di Di Martino hanno portato alla reggenza del vicepresidente vicario esponente degli edili dell'ANCE Gaetano Vecchio, che nel frattempo viene designato, dal board Di Martino in quel modo composto, quale presidente di Confindustria Sicilia, ritrovandosi di colpo dominus assoluto dei rapporti interni ed esterni.
Lasciamo perdere, almeno al momento, le vicende dell'acquisto della Mercedes S come anche le modalità con cui l'assemblea è giunta al pagamento di un presunto debito nei confronti della Confindustria Sicilia per consentire l'insediamento di Vecchio.
Lasciamo stare anche, al momento, le nomine fatte da Vecchio in piena fase elettorale, conferendo incarichi a chi poi ha espresso preferenza per il “suo” candidato che, come vedremo, era il concessionario di veicoli Salvo Gangi.
Andiamo invece alla fase precedente le elezioni di ieri.
La procedura elettiva è particolarmente complessa e prevede più fasi.
Nella prima, i candidati devono dimostrare di avere il gradimento di almeno il 20% dell'intera assemblea.
Quindi i soci esprimono ad un Collegio dei 3 Saggi (di cui faceva parte il padre di Vecchio, l'ex senatore Andrea) la propria preferenza, con la particolarità che votano in base al peso elettorale calcolato sulle quote di contributo che pagano: quindi, più grosse sono le aziende, più voti hanno.
Alle corse iniziali si presentano in tre: Maria Cristina Elmi Busi Ferruzzi, Salvo Gangi ed Emanuele Spampinato.
Emanuele Spampinato, al suo secondo tentativo, pur animato di belle speranze si ferma praticamente subito ottenendo appena 40 preferenze e ben lontano dal minimo 20%; si ritira il giorno prima della scadenza del termine, dichiarando di appoggiare la candidatura di Salvo Gangi: non servirà a niente.
Salvo Gangi, anche lui già nel board di Di Martino, è il candidato ufficiale del cartello che fa riferimento al vicario uscente e neo presidente di Confindustria Sicilia Gaetano Vecchio.
Sulla carta è il più forte, ed ottiene infatti nella fase iniziale il maggior numero di gradimenti, circa 250 preferenze.
E qui c'è un'altra notizia, di quelle sottili, per addetti ai lavori, e probabilmente anche più pruriginose, che non è escluso sortirà conseguenze di natura più politica.
Ad esprimere preferenza per Gangi, consentendogli quell'apparente vantaggio, scendono in campo, irritualmente, i rappresentanti di tre importanti società pubbliche che in genere, per decenza istituzionale, si astengono quando vi è conflittualità interna, proprio perché non è proprio bello utilizzare capitale pubblico per parteggiare in un'associazione privata!
Fatto sta che i rappresentanti di AMTS Giacomo Bellavia, SAC Nico Torrisi e SIDRA Fabio Fatuzzo si sono presentati inopinatamente dai Saggi sostenendo il candidato Gangi: ed hanno perso, facendo così perdere malamente le istituzioni che rappresentano ed i loro danti causa.
Se la vedranno fra di loro per la brillante figura.
Il candidato “opponent” degli uscenti, Maria Cristina Elmi Busi Ferruzzi, chiude la fase preliminare con circa 150 preferenze, con un distacco che sembrava segnare il finale.
Nonostante questo non ha esitato un attimo per timore di sconfitta, anzi mettendo proprio il suo nome e la sua reputazione a disposizione di un progetto di rappresentanza di un certo modo di intendere l'imprenditoria: chapeau.
Ma qui, bisogna riconoscerlo, oltre all'indiscutibile prestigio di Busi che meritava una candidatura unitaria, è scattato il capolavoro del Past President Antonello Biriaco, il grande oppositore prima di Di Martino e poi di Vecchio, che è riuscito a tessere una rete di relazioni all'interno ed all'esterno dell'associazione che ha ribaltato le attese, giungendo ad un risultato che si è tradotto in una pesante umiliazione per il candidato favorito Gangi sostenuto da Vecchio: Busi 91 voti, Gangi 63.
Un trionfo per la prima ed i suoi sostenitori, una disfatta totale per il secondo e, soprattutto, per i suoi promoter.
Gli effetti si vedranno nei prossimi mesi e si capiranno già con la nomina dei Vice Presidenti, un board che dovrà celebrare il primo centenario dalla costituzione di Confindustria Catania con una serie di grandi eventi che dovranno riportare l'organizzazione datoriale al ruolo di protagonista dell'agenda politica del territorio, capace, finalmente, di recuperare l'autorevolezza necessaria per imporsi nei tavoli istituzionali che devono cominciare ad avere più rispetto per chi produce lavoro e, di conseguenza, benessere per la nostra comunità.
Non è un caso, ed è un buon viatico, che a celebrare questo primo secolo sia per la prima volta una donna a presiedere Confindustria Catania e per di più una Signora abituata a relazioni di massimo livello: auguri quindi alla nuova governance ed a tutti gli imprenditori che si riconosceranno in questo nuovo corso sul quale puntiamo la nostra fiche.
E lo abbiamo fatto quando erano all'opposizione e dati per perdenti: tanto per essere chiari.
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