
È forse presto per dire se questa che stiamo per raccontare è peggio della genialata degli ERSU che volevano fare gestire ai…revisori dei conti: cose che solo alla regione siciliana.
Ora ne stanno combinando un'altra, o almeno qualcuno ci sta tentando.
Si tratta dell'Ardizzone Gioeni di Catania, la benemerita istituzione di beneficienza diventata IPAB regionale e sottoposta al controllo dell'assessorato alla Famiglia, oggi retto dalla cuffariana Nunzia Albano che da cuffariana lo gestisce: già abbiamo visto all'opera l'altro assessore cuffariano Andrea Messina nell'incredibile saga della “Pubbliservizi-SCMC”.
L'ultima notizia è che, dopo un lungo commissariamento, è stato finalmente nominato un consiglio di amministrazione, peraltro in perfetta aderenza alle “tavole fondative”, il cui rispetto è stato preteso proprio dalla presidenza della regione nella formulazione dello statuto vigente per come approvato dall'ufficio legislativo.
Quindi ci sarebbe poco da discutere, anzi non ce n'è proprio. Poco da tentare ricorsi temerari con scopi dilatori.
Sarebbe davvero grave.
E infatti, finalmente, in data 23 febbraio viene emanato il decreto assessoriale 18 che prevede la nomina del consiglio di amministrazione nei termini previsti, appunto, dalle tavole fondative e dallo statuto conseguente.
Nel decreto dell'assessore Albano si legge che "il Consiglio di Amministrazione è composto da tre membri così rappresentati:
- Un componente scelto dall’Arcivescovo di Catania;
- Un componente designato in rappresentanza del Sindaco di Catania;
- Un componente parente del Fondatore in linea mascolina sia dal lato paterno dello stipite del fu sig.
Tommaso Rosario Ardizzone, sia dal materno dello stipite del fu Cav. Giuseppe Gioeni Buglio, sino al settimo grado, dovendosi preferire il parente più stretto in grado senza distinzione di linea, purché domiciliato e residente a Catania, ed in parità di grado, il più anziano di età. Qualora non dovesse es- sere reperito il membro discendente del fondatore, il Componente dovrà essere designato in primis dallo Arcivescovo di Catania, se lo stesso non dovesse provvedere alla designazione in seconda bat- tuta designerà il Sindaco di Catania.
Il Consiglio è costituito con decreto dell’Assessore Regionale della Famiglia, Politiche Sociali e Lavoro. Il Presidente sarà scelto dal Consiglio di Amministrazione nel proprio seno. Il Consiglio resta in carica cinque anni."
Nel decreto si dà quindi atto delle "pec del 28.11.2023 con la quale la Cancelleria della Diocesi di Catania, ha trasmesso la nota di S.E. l’Arcivescovo di Catania prot. n. 1682/U/23 del 23.11.2023 relativa alla designazione del Rev.do Don Massimiliano Salvatore Parisi nato a Siracusa il primo gennaio 1974 quale componente del ricostituendo C.di A” e la pec del 12.12.2023 con la quale il Comune di Catania ha trasmesso la nota del Sindaco di Catania prot. 514897 dell’11.12.2023, relativa alla designazione del Dott. Carmelo Caruso nato a Catania il 29 Ottobre 1949."
Come anche della "nota prot. n 1080 del 15.02.2024,con la quale la Segreteria Tecnica ha attestato il possesso della sussistenza dei requisiti in capo ai predetti soggetti designati da S.E. il Vescovo di Catania e dal Sindaco del Comune di Catania;
RILEVATO che, le designazioni dei sigg: Rev.do Don Massimiliano Salvatore Parisi e Dott. Carmelo Caruso sono corredate dalla prescritta documentazione necessaria ai fini della ricostituzione del Consiglio di Amministrazione."
Quindi, il decreto, immediatamente notificato a tutte le parti, doveva prevedere l'immediato insediamento dell'organo statutario ed invece, sono già passati 14 giorni ed ancora non si è ottemperato.
Perché?
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