Machiavelli affermava che la storia è ciclica.
E se da un lato, in questi giorni, le proteste degli agricoltori con i loro trattori hanno un sapore lontano dal gusto:
movimento "forconi", all'interno dei Palazzi della Regione Siciliana va in onda l'ennesima crisi di governo.
O per meglio dire: crisi politica siciliana.
I fatti di cronaca li conosciamo tutti: per ben due volte il presidente Schifani è stato presente a sala d'Ercole e tutte e due le volte la sua maggioranza è andata sotto nella prova del voto.
La batosta arriva attraverso la bocciatura di una delle importanti riforme che da mesi il presidente Schifani ha sbandierato; la riforma delle Province.
Ciò che non si comprende è chi ha consigliato l'ex capo del Senato di recarsi proprio quel giorno a Palazzo dei Normanni, visto che anche i turisti che visitavano gli splendori del Palazzo, sapevano che proprio quel giorno il disegno di legge, sarebbe stato bocciato.
Sarebbe interessante capire anche, da chi ha avuto rassicurazioni nelle ore prima della disfatta e il perché ad oggi il presidente, nonostante un curriculum politico di tutto rispetto, non abbia usato le maniere forti riguardo a pezzi della stessa maggioranza, che, a quanto pare, non lo vede come un punto di riferimento solido.
Addirittura qualcuno lo ha inteso come un avversario politico.
Un esempio tra tutti: qualcuno comprende il ruolo dell'assessore Elena Pagana e del militare Scarpinato in
questa giunta?
Il presidente può piacere o meno, ma rappresenta l'élite della politica italiana.
Il suo palmares politico è ampio ed è ai massimi livelli, proprio per questo in tanti si aspettano azioni forti e concrete.
Fatti importanti anche senza annunci.
Non dimenticando che il presidente gode di una potenza di fuoco elettorale imponente dovuta ad alcuni suoi
fedelissimi (ndr Tamajo).
Ed in questo marasma politico, fatto da nubi tossiche e immobilismo, chi gode di questa situazione?
Tutta l'opposizione fatta da pezzi variegati di partiti politici.
Gli stessi, negli anni o nei mesi scorsi sono arrivati a dirsi di tutto: offese, interrogazioni parlamentari, dichiarazioni al vetriolo, accuse e denunce.
Ma la politica dimentica che dietro i voti ci sono i volti.
Quindi vediamo ad oggi l'ex presidente dell'Ars Gianfranco Miccichè e il suo minuscolo gruppo politico, fare il tifo e lanciare a nuovo governatore della Sicilia Cateno De Luca.
Il 24 maggio 2022, in una delle sue dirette Facebook, De Luca puntava il dito contro Miccichè ed affermava: "Ci hai stancato con questo teatrino squallido. Se hai le palle te ne devi andare. Tu hai saputo distribuire bene sia a maggioranza che all’opposizione. Ma ora ti devi togliere dalle balle: tu, Cuffarò, Lombardo. Io il presidente della Regione con questo teatrino non lo voglio fare".
Per ricordare altri numeri: 411 sono i contatti tra lo chef Di Ferro e Miccichè riguardo alla inchiesta sulla cocaina della "Palermo Bene".
Due facce di Palermo (e della Sicilia) che alla fine sono la stessa, un punto dove il bianco e il nero sfumano e diventano un grigio inquietante, come le contiguità di cui si alimenta.
E lo dimostra il fatto che questa indagine, coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Guido, è nata per caso ed in maniera del tutto imprevista, da un'altra, per mafia, dove il famoso chef è stato intercettato perché avrebbe avuto dei rapporti con "un esponente di spicco di Cosa nostra" e per “concordare un appuntamento riservato”…
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