
Siamo sommersi per settimane, per mesi, da comunicati di ogni tipo da parte di tutte le “autorità” possibili che decantano “Piani di Sicurezza” farlocchi ed ingannevoli.
Lo scorso giugno, il 6, abbiamo anche assistito alla passerella del ministro degli interni Piantedosi venuto a promettere risorse finanziarie e umane, persino l'esercito con una nuova edizione di “Strade Sicure”.
L'occasione era una riunione straordinaria del “Comitato per l'Ordine e la Sicurezza” che già solo il nome lascia interdetti considerati i risultati.
Persino le stesse “telecamere di sorveglianza” che promettono da almeno vent'anni è venuto a propinare: andate a vedere il video su Rayplay e non occorrono commenti.

La realtà è che Catania è ormai una città che procede per mera inerzia, in un degrado che non può vedere soluzione semplicemente perché non esiste un minimo di logica e ragionevolezza. Da parte di nessuno, e non è generalizzazione ma solo constatazione.
È accaduto il 30 gennaio, mentre tutto doveva essere già pronto per garantire la sicurezza del momento festivo che si attende tutto l'anno da secoli.
Ed è accaduto nella centralissima Villa Belllini, uno dei luoghi che ogni giorno, non solo per Sant'Agata, dovrebbe essere tra i più presidiati.
Un giardino pubblico che non ha la vastità del Central Park, un fazzoletto di verde al centro della città che non avrebbe bisogno di particolari esigenze per esser reso sicuro.
E invece è accaduto che un branco di 7 animali, la nazionalità non ha alcuna importanza, gli animali sono animali da dovunque provengano, hanno potuto aggredire indisturbati una coppia di ragazzini, immobilizzare il maschio di 17 anni e stuprare a turno la ragazzina di 13, poco più che una bambina.
Questo a pochi metri da uno degli ingressi, nella zona dei bagni pubblici.
Significa che non esiste il minimo controllo del territorio.
Un episodio orribile, che non è solo di cronaca nera, nerissima, ma è culturale, sociale, politico.
L'ennesima cosa che non può accadere in una città mediamente normale e civile ed invece a Catania accade.
È l'atto d'accusa definitivo nei confronti di una “classe dirigente” imbelle, ormai diventata pericolosa per la radicale incapacità di fornire le più elementari risposte alle esigenze della comunità.
Brancolano strapagati e confusi nel non fare niente ed anzi distruggere quel che resta di una società civile.
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