È successo di tutto nel corso della seduta di ieri dell'Assemblea Regionale Siciliana, il parlamento siciliano trasformato in un vero e proprio campo di battaglia, con la maggioranza di centrodestra finita in frantumi nonostante la presenza in aula del presidente Schifani che, secondo le opposizioni, ha clamorosamente mancato l'obiettivo di condizionare gli alleati recalcitranti, rimediando due sonori ceffoni..
E infatti durissimo il commento del leader di Sud chiama Nord Cateno De Luca, in particolare sul tentativo di far passare la cosiddetta “Legge salva deputati”: “IN AULA ANCHE SCHIFANI, IL PRESIDENTE IN AULA PER SFIDARE LA MAGISTRATURA. SUD CHIAMA NORD NON CI STA”
“La presenza del Presidente Schifani oggi in aula ci stupisce. - ha dichiarato De Luca in una nota - Stupisce che il presidente non sia stato in aula durante la discussione sulla legge di stabilità, quando abbiamo chiesto che venisse squarciato il clima di omertà sui fondi extraregionali, ma si presenti invece oggi che in ballo c’è la legge nota come salva deputati.
Ma sappiamo perché è qui. Il presidente ha la necessità di condizionare con la sua presenza i suoi parlamentari.
La sua presenza Presidente genera delle reazioni, anche la nostra. A questo punto infatti contrariamente a quanto avevamo dichiarato Sud chiama Nord resterà in aula anche in caso di voto segreto e voterà contro questa norma. È ovvio che auspichiamo il voto palese perché ciascuno possa assumersi pienamente la responsabilità di questa norma.
Chiediamo che tutto avvenga alla luce del solo con votazione palese e nominale. È chiaro che il presidente è qui con intento “intimidatorio” nei confronti dei colleghi parlamentari.
Non possiamo accettare questo comportamento da parte di un presidente che scompare per tutta la fase della legge di stabilità e oggi si presenta in aula senza aver mai risposto alle nostre richieste.
Il Presidente oggi vorrebbe dettare e condizionare gli orientamenti dell’aula, ma non ne ha diritto.
Sud chiama Nord se ci sarà alla fine il voto segreto voterà contro. E ribadiamo ancora una volta che la norma non riguarda il deputato Davide Vasta, anche se c’è ancora chi tenta di mascariare la nostra posizione accomunando la situazione del collega Vasta con la reinterpretazione che si vuole fare di questa norma in aula. Auspichiamo che sia i colleghi parlamentari sia la stampa abbiano l’onestà intellettuale di riconoscerlo.
Al presidente Schifani ribadiamo l’invito a presentarsi in aula per chiarire la trattativa privata tra lui e Salvini per distrarre i fondi FSC per finanziare il Ponte sullo stretto di Messina, per chiarire perché il verbale di giunta del 16 ottobre scorso non era stato pubblicato e la pubblicazione di questi verbali da agosto in poi è stata fatta solo all’indomani della nostra richiesta di accesso agli atti, e chiarire l’utilizzo dei fondi extraregionali considerato che ancora l’atto di coesione non è stato sottoscritto, di chiarire anche perché ha tolto a Falcone la delega sui fondi extra regionali e alla programmazione. Su questo aspettiamo il presidente Schifani in aula.”
Col voto segreto la norma che avrebbe salvato dalla decadenza quattro deputati regionali con contenziosi aperti, è stata clamorosamente bocciata.
Altro scivolone della maggioranza sulla legge che avrebbe dovuto riesumare le province ad elezione diretta: è stata approvata una mozione che rinvia di nuovo alla Commissione Affari Istituzionali per ulteriori approfondimenti ed emendamenti.
Non meno tenero il Movimento 5 Stelle: “Il governo regionale riceve due sonori schiaffoni politici, va sotto sulle Province e va sotto sulla salva ineleggibili. Schifani non ha più la maggioranza, può tornarsene a casa”.
A dichiararlo è il capogruppo del Movimento 5 Stelle all’ARS Antonio De Luca, a margine della seduta d’aula a Sala d’Ercole dove è stato bocciato, con voto segreto, un emendamento di riscrittura dell’articolo 1 del ddl salva-ineleggibili presentato dal capogruppo di FdI Giorgio Assenza. Risultato: 36 voti contrari e 24 favorevoli.
“Due erano le prove di forza della maggioranza - spiega Antonio De Luca - e su ambedue il centrodestra è caduto inesorabilmente, peraltro su due leggi a nostro avviso assolutamente vergognose utili solo alle poltrone e lontane dalle reali necessità dei cittadini. E’ giusto che fuori dal palazzo le persone sappiano che mentre hanno difficoltà a mettere insieme il pranzo con la cena, mentre gli ospedali non funzionano, il centrodestra pensa a riempire di poltrone le ex province e di salvare le cariche per i deputati che hanno avuto guai con la giustizia. Credo sia ora che Schifani e soci facciano i bagagli e tornino a casa” - conclude Antonio De Luca.
Dopo la bocciatura del disegno di legge, il gruppo parlamentare di Fratelli d'Italia si è riunito in un vertice nella Torre Pisana di Palazzo dei Normanni.
La tensione è altissima, e si stanno valutando ulteriori azioni e posizioni da parte dei parlamentari.
Nel frattempo, apoteosi del paradosso, la giunta regionale varava il complicatissimo puzzle delle nomine ai vertici della sanità pubblica regionale.
Significativo che ai lavori della giunta non hanno partecipato i quattro assessori di Fratelli d'Italia, che di fatto hanno così ufficializzato la crisi.
Questi i neo-vecchi direttori generali:
Asp di Agrigento va Giuseppe Capodieci;
all’Asp di Caltanissetta Salvatore Lucio Ficarra;
per l’Asp di Catania è stato scelto Giuseppe Laganga Senzio;
all’Asp di Enna è stato nominato Mario Carmelo Zappia;
Giuseppe Cuccì è stato designato per l’Asp di Messina;
all’Asp di Palermo c’è Daniela Faraoni;
Giuseppe Drago va all’Asp di Ragusa;
Alessandro Caltagirone è stato scelto per l’Asp di Siracusa;
all’Asp di Trapani c’è Ferdinando Croce;
Walter Messina va al Civico di Palermo;
Giuseppe Giammanco al Garibaldi di Catania;
al Villa Sofia-Cervello di Palermo c’è Roberto Colletti,
al Cannizzaro di Catania Salvatore Emanuele Giuffrida;
Catena Di Blasi va al Papardo di Messina,
al “Bonino Pulejo” di Messina c’è Maurizio Letterio Lanza.
Per i Policlinici:
al Policlinico Palermo Maria Grazia Furnari;
al Policlinico di Catania Gaetano Sirna;
al Policlinico di Messina Giorgio Giulio Santonocito.
Insomma: un manicomio, ma senza direttore generale.
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