Stanno accadendo cose strane.
E pericolose.
Da non sottovalutare, perché si comincia con apparenti piccoli segnali ed episodi, che possono finire in quella maniera che tutti si crede non possa ripetersi. E invece, nella storia, si ripete sempre.
È vero che il mondo intero è in subbuglio e si sta affermando sempre più la barbarie, che sembra essere un contrappasso rispetto allo straordinario progresso raggiunto dall'uomo: da un verso passeggiamo nello spazio e riusciamo a far diventare intelligenti barrette di silicio, dall'altro riprendiamo a spararci nelle trincee e ad ammazzare bambini nei kibbutz o a bombardarli con i droni.
Una società globale impazzita e probabilmente arrivata al capolinea: non è la prima volta e, se non si esagera, non sarà l'ultima che una civiltà finisce per essere soppiantata da un'altra.
Quella sumera, babilonese, egizia, ittita, levantina, cretese, greca, veneta…e chissà quanto si potrebbe continuare: tutte estinte, piegate da quelle più forti ed avanzate capaci di interpretare il progresso.
Stavolta, verso il terzo millennio della storia moderna, è probabile che ci sia un'involuzione, che a prevalere possano essere i peggiori, perché più violenti e determinati, resi disperati e spregiudicati da quelli più progrediti ma anche rammolliti dalla prevalenza della corruzione e dalla prepotenza del loro consumismo famelico.
Riatterriamo nel nostro pianerottolo e vediamo che ci sta succedendo intorno.
In Italia, che culla di una civiltà tra le più longeve ed efficaci lo è stata davvero, si è in una fase delicatissima, caratterizzata da uno scontro tra poteri che sta raggiungendo livelli che minano alla base la tenuta del sistema democratico.
Ci torneremo, magari in altra sede, e ci piacerebbe si aprisse un confronto su questi temi perché se si perde l'equilibrio minimo come sta accadendo, se i poteri politici entrano così prepotentemente in conflitto con quelli giudiziari e viceversa, è inevitabile il corto circuito e non può che finire male. Per tutti.
Se poi questi due poteri, il politico ed il giudiziario insieme, pretendono di porre sotto controllo il ruolo della Stampa, trasformando in ostilità patologica il fastidio che ogni potere prova per chi lo racconta e ne rivela i meccanismi non sempre aderenti all'interesse generale, allora è il momento di reagire e provare a far capire a quel “Popolo Sovrano”, ormai informe ed inebetito, che è il momento di stare attenti perché diritti e libertà è più facile perderli che conquistarli.
Veniamo quindi a quegli apparentemente piccoli episodi di cui si diceva all'inizio.
Entrambi li apprendiamo per la presa di posizione assunta ufficialmente dalla FED, la Federazione Editori Digitali cui aderiamo, che ha denunciato, insieme all'Ordine dei giornalisti, un caso che ha riguardato il direttore della testata ViviEnna e collaboratore di Blog Sicilia Gaetano Scariolo, finito sotto attacco per aver pubblicato articoli che raccontavano alcuni fatti di cronaca: "La Federazione Editori Digitali esprime la sua ferma condanna nei confronti degli attacchi online e delle intimidazioni subite dal giornalista Gaetano Scariolo, direttore responsabile di Vivienna e collaboratore di Blog Sicilia in seguito alla sua copertura giornalistica di un tragico fatto di cronaca.
La libertà di stampa è uno dei pilastri fondamentali della nostra società democratica, e ogni giornalista ha il dovere di informare il pubblico in modo obiettivo e responsabile. La FED è profondamente preoccupata per l'escalation di attacchi verbali e minacce nei confronti del giornalista. La diffusione di numeri di telefono e altri dati personali sui social media, seguita da una caccia ingiustificata a Scariolo è una violazione inaccettabile dei principi fondamentali della libertà di stampa e della sicurezza personale.
La FED sottolinea ancora una volta che attacchi come quelli subiti da Scariolo minacciano non solo la sua sicurezza personale, ma anche il libero scambio di idee e informazioni, pilastri fondamentali della nostra società. La Federazione Editori Digitali, quindi, riafferma il suo impegno per la difesa della libertà di stampa e l'integrità dei professionisti dell'informazione digitale."
Un altro caso, forse anche più inquietante, si è verificato ad Agrigento, dove le bordate alla libertà di stampa sono arrivate addirittura da prefettura, procura e sindaci.
Ad intervenire la FNSI, Federazione Nazionale Stampa Italiana, che denuncia: "In una nota delle Prefettura di Agrigento si dà conto di una riunione in cui i sindaci della Provincia hanno evidenziato “nel dettaglio gli episodi di gogna mediatica cui sono stati vittime negli anni di sindacatura in relazione alle scelte di governo operate”. Nella stessa nota, si legge che è stato affrontato “anche il tema della stampa locale quale leva per strumentalizzare il dissenso nei confronti dei Sindaci in carica, degli attacchi sui social network che raggiungono livelli di violenza verbale inaccettabili, dei numerosi esposti anonimi indirizzati alla Procura della Repubblica e alla Prefettura, fino ad arrivare alle aggressioni fisiche ai dipendenti comunali addetti alle attività di sportello”. L’Associazione siciliana della stampa e la sezione di Agrigento esprimono sorpresa per i contenuti di queste affermazioni che in maniera generica colpiscono la categoria dei giornalisti impegnati a raccontare i fatti nel rispetto delle regole deontologiche e dei limiti imposti alla libertà di espressione. Gli amministratori comunali, come ciascun cittadino, hanno diritto a tutelarsi nelle sedi opportune e a chiedere rettifiche alle testate giornalistiche. Non certamente quello di additare un’intera categoria impegnata a informare l’opinione pubblica senza essere costretta a subire censure o limitazioni. L’Associazione siciliana della stampa e la sezione di Agrigento sono al fianco dei colleghi, e lo sarà in tutte le forme, affinché l’attività giornalistica possa essere svolta secondo i principi costituzionali realizzando anche il peculiare compito di “cane da guardia del potere”.
Qui l'attacco a giornali e giornalisti è quindi ancora più velenoso e pericoloso: afferma, con una generalizzazione illogica ed inaccettabile, che la Stampa possa essere la causa del dissenso nei confronti degli amministratori pubblici, come se in realtà la causa effettiva non sia la loro inadeguatezza e quello che combinano nei casi in cui finiscono oggetto di inchieste giornalistiche che poi spesso diventano o sono anche giudiziarie.
Poi ci si mette anche il Procuratore della Repubblica di Agrigento:
Ora, se ad Agrigento sono accaduti casi specifici che violano leggi vanno perseguiti e comunque eventualmente dichiarati in maniera specifica, ma parlare genericamente di “linciaggio mediatico” non è ragionevole e non rientra nelle competenze di magistrature, prefetture e sindaci fissare i limiti ed i metodi della libertà di Stampa: rispondano sui fatti quando hanno da rispondere, ma pretendere il silenzio è cosa che si possono e si devono scordare.
Questo è un brutto comunicato, una presa di posizione debordante e generica riferita ad indefinite “notizie di stampa” che non rientra nelle funzioni di un Procuratore, il quale rappresenta un potere fortissimo e delicatissimo, la cui assoluta indipendenza ed autorevolezza vanno preservate ad ogni costo e rientrano tra le massime garanzie della democraticità di un sistema, a patto che si rispetti l'altrettanto fondamentale indipendenza ed autorevolezza di chi gli altri poteri è chiamato a raccontare e, quando il caso, denunciare all'Opinione Pubblica.
Se si perde di vista questo, salta tutto.
E non sarà un bene per nessuno.