Era attesa la sentenza di primo grado del processo “Black Job” che nel 2018 ha coinvolto l'Ispettorato Regionale del Lavoro di Catania.
Un'indagine estremamente complessa, con esiti investigativi che nel corso del dibattimento hanno visto interpretazioni diametralmente opposte rispetto alle fasi iniziali, almeno per alcuni dei capi di imputazione.
L'ex dirigente dell'ispettorato del lavoro di Catania Domenico Amich è stato condannato a sette anni di reclusione. Le accuse nei suoi confronti riguardano l'utilizzo di un numero di protocollo falso e la predisposizione di false ordinanze di archiviazione delle sanzioni a carico di un'imprenditrice.
Assolto da''accusa di corruzione l'ex deputato regionale Marco Forzese, riconosciuto colpevole solo della sottrazione di documenti, contestazione per la quale è stato condannato in primo grado a tre anni di reclusione.
Condannato anche l'imprenditore Salvatore Calderaro, che sarebbe stato favorito da questo occultamento documentale.
Rosa Maria Trovato e Giovanni Patti, entrambi condannati a sei anni e un mese di reclusione per corruzione. Le accuse, contestate in concorso con Amich, riguardavano la predisposizione di un'ordinanza di archiviazione senza presupposti validi.
Nello stesso processo è stato assolto l'ex consigliere comunale di Forza Italia Antonino Nicotra "perché il fatto non è previsto dalla legge come reato."
Ma probabilmente la parte della sentenza che sta suscitando maggiore attenzione riguarda la condanna subìta da due notissimi esponenti dell'associazionismo cattolico: Ignazio Maugeri e Franco Luca, entrambi riconosciuti come personalità integerrime e da sempre impegnate nel volontariato oltre che nelle rispettive professioni.
Nel loro confronti il Tribunale ha emesso una condanna a sei anni, nonostante la richiesta di assoluzione piena formulata in una lunga e dettagliatissima requisitoria del Pubblico Ministero Fabio Regolo, che ha ricostruito i vari passaggi dell'intricata vicenda, arrivando alla conclusione che la lettura dei fatti documentati dalla difesa e riscontrati in dibattimento dovevano condurre ad una diversa valutazione rispetto alle accuse iniziali.
Il Tribunale ha però deciso in maniera diversa ed adesso i difensori attendono i 90 giorni fissati per il deposito delle motivazioni sulla base delle quali impostare il probabile appello.
La condanna nei confronti dei due esponenti delle ACLI era inattesa, e non solo per la ricostruzione fatta dal PM Regolo che ne ha chiesto l'assoluzione, ma anche per il fatto che sin dalle prime ricostruzioni giornalistiche fatte all'epoca, non si riusciva a capire quale potesse essere l'utilità personale di Maugeri e Luca nell'andare a corrompere il dirigente dell'Ispettorato del Lavoro per questioni che riguardavano l'ente di formazione ENAIP, che si trovava in una intricata questione di vertenze civili e con l'erario che però erano in fase di soluzione.
Tanto è vero, come riportiamo sotto, che nel procedimento tributario collegato l'allora presidente ENAIP Franco Luca venne prosciolto.
La vicenda è ben ricostruita dal PM Regolo che, con assoluta onestà intellettuale, dedica molte delle pagine della sua requisitoria a chiarire i vari passaggi, i quali, nell'approfondimento dibattimentale, trovano interpretazioni diametralmente opposte rispetto ai primi esiti investigativi.
Il procedimento penale, sin dal momento in cui si origina con l'indagine, è infatti un rito particolarmente delicato, e spesso vive un percorso tortuoso, da seguire con scrupolo e rigore perché alla fine attiene alla vita delle persone, che ne possono uscire devastate solo per la lettura non corretta di un brogliaccio d'intercettazione o per l'interpretazione di fatti che poi si rivelano diversi dall'apparenza.
E questo probabilmente sarà un processo da manuale sotto questo aspetto.
Basta leggere gli atti per comprendere come sono molti i fatti che si prestano ad interpretazioni del tutto contrapposte, e la loro lettura combinata sembrava dovesse condurre ad una soluzione diversa, la più rilevante della quali la richiesta da parte della Pubblica Accusa di assoluzione piena per i due esponenti della ACLI, nei confronti dei quali le accuse si sono basate su mezze frasi intercettate nel corso di incontri amicali che nulla avevano a che fare con scambi di favori, o con impegni per assunzioni peraltro illogiche (si sarebbero adoperati per far ottenere un posto a tempo determinato ad un congiunto che già lo aveva a tempo indeterminato), di prestazioni mediche risultate regolari e di attestazioni da parte dell'Ispettorato del Lavoro alla fine riconosciute come non solo legittime ma addirittura dovute.
Peraltro, nella requisitoria del PM, si dà anche atto che gli imputati nel procedimento tributario che sarebbe alla base di questo per corruzione, avevano espressamente rinunciato anche alla prescrizione, proprio per vedersi riconosciuta l'innocenza che infatti è arrivata.
Inoltre finiscono a carico di Franco Luca nella fase preliminare alcune intercettazioni in cui il vero protagonista è un altro Luca, che in realtà si chiama Rosario e che non c'entra niente con Franco, ma contribuiscono a rendere ancora più confuso il quadro probatorio.
Ed è proprio la sorte dei due esponenti dell'associazione cattolica che sta suscitando la maggiore attenzione, finiti nei guai per essersi adoperati per il salvataggio di un ente di formazione delle ACLI che si era trovato invischiato in una serie di contenziosi civili e tributari, causati come al solito e come in tanti altri casi simili, dai ritardi nei pagamenti dovuti da parte della Regione.
Tuttavia, come dicevamo prima, tutti i contenziosi risultavano risolti e quindi la stessa Pubblica Accusa ha dovuto riconoscere che non si è riusciti a comprendere quale utilità avessero Luca e Maugeri a corrompere il dirigente dell'Ispettorato del lavoro Amich.
La ricostruzione del PM Regolo, esibita con la discussione del 28 febbraio 2023, si era infatti conclusa con l'affermazione: “Ritengo che non vi siano gli elementi per chiedere la condanna... anzi, che vi siano gli elementi per chiedere l’assoluzione piena per quanto riguarda Amich, Luca e Maugeri in relazione al capo C, per tutto quello che ho detto in queste ore di discussione.”
A distanza di un anno da quelle dettagliate ricostruzioni della Pubblica Accusa, il Tribunale è giunto ad una conclusione opposta nei confronti di Maugeri e Luca, per la quale non resta che attendere le motivazioni, consapevoli della complessità del processo penale e del fatto che il sistema su tre gradi di giudizio, con la relativa presunzione assoluta di innocenza, sia tra le più grandi conquiste della civiltà giuridica.
È opportuno anche segnalare come l'esito di questa vicenda, per quanto provvisorio in primo grado, rappresenta un precedente ed un monito per tutti quegli amministratori di enti benefici e di volontariato che a volte, nella convinzione di fare del bene adoperandosi per le proprie associazioni, finiscono nei guai.
Ovviamente questo non può legittimare comportamenti scorretti sotto l'ombrello delle iniziative benefiche, anzi al contrario, però di fronte a quadri così controversi come in questo processo, non si può non riflettere.
E non è un buon segnale, bisogna pur dirlo, con rispetto, ma bisogna dirlo.
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