È di questi giorni l’avviso apparso sui social di AMTS relativo alla rimodulazione del servizio di trasporto invernale a partire dall'8 gennaio.
A seguito delle numerose segnalazioni giunte presso la nostra redazione, abbiamo esaminato il programma di esercizio appena pubblicato.
Effettuando un conteggio del numero di autobus impiegati nei giorni feriali nelle ore antimeridiane, emerge che le 42 linee verranno esercitate con appena 91 vetture ed addirittura con soli 74 autobus nel pomeriggio, il minimo storico dalla nascita della vecchia AMT.
Il servizio viene tarato e parametrato su un tetto massimo di km annui per i quali la Regione Siciliana riconosce alle aziende di trasporto pubblico un’erogazione monetaria per sostenere, parzialmente, il costo del servizio; erogazione tuttavia legata all’effettivo numero di km effettuati e non a quelli inizialmente previsti.
Il massimo rimborsabile dalla Regione per il servizio urbano di Catania corrispondeva negli scorsi anni a circa 120 autobus circolanti in città, limite poi abbassato a circa 105 autobus a causa della riduzione dei servizi comunali per via della dichiarazione di dissesto finanziario.
Con la graduale uscita dalla situazione di dissesto del Comune ci si sarebbe aspettati un lento ritorno agli standard minimi di servizio, ovvero le 120 vetture.
Ed invece, si assiste ad ulteriori tagli che penalizzano enormemente le periferie e che, di fatto, lanciano un segnale in preoccupante controtendenza rispetto alle tanto sbandierate politiche di mobilità sostenibile.
Questo comporta il drastico calo dell’utenza che è visibile ad occhio nudo sol facendo un giro in città e vedendo autobus vuoti o semivuoti, circostanza mai verificatasi in passato.
Basta solo evidenziare un dato relativo ad alcune frequenze nelle periferie.
Partendo da quelle più dimenticate, oggi servite da una sola linea con frequenze che oscillano dai 45/50 minuti come Canalicchio (zona ovest, linea 744 e zona est, linea 247), Picanello (zona Duca Abruzzi, linea 530 e zona Galatioto, linea 241), S.M. Goretti (linea 524), Ognina (linee 935 e 948, quest’ultima addirittura ogni ora e venti), Librino parte ovest (linea 802), San Nullo/Trappeto Nord (linea 433) e addirittura il popoloso Corso Indipendenza (linea 632 ogni 45 minuti e perfino ogni ora e mezza nel pomeriggio).
Ci sono anche i casi limite, con zone servite da unica linea con oltre un’ora di frequenza come ad es. via Plebiscito (linea 431), San Giovanni Galermo, zona Balatelle (linea 701), Trappeto Sud (linea 702), Circonvallazione (linea 628) per arrivare alla zona Medaglie d’Oro/Cappuccini con frequenza ogni ora e quaranta (!) (linea 642).
Non se la passano tanto meglio quelle periferie che hanno sempre avuto un servizio con più linee di transito e con frequenze storicamente basse (da 10 a 15 minuti) e che adesso possono fruire di una sola linea con frequenze che oscillano dai 20 minuti (ad andar bene) a 30/35 minuti, com’è il caso del viale M. Rapisardi, nonché di quartieri popolosi come San Giovanni Galermo (linea 726), Villaggio Sant’Agata (linea 830), Barriera/Canalicchio (linea 929), San Giorgio (linea 925) e Zia Lisa (linea 523).
Capitolo BRT.
Non ci sono notizie sulla realizzazione della linea BRT2 che dovrebbe tagliare l’asse dei viali, fondamentale per la disastrata viabilità del v.le M. Rapisardi, mentre il BRT5, inaugurato lo scorso anno, al momento ha avuto l’unico effetto di prolungare nel deserto (in direzione Cerza/Cannizzaro) il vecchio 2-5 che certamente era più puntuale e più funzionale dell’attuale BRT in quanto collegava il corso Italia ed il centro storico con piazza Borsellino e con le linee che vanno a sud della città.
Il caso ATM Messina che invece migliora
Per fare un raffronto con una realtà vicina siamo andati a dare uno sguardo al sito internet di ATM Messina, azienda siciliana che negli ultimi decenni ha vissuto crisi profondissime, tanto da attestarsi a fanalino di coda tra le città metropolitane italiane in tema di trasporto pubblico urbano, con un servizio di appena 40/50 autobus.
Effettivamente, andando ad analizzare il servizio offerto, i dati segnano un’evidente crescita, in netta controtendenza rispetto a quanto sta accadendo a Catania.
Nell’ultimo quinquennio ATM Messina ha saputo risollevarsi puntando sull’innovazione, sul rinnovo del parco veicolare, su un personale motivato e gratificato, arrivando quasi a pareggiare il servizio attualmente offerto da AMTS Catania, seppure in una città con un numero nettamente inferiore di abitanti.
ATM Messina, infatti, oggi riesce ad esprimere un servizio di 84 autobus, garantendo maggiore puntualità e certezza negli orari, tanto da indicare nei propri tabellini anche i minuti dei passaggi alle fermate, chimera per Catania.
Il servizio pubblico di Messina, pur non potendosi considerare su standard di livello nazionale, oggi esprime un autobus ogni 2600 abitanti circa (219.000 abitanti/84 autobus), mentre Catania sulla carta ne esprime uno ogni 3300 abitanti circa (299.000 abitanti/91 autobus).
Il dato, tuttavia, diventa ancor più pesante se si considera la mole di popolazione universitaria e di lavoratori che vivono in città ma non hanno la residenza, nonché la mole di popolazione che ogni mattina si riversa in città dai paesi dell’hinterland (non meno di 200/300 mila).
In pratica il dato è tristemente raddoppiato, ovvero 1 autobus ogni 6 mila persone.
Quindi la domanda: che succede in AMTS?