Confindustria Catania è ancora una volta nella bufera.
Una burrasca cominciata ben prima delle traumatiche dimissioni dell'ultimo presidente, quell'Angelo Di Martino a capo del colosso omonimo dei trasporti e logistica finito nelle maglie di una brutta inchiesta di mafia, tra pizzo pagato da almeno vent'anni ed altre connessioni in corso di accertamento.
In effetti i cattivi presagi che l'organizzazione datoriale avrebbe preso una china difficile erano cominciati proprio al momento della controversa elezione di quella presidenza e del suo comitato di vicepresidenti, con scontri feroci, ritiri rocamboleschi e l'esclusione dal board di alcune tra le più importanti categorie, Turismo e Sanità in primis.
L'abbiamo seguita e raccontata con attenzione e dovizia di particolari la saga.
Sembrava che con le dimissioni Di Martino si fosse raggiunto l'acme, sanabile con il rapido avvio della procedura elettorale per il rinnovo delle cariche, per come imposto dalla normativa interna.
E invece la situazione si complica.
Dimesso il presidente, l'art.17 dello statuto dell'associazione stabilisce che venga sostituito dal vice presidente vicario per l'indizione delle elezioni entro i successivi 120 giorni e che, ai sensi del successivo art. 20, debba adempiere ai soli compiti statutari, in pratica la mera ordinaria amministrazione.
Vice presidente vicario è stato nominato dal dimissionario Angelo Martino il rappresentante dell'ANCE Gaetano Vecchio, che sta adesso gestendo questa delicata fase di transizione, con qualche attivismo che alcuni ritengono non proprio di ordinaria amministrazione.
A partire dai punti all'ordine del giorno della riunione del Consiglio Generale che era stato convocato per il giorno 9 gennaio e che, per le ragioni-bomba che racconteremo dopo, è stato rinviato a data da destinarsi.
Questo l'ordine del giorno:
- Comunicazioni del Vice Presidente Vicario;
- Delibera finanziamento al Sistema Regionale – Assestamento posta dibilancio previsionale 2023 - Ipotesi di modifica delle Intese Organizzative e dello Statuto di Confindustria Sicilia;
- Sezioni merceologiche: valutazioni ed eventuali modifiche;
- Approvazione nuovo Regolamento della Piccola Industria di Catania;
- Auto di rappresentanza - ratifica delibera Consiglio di Presidenza;
- Associazioni di categoria e di settore – valutazione adesioni;
- Ratifica determine;
- Sorteggio dei componenti la Commissione di Designazione;
- Varie ed eventuali.
Lasciando stare quali di questi punti siano compatibili con i limiti ai poteri sostitutivi imposti dallo statuto, sono il 2 ed il 5 a scatenare il mormorio all'interno dell'associazione, e non solo all'interno.
Il punto 2 risulterebbe in aperto conflitto d'interesse proprio col vice presidente vicario Vecchio che risulta designato presidente di Confindustria Sicilia, incarico al quale non può accedere per un debito contributivo di circa 70 mila euro che la federazione catanese avrebbe con quella regionale, come dichiarato in una comunicazione dello stesso Vecchio ai componenti il Consiglio Generale.
Vicenda che in qualche modo si collega al punto 5, che riguarda l'ingarbugliatissimo acquisto di una macchina di rappresentanza che il decaduto comitato di presidenza, di cui Vecchio era appunto il Vice Presidente Vicario, avrebbe acquistato per circa, guarda caso, 70 mila euro, gli stessi che mancano per pagare Confindustria Sicilia.
La cosa singolare è che l'auto, una prestigiosa Mercedes Serie S, pare sia stata acquistata presso una delle società dell'allora presidente Di Martino, la COMER SUD, e che il bonifico sia stato eseguito con cortesissima sollecitudine.
Il tutto, a norma di statuto, senza averne i poteri, tanto da dover essere portata in Consiglio Generale per la ratifica di cui al punto 5.
Vicenda che probabilmente avrà significativi strascichi, posto che la maggior parte dei consiglieri difficilmente vorrà caricarsi le responsabilità dei componenti il comitato esecutivo che ha deliberato l'acquisto di un'auto di rappresentanza così esosa e per di più in conflitto d'interesse con l'allora presidente, per di più considerato esagerato visto che già c'era in uso una fiammante Lancia Thema, finita in permuta oltre la parte contante.
Insomma, un'affare anche se non è chiaro per chi: difficilmente per i soci di Confindustria Catania che forse le proprie quote le vorrebbero impiegate in altro modo e magari qualcuno di loro lo dirà nel corso della prossima riunione, al netto di possibili deferimenti ai probiviri per questo uso dei fondi sociali.
I due punti, 2 e 5, sono quindi collegati perché, a parte l'eventuale conflitto d'interesse del vicario Vecchio, se magari non avessero speso irregolarmente quei 70 mila euro per un auto di rappresentanza si sarebbe più facilmente potuto estinguere il debito con Confindustria Sicilia, senza troppo dolore per i soci.
Ma in ogni caso la riunione del Consiglio Generale adesso è saltata, rinviata dal vice presidente vicario Vecchio ufficialmente “a causa di imprevisti di natura personale”, in realtà molto più probabilmente per un corto circuito che si è creato con la rappresentanza istituzionale della regione, causato proprio dal tentativo di coinvolgere la politica a proprio favore, provando poi a screditarla quando il gioco è saltato.
Ed è scritto nero su bianco proprio nella lettera di rinvio firmata da Vecchio che alleghiamo in calce.
Proviamo ad essere più precisi per i non addetti ai lavori, ai quali invece è tutto noto e chiarissimo.
Il vice presidente vicario Vecchio, nel rinviare il Consiglio Generale del 9 gennaio, scrive ai suoi associati, testuale: "Approfitto, però, della presente per segnalare a tutti Voi il pericolo di quanto sta accadendo in questi ultimi giorni, a causa dell’intromissione della “politica dei partiti” nelle dinamiche interne alla Nostra Associazione.
Esponenti di Vertice di partito, per altro rappresentanti di importanti cariche istituzionali, hanno deciso che anche Confindustria Catania debba diventare loro terreno di confronto e feudo elettorale"
Un'accusa gravissima che tuttavia è opportuno “smorfiare”, considerata l'importanza delle parti coinvolte e del ruolo dell'ente datoriale.
Il presidente Vecchio, in questa lettera che alleghiamo in calce insieme agli altri atti citati, ammette che il terreno di scontro è stato l'elezione del presidente della sezione Trasporti di Confindustria Catania, risultato importante perché quello eletto sarà poi uno dei “grandi elettori” del futuro presidente di Confindustria Catania che avrà il compito di far superare all'organizzazione “l'incidente Di Martino”.
Ora, della sezione Trasporti fanno parte tre società pubbliche che per numero di voti espressi possono determinare l'esito elettorale: si tratta di RFI controllata dal governo nazionale, AST da quello regionale e AMTS dal sindaco di Catania.
Nella sua lettera Vecchio rappresenta una realtà “pro domo sua”, addirittura con citazione scalfariana degna di miglior causa, ma in realtà confessando egli stesso quanto era accaduto e che è esattamente all'opposto di quanto vorrebbe far credere ai suoi associati.
Scrive Vecchio: “Si stanno registrando arroganti condizionamenti della libera espressione di voto, arrivando addirittura a fare revocare deleghe già regolarmente consegnate agli atti dell’Associazione.”
Ecco quindi la confessione: in pratica Vecchio ammette che aveva ottenuto per il proprio candidato, non si sa come, le deleghe delle società pubbliche e che poi queste deleghe erano state ritirate.
E perché mai se le deleghe delle società pubbliche venivano gestite da qualcuno di sua fiducia, sarebbero state legittime e non invasive da parte della politica e se invece vengono più correttamente sottratte allo scontro interno diventerebbero “intollerabili ingerenze?”.
Quindi la realtà è diametralmente opposta alla versione che si è tentato di far passare.
Emerge infatti il ruolo assunto dal presidente dell'Assemblea Regionale Siciliana on. Gaetano Galvagno, l'alto rappresentante indicato da Vecchio senza nominarlo, che è stato investito, proprio per il suo ruolo di garanzia, della faccenda delle deleghe ed ha ritenuto di risolverla con apprezzabile equilibrio istituzionale.
Appreso infatti che vi era in atto un aspro scontro interno tra candidati contrapposti, il presidente Galvagno ha ritenuto che società a capitale pubblico, e quindi portatrici di interessi generali, non dovessero prendere parte alla contesa, preferendo più correttamente che si astenessero e su questa linea si è confrontato con le autorità responsabili del loro indirizzo politico che ne hanno convenuto provvedendo al ritiro delle deleghe.
Sarà interessante seguire gli esiti del prossimo Consiglio Generale, magari in diretta streaming…
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