Il presidente della regione siciliana Renato Schifani, appena dichiarato prescritto per l'accusa di concorso esterno in associazione a delinquere e rivelazione di notizie riservate nell’ambito del cosiddetto processo sul “Sistema Montante”, prescrizione alla quale a tutt'oggi non ha rinunciato come richiesto dal CODACONS, ha vissuto ieri una giornata di passione.
A darne notizia il Fatto Quotidiano che gli dedica l'apertura di prima pagina ed ampio spazio all'interno.
Il tema è delicatissimo, la gestione dei rifiuti in Sicilia ed in particolare la costruzione dei famigerati termovalorizzatori, che da almeno un ventennio causano sfortune politiche di ogni tipo.
La querelle nasce dalla pretesa di Schifani di essere nominato dal governo Meloni “Commissario Straordinario” per il settore dei rifiuti, come già accade periodicamente per la Sanità o più recentemente per l'autostrada A19 o meglio ancora per la realizzazione della Ragusa-Catania: tutte robe che funzionano benissimo, come si sa.
All'idea di una nomina simile, che trasformerebbe un anziano presidente in una sorta di imperatore con poteri assoluti praticamente su tutto, si oppone ovviamente il Movimento per l'Autonomia di Raffaele Lombardo che esprime l'assessore al ramo Roberto Di Mauro: non si capisce infatti che ci starebbe a fare un “assessore commissariato”.
Il Fatto Quotidiano (leggi qui) ricostruisce la giornata di ieri al cardiopalma per Schifani che si sarebbe presentato al Senato per ottenere protezione dal leader di Forza Italia Tajani ma anche l'appoggio del presidente La Russa.
Il tema delle suppliche, riportato con virgolettati dal quotidiano diretto da Marco Travaglio, è appunto i due termovalorizzatori che dovrebbero essere costruiti in Sicilia, e scrive il fatto: "Il governatore vorrebbe che Palazzo Chigi lo nominasse commissario, mentre il leghista (Salvini, ndr) sostiene che a gestirli debba essere l'assessore all'Energia degli autonomisti. Roberto DI Mauro, La Lega in Sicilia e federata proprio con Lombardo, un patto di ferro in vista delle Europee, Schifani lo spiega a Tajani: "Salvini doveva nominarmi commissario come Draghi con Gualtieri a Roma e invece non l'ha fatto, è inaccettabile.".
Ed è a questo punto che il presidente minaccia le dimissioni che, come sappiamo, con l'attuale normativa elettorale si traduce nella più potente arma ricattuale in mano ad un governatore, provocando con esse lo scioglimento dell'intera assemblea regione e così scatenando ogni volta il panico tra i vari deputati, peones soprattutto, che all'idea di tornare a doversi fare una campagna elettorale rinunciano spesso alle briciole di dignità rimaste.
Schifani si lamenta con Tajani della crescente iniziativa politica del Movimento per l'Autonomia che, anche grazie al rinnovato patto federale con la Lega del vice premier Salvini, ha recuperato un ruolo centrale nella politica regionale e si è ormai accreditato come argine allo strapotere, con pochi risultati peraltro, preteso dal presidente forzista.
Se la questione è quindi diventata politica, resta la domanda: perché Schifani tiene tanto ad essere nominato commissario per gestire la costruzione dei termovalorizzatori?
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