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La Camera di Commercio, la Corte Costituzionale, la vittoria di Pirro e un sistema che non funziona

14-12-2023 07:07

Pierluigi Di Rosa

Cronaca, SAC&CamCom, Focus, Laterale,

La Camera di Commercio, la Corte Costituzionale, la vittoria di Pirro e un sistema che non funziona

E ora che combinano?

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La storia della Camera di Commercio del Sud Est è semplicemente pazzesca.

Alla maggior parte dei cittadini catanesi, siracusani e ragusani non interessa niente, e fanno male a non occuparsene perché quanto gli accade intorno, sopra e sotto, riguarda le imprese per le quali lavorano o da cui acquistano prodotti e servizi.

 

E, come se non bastasse quanto sopra, nel caso specifico la Camera del Sud Est controlla e dirige la SAC, e quindi l'aeroporto di Catania, la cui storia, come sappiamo, è ancora più pazzesca.

 

Anche di questo ente, che è pubblico, ci siamo occupati a lungo e, ovviamente, continueremo ad occuparcene, come di tutte le storie assurde di questa incredibile città.

 

Veniamo all'ultima notizia, che ha risvegliato l'attenzione sulla Supercamera ormai commissariata da quasi un anno, perché in Sicilia funziona così: è tutto commissariato.

 

È stata pubblicata la sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittimo “l'art.54-ter, comma 2, del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73 (Misure urgenti connesse all’emergenza da COVID-19, per le imprese, il lavoro, i giovani, la salute e i servizi territoriali), convertito, con modificazioni, nella legge 23 luglio 2021, n. 106.”

 

Non ripercorriamo tutta la storia, chi legge è molto probabile che la conosca già e magari è solo interessato a come la raccontiamo noi.

 

Chi non la conosce, sarebbe bene che si informasse per i motivi di cui al secondo rigo.

 

Il dato immediato è che, avendo ottenuto la dichiarazione di incostituzionalità, a vincere sia il ricorrente, cioè Pietro Agen, all'epoca presidente della Camera di Commercio del Sud Est e presidente di ConfCommercio Catania, assistito dal prof. avv. Agatino Cariola.

 

L'aspetto più paradossale è che, se non si fosse allora dimessa la giunta camerale presieduta, appunto, da Agen, oggi sarebbe tornata in sella come se nulla fosse accaduto.

 

Una vittoria di Pirro però, perché nel frattempo è praticamente cambiato il mondo intero, nel vero senso della parola, e gli assetti sono talmente mutati che è difficile capirci qualcosa e, soprattutto, riuscire ad indovinare come andrà a finire una partita che adesso si comincia a giocare davvero.

 

Allo stato dei fatti, il tentativo di scorporare le tre camere di commercio, riconoscendo l'autonomia di quella di Catania in particolare, è praticamente fallito e adesso si dovrà procedere nei termini di legge ad indire le elezioni per il rinnovo delle cariche statutarie.

 

In realtà la situazione potrebbe essere più complicata.

 

Gli scontri che hanno alla fine determinato il commissariamento della camera del Sud Est e la sua consegna ad una parte infinitesimale della politicanza regionale, hanno provocato macerie tra gli enti datoriali e le associazioni che in realtà dovrebbero essere le uniche depositarie della sua gestione.

 

Le Camere di Commercio, recita la legge che le regola, "sono enti autonomi di diritto pubblico - tecnicamente "autonomie funzionali" - che operano a livello provinciale con competenze promozionali, amministrative e di supporto alla comunità economica.

La loro missione è lo sviluppo del sistema delle imprese e dell'economia locale, attraverso una sintesi delle esigenze di tutti i settori economici, rappresentati negli organi camerali attraverso le rispettive associazioni di categoria."

 

Al momento, queste associazioni di categoria sono state totalmente tagliate fuori dalla politicanza e, nello specifico, da quella che rimane la madre di tutte le questioni: la gestione dell'aeroporto di Catania.

 

Una gestione, quella dell'aeroporto tramite la SAC, che è contestata da tutte le parti, con pesantissimi rilievi pubblicamente espressi non solo dalle associazioni di categoria, che dovrebbero gestire la Camera di commercio che di SAC è socio di maggioranza, ma anche dal sindaco metropolitano Trantino che, in consiglio comunale, ha dovuto ammettere che l'attuale governance gli nega persino gli atti di gestione: follia pura.

 

Ora, torniamo alla sentenza della Corte Costituzionale che fissa qualche punto ma ne apre diversi di scenari, non potendo certo risolvere la questione politica che sta alla base della questione: chi deve gestire il sistema camerale?

 

Di certo non la politicanza.

 

La sentenza della Corte, che ad ogni buon conto alleghiamo in calce, ha infatti accolto il ricorso sulla base di alcuni rilievi tecnici  che nulla tolgono al dibattito che ne è all'origine: l'assetto delle camere siciliane funziona con gli accorpamenti fatti o sarebbe meglio ridisegnarlo sulla base dell'esperienza precedente?

 

La maggior parte delle associazioni di categoria si sono espresse nel senso che l'esperimento di accorpare Catania, Siracusa e Ragusa non sia stato utile allo sviluppo delle economie del territorio e sarebbero orientate a nuovi assetti.

 

Qui e solo qui dovrebbe intervenire il legislatore, purtroppo sinora condizionato da governi pasticcioni e ministri competenti totalmente incapaci.

 

La Corte ha censurato l'art.54 che scorporava le camere siciliane per due motivi fondamentali.

 

Il primo: “il riordino delle CCIAA previsto dall’art. 54-ter, comma 2 – in quanto adottato unilateralmente dallo Stato, in assenza del necessario coinvolgimento della Regione Siciliana – violerebbe il principio di leale collaborazione.”

 

Il secondo: “ritiene che la disposizione in esame, inserita in sede di conversione del d.l. n. 73 del 2021, violi l’art. 77, secondo comma, Cost., essendo priva di omogeneità rispetto all’oggetto e alle finalità di questo decreto.”

 

Ora, cassata quella norma, la conseguenza immediata è che deve immediatamente attivarsi il procedimento elettorale che conduca al ripristino degli organi statutari della Camera del Sud Est per come era in precedenza al tentativo di riordino, riconsegnandone la gestione in capo alle associazioni di categoria come prescritto dalla legge.

 

Ma, come scrivevamo prima, il mondo è davvero cambiato e sarebbe abbastanza presuntuoso ed irrazionale che il governo nazionale non prendesse atto delle posizioni assunte a livello locale e non aprisse un tavolo per tentare di rendere efficiente un sistema che, sinora, tale non si è dimostrato.

 

Il tema di fondo, infatti, è riportare le camere di commercio, tutte, alle loro funzioni originarie: di servizio, sostegno e stimolo ai sistemi produttivi dei rispettivi territori.

 

Le economie gestionali che si volevano raggiungere con gli accorpamenti, in realtà non si sono mai realizzate e la difficile convivenza tra più localismi non ha prodotto alcuna sinergia, anzi.

 

Sarebbe quindi quanto mai opportuno che, mentre si attiva il dovuto processo di ripristino degli organi legittimi, il governo centrale aprisse un tavolo serio per risolvere una questione che rischia di trascinarsi in maniera pericolosa per gli interessi dei vari territori.

 

Certo, se si guarda a quello che hanno sinora combinato i ministri che si sono succeduti nella competenza di settore, da Giorgetti ad Urso, non è facile confidarci. Vedremo

 

Poi, una chiosa interessante riguarda il secondo motivo di censura da parte della Corte, lo ripetiamo: “ritiene che la disposizione in esame, inserita in sede di conversione del d.l. n. 73 del 2021, violi l’art. 77, secondo comma, Cost., essendo priva di omogeneità rispetto all’oggetto e alle finalità di questo decreto.”

 

Questo principio, in pratica, affossa tutti i cosiddetti “Decreti Omnibus”, cioè quei provvedimenti legislativi in cui si inserisce di tutto e di più, in genere norme che non c'entrano niente con l'oggetto della legge in cui vengono infilati emendamenti di ogni tipo, e così si apre la strada ad eccezioni di costituzionalità di portata gigantesca.

 

Ma questa è un'altra storia, se possibile ancora più complessa.

 

Da queste parti interessa più semplicemente capire cosa faranno adesso le associazioni di categoria per ripristinare un minimo di legalità nella gestione di un ente pubblico dalla cui capacità dipende gran parte dello sviluppo ordinato dell'economia locale.

 

Oltre che, almeno al momento, una ragionevole e sostenibile conduzione di un aeroporto che di certo non può continuare ad essere gestito in questo modo.

 

Vedremo alla prossima puntata.


Leggi anche:  






























































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"SAC Aeroporto di Catania, negato accesso agli atti: Ma non era tutto trasparente?"

 

Nella denuncia hanno sostenuto che "gli atti erano stati secretati per tutelare il processo di privatizzazione in virtù del principio di libera concorrenza." 

 

E noi ridiamo!











































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