La notizia è di quelle enormi, esagerate, come spesso accade da queste parti.
L'assessora alla Famiglia e Lavoro Nuccia Albano, esponente della Nuova Democrazia Cristiana di Totò Cuffaro che sul tema è maestro, si è scoperto essere figlia nientemeno che di un vero e proprio boss mafioso, Domenico Albano, considerato il capo bastone di Borgetto e condannato come complice di quel bandito Giuliano autore del massacro di Portella della Ginestra, quando con la sua infame banda trucidò undici inermi contadini e ne ferì altri 27. Era il Primo Maggio 1947.
Diciamo subito che l'assessore Albano deve dimettersi subito, anche prima, immediatamente. E dopo diremo secondo noi perché.
Ma facciamo un passo indietro, perché dell'assessora volevamo occuparci prima che deflagrasse l'inchiesta di Report che ne ha scoperto l'orrendo fardello.
E ce ne stavamo occupando più banalmente per un esempio di sciatteria politica ed amministrativa che ci era capitata tra le mail di redazione lo scorso 24 ottobre.
L'Albano del titolo è proprio lei, Nuccia, l'assessora cuffariana alla Famiglia e Lavoro.
In pratica ennesimo carrozzone che, a loro dire, dovrebbe:"Analizzare le tendenze e i fenomeni relativi al mercato del lavoro in Sicilia e fornire supporto nella programmazione delle politiche occupazionali della Regione. Con questi obiettivi è stato istituito l'Osservatorio del mercato del lavoro, presso l'assessorato regionale della Famiglia, delle politiche sociali e del lavoro. Ne fanno parte l'assessore, i dirigenti dei dipartimenti del Lavoro, della Famiglia e delle politiche sociali, della Formazione professionale, il presidente del Ciapi, oltre ai rappresentanti regionali del mondo sindacale, datoriale e universitario."
E, sempre nel comunicaot del 24, arriva l'immancabile giubilo: “Per la prima volta - ha detto l'assessore Nuccia Albano - l'attività di studio e di pianificazione delle politiche formative e l'analisi delle richieste delle imprese in Sicilia avranno una reale sede di confronto.”
Per la prima volta?
Altro che!
In realtà l'Osservatorio regionale del Mercato del Lavoro risulta creato addirittura 33 anni fa, con la Legge Regionale 36/1990, che all'art.13 descrive esattamente le stesse competenze che adesso secondo l'assessora cuffariana Albano si starebbero realizzando per la prima volta.
Esempio plastico di come in Sicilia si succedano governi e personaggi che non hanno la minima idea di dove si trovano e di cosa fare, che ripropongono sempre le stesse solfe, tra commissariamenti, tavoli, osservatori, conferenze e via cantando senza risolvere mai nulla.
Non hanno neanche un minimo di fantasia, proprio imbarazzanti e nel frattempo la Sicilia precipita ogni giorno più in basso.
Per quanto ci riguarda, basterebbe questo e anche meno per mandarli a casa. Veramente inadeguati!
Ma invece, nel caso dell'assessora democristiana e cuffariana di ferro c'è molto, ma molto di più.
La bravissima giornalista raggiunge l'assessora Albano ad un evento, non a caso, antimafia e comincia a farle domande di cortesia, che mettono l'ignara dottoressa a proprio agio, convincendola di poter fare la bella figura di assessora che di meglio non c'è.
Fino all'ultima domanda che la tramortisce senza scampo: “Può confermarmi che lei è la figlia del boss mafioso Domenico Albano, capo mafia di Borgetto?”
L'assessore si stravolge in viso e cambia atteggiamento, prima balbettando che è passato tanto tempo, e poi lanciando l'affermazione che non consente repliche: "Non rinnego la storia di mio padre!".
E questo segna lo spartiacque insuperabile.
Intanto il fatto che per tanti anni non abbia mai sentito il dovere di rendere nota questa pesantissima “eredità”, ancor di più quando ha assunto un ruolo così importante di entrare a far parte di un governo regionale.
Certo, il fatto che il governo di cui fa parte è presieduto da Renato Schifani, caso fatto emergere dalla trasmissione Piazza Pulita, che si faceva pagare, come ancheil suo dante causa Totò Cuffaro, le vacanze da ventimila euro da Carmelo Patti della Valtur, considerato nientemeno che il prestanome di Matteo Messina Denaro e con beni confiscati per 5 miliardi di euro, probabilmente l'avrà convinta che l'essere figlia di un boss mafioso condannato potesse “non avere refluenza”, come ha affermato nell'intervista.
O forse anche, ma dovrebbe essere un'aggravante, l'essere il medico legale che ha svolto le autopsie su centinaia di vittime di mafia, tra cui addirittura Giovanni Falcone e Libero Grassi.
Nessuno mette in dubbio professionalità e correttezza, ma si avrebbe il diritto di conoscere le origini di chi interviene in casi e indagini così delicate. Ancor di più se ritiene di non poter “rinnegare” provenienze così pesanti, così insuperabili.
Ci sono figli e parenti di mafiosi, non sono molti, che del rinnegare le proprie origini hanno fatto una battaglia di civiltà e meritano rispetto.
Quelli che non lo fanno, o addirittura lo nascondono e deve arrivare un'indagine giornalistica per farlo emergere, questo rispetto non lo meritano ed in ogni caso non possono rappresentare quelle istituzioni che la mafia sono chiamate a combatterle senza ombre.
Quindi, senza girarci intorno, l'assessora Nuccia Albano deve dimettersi subito, anzi prima.
E se di queste “origini” erano a conoscenza il presidente della regione Renato Schifani che l'ha nominata ed il suo dante causa Totò Cuffaro, sarebbe meglio che comincino a fare qualche passo indietro, prima di fare altri danni.