Si sono svolte le elezioni suppletive nel collegio senatoriale della Brianza, lasciato orfano dalla scomparsa di Silvio Berlusconi.
I risultati sono arrivati nel tardo pomeriggio e tutto sommato hanno confermato i sondaggi.
Il nuovo senatore è erede diretto di Berlusconi, suo collaboratore della prima ora ed in ruoli di primo piano,: Adriano Galliani sostenuto da Fratelli d'Italia, Forza Italia, Noi Moderati e Lega ha ottenuto 67.801 voti, pari al 51,46% risultando eletto con grande distacco.
Secondo infatti è arrivato l'esponente radicale Marco Cappato, uno degli ultimi campioni delle battaglie per i diritti civili, con l'appoggio di parte del centrosinistra, si è fermato al 39,53% con 52.079 voti, che comunque rappresentano un presidio importante.
Pesantissimo il dato dell'affluenza: appena il 19,25% degli aventi diritto al voto ha ritenuto di partecipare.
E quindi ormai sempre più drammatico il segnale che viene da un elettorato che in tutta evidenza non si riconosce più in un sistema ormai ridotto ad oligarchia di tipo sudamericano totalmente scollegata dal paese reale: ma su questo è necessario, ormai indifferibile aprire un ragionamento più approfondito da fare in altra sede.
Invece torniamo alle elezioni brianzole per registrare il caso che sta facendo discutere attorno al risultato della partecipazione del vulcanico sindaco di Taormina Cateno De Luca a queste elezioni suppletive.
La domanda al momento dell'annuncio della sua candidatura, lo scorso agosto: “Ma chi ce lo porta Cateno in Brianza?”
Le risposte di vario tenore, ma il risultato immediato è stato di ottenere comunque una ribalta nazionale e la costante presenza sui principali media, dove il sindaco di Taormina ha colto ogni occasione per rilanciare temi di interesse siciliano e, soprattuto, affermare l'esigenza di alternative ad un sistema che non funziona più: su questo difficile dargli torto.
Come difficile credere che potesse aspettarsi un risultato diverso da quello ottenuto in poco più di 25 giorni di campagna elettorale svolta in un territorio, quello brianzolo, non certo avvezzo alle provocazioni politiche, anzi storicamente piuttosto tradizionalista.
De Luca è riuscito a convincere 2.313 elettori a votarlo, arrivando terzo con l'1,76%.
Ed è su questi numeri che si è scatenata l'altalena di sostenitori e detrattori, entrambe le fazioni costituite a prescindere, per simpatia o antipatia nei confronti del personaggio.
Se si tratta di successo o sconfitta è difficile valutarlo a caldo, la democrazia è materia complicata da maneggiare e le minoranze anche minime hanno non solo ragion d'essere, ma spesso anticipano tendenze capaci di prevalere nel futuro prossimo: il fenomeno Meloni, passata dal 4 al 30% nel volgere di un turno elettorale, è caso da manuale dell'aleatorietà dei risultati.
Ora, De Luca la sua analisi la fa a caldo come al solito sulla sua seguitissima pagina Facebook con limmancabile diretta.
Svolge un ragionamento che pone l'accento sul valore della presenza comunque, l'offerta in ogni caso di una proposta alternativa, che oggi risulta schiacciata, probabilmente prematura ed anche decontestualizzata rispetto alla sua origine localistica siciliana, ma …quello che può accadere domani è difficile da prevedere, perché come abbiamo visto, può sempre capitare di tutto e con il 50% di italiani che non vanno più a votare ed il 30% che da oltre 30 anni sceglie il voto di protesta (di volta in volta Berlusconi, Renzi, Lega, 5Stelle e ora Meloni), non è sconsiderato credere che di sorprese è ragionevole attendersene: magari prima di quanto si possa pensare.
In ogni caso, ascoltare analisi “alternative” al main stream male non fa: