In questi giorni la “politicanza" siciliana tutta è concentrata sulla nomina dei prossimi direttori generali dei vari comparti della sanità pubblica.
Già a leggere alcune dichiarazioni di esponenti di primo e secondo livello della “classe dirigente” regionale, chiamiamola così, ci sarebbe da chiedere l'intervento immediato ed in flagranza di qualche corte internazionale: ammettono bellamente che è in corso una delle più colossali spartizioni clientelari e di potere che si sia mai vista.
Già solo che convochino vertici di maggioranza per discutere di un argomento simile, è prova provata che non esiste alcuna possibilità che la sanità regionale possa funzionare secondo criteri di merito ed efficienza.
Prima o poi la gente capirà che se si muore negli ospedali siciliani per un appendicite o si aspettano anni per una visita, la ragione c'è.
Adesso circolano tre liste che sarebbero il frutto del certosino lavoro di una commissione che ha valutato i candidati agli ambitissimi incarichi di direttore generale.
Questi verbali non sono pubblici e non si conoscono i criteri in base ai quali sono pervenuti alla scelta, sarebbe interessante capire perché ce ne sarebbero 11 “pienamente coerenti”, 38 solo “ maggiormente coerenti” e altri 40 appena “coerenti”.
Già la scelta degli aggettivi “Pienamente coerente”, “maggiormente coerente” e “coerente” per definire i candidati al posto del più consueto “idoneo” lascia perplessi, magari alla prossima selezione li sostituiscono con “fedele”, “fedelissimo” e “schiavo”.
Non ci si dovrebbe stupire più di tanto.
Ma abbiamo divagato rispetto alla domanda che ci proviene da qualche tempo e da più parti: la stabilizzazione del personale impiegato nel periodo covid, i famosi eroi subito dimenticati e sfruttati nei momenti più difficili della nazione, spremuti a più non posso e non solo sul lavoro.
Sono infatti anche stati tra i bersagli principali di ben tre campagne elettorali: si sono fatti da clientes le politiche e regionali 2022 e le comunali di Catania nel 2023. Potrebbe bastare, ma ora si avvicinano le europee…
Fatto sta che ad un certo punto il legislatore nazionale ha deciso, col famoso decreto “milleproroghe” 2023, di favorirne la stabilizzazione, dando certezza a migliaia di giovani che, la maggior parte, hanno dimostrato di saper affrontare emergenze non da poco, ma anche e soprattutto nell'interesse pubblico di coprire posti che mancano nella sanità regionale.
A dire il vero la dirigenza della maggior parte della aziende sanitarie pubbliche ha avuto l'intelligenza di approfittare di questa opportunità, garantendo alle proprie aziende la stabilizzazione di personale giovane e motivato.
L'Ospedale Garibaldi nel 2023 ne ha stabilizzati oltre un centinaio tra personale sanitario ed amministrativo; 86 quelli del Policlinico di Catania; a decine quelle effettuate dalle ASP di Siracusa, Trapani, Palermo, Messsina…e si potrebbe continuare.
L'ASP di Catania, come sappiamo, è gestita dal commissario Maurizio Lanza, ricompreso tra i “coerenti” e che abbiamo già incontrato nelle aule di tribunale, risultando vincitori e non sapendo ancora quanto denaro pubblico è costata la genialata di querelare il nostro giornale.
In questa ASP invece, quella di Catania appunto e a differenza delle altre, il personale ex-covid, pur avendo maturato i requisiti temporali previsti dalla legge, resta appeso alla volontà di chi la gestisce e che adesso dovrebbe spiegare, magari prima che si effettuino le nomine per “coerenza”, per quale motivo non ha ancora stabilizzato ii dipendenti che ne hanno diritto e la cui assunzione definitiva sarebbe ub sicuro vantaggio per la sanità pubblica.
Bastano due righe per spiegare, poi magari torniamo in tribunale.
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