Ieri è esplosa la notizia delle notizie, talmente ovvia che il modo in cui è passata presso l'opinione pubblica rischia di alimentare quella confusione che sta continuando a fare danni all'immagine della Sicilia ed alle sue istituzioni che ne sono rimaste inspiegabilmente prigioniere.
La notizia ovvia è che per l'incredibile incendio all'aeroporto di Catania è che ci sono degli indagati: e ci mancherebbe altro.
I nomi sono ormai noti: L' amministratore delegato della Sac Nico Torrisi, l'accountable manager Giancarlo Guarnera, il responsabile sicurezza Orazio Condorelli e Antonio Palumbo, post holder terminal.
Avviso anche a Cristina Torrisi,Riccardo Sciuto e Carmelo Battiato, dipendenti della società di autonoleggio dal cui ufficio si sarebbe originato l'incendio.
Inciso dell'inciso, per averlo scritto siamo stati ovviamente querelati ed il giudice ha sentenziato che avevamo semplicemente scritto il vero, assolvendoci! Vabbè, altre storie, ancora in itinere.
Quello che sorprende, ma forse neanche tanto, è il modo in cui è passata questa notizia ovvia.
Alcuni titoli hanno posto l'accento sul fatto che sarebbe “atto dovuto” l'avviso di garanzia notificato agli indagati, altri hanno fatto intendere che il motivo dell'indagine siano gli “atti irripetibili” che gli investigatori hanno dovuto compiere: un pò di mistificazione, al limite del depistaggio comunicativo.
La realtà è che l'indagine penale sta seguendo il suo corso, con i suoi tempi e procedure, ma quello che deve scandalizzare è il fatto che le istituzioni politiche, che della SAC hanno il controllo a vario titolo, pensano sia possibile di fronte all'enormità di quanto accaduto poter attendere chissà cosa prima di rilevare l'incredibile inadeguatezza di una governance che è ormai emersa in tutta la sua gravità.
Non occorre infatti alcun indagine penale per rilevare che se è accaduto che una scintilla, comunque originata, ha provocato il blocco di un aeroporto e del sistema dei trasporti di mezza Europa, è evidente che non ha funzionato niente.
E di conseguenza una governance oggettivamente inadeguata andava immediatamente rimossa, possibilmente con la nomina immediata di un disaster manager capace di prendere decisioni con lucidità e non gettando l'intera Sicilia in un assurdo caos durato oltre venti giorni.
Già le dichiarazioni che si sarebbe riaperto nel giro di pochi giorni ha determinato il caos tra le compagnie aeree che non hanno potuto correttamente riprogrammare i loro servizi, con ciò mantenendo la possibilità di scaricare adesso i risarcimenti richiesti sulla società pubblica, almeno questo ci è stato spiegato e staremo a vedere.
Ancora, quando si è scoperto che solo il 21 luglio la governance emanava un'estemporaneo “piano antincendio” con nell'elenco degli addetti persino dipendenti morti da anni e molti altri che non avevano mai fatto un corso adeguato, quei vertici andavano esautorati immediatamente: non occorreva attendere alcun indagine penale.
E si potrebbe continuare per pagine e pagine, basta scorrere gli articoli in calce e non solo quelli che si riferiscono a quest'ultima assurda fase.
Per non dire del “caso cenere”, quando ci mettono 20 ore e chiudono l'aeroporto per un giorno intero a causa di qualche ora di eruzione sol perché non hanno i mezzi per fronteggiarlo adeguatamente: insomma, è un disastro da qualsiasi lato lo si analizzi questo aeroporto da oltre dieci milioni di passeggeri con strutture ancora tarate su sei!
Un disastro!
Ora arrivano gli indagati, almeno i primi, e lo sono non certo perché “atto dovuto”, che non significa niente, né per gli “atti irripetibili” che sono solo un fatto tecnico: sono indagati perché ritenuti dagli inquirenti possibili responsabili di quell'incendio che ha causati i danni che conosciamo anche se ancora nessuno li ha quantificati perché bisogna attendere le richieste di risarcimento che certamente non saranno poche.
Ma la cosa grave è che non si sia intervenuti con la necessaria tempestività per liberare una società pubblica e strategica non solo da una governance oggettivamente inadeguata ma anche inevitabilmente inquinata dal sorgere di conflitti d'interesse che adesso si stanno ulteriormente complicando.
La potenzialità, infatti, che i vertici della SAC, persone fisiche non entità astratte, siano chiamate a responsabilità per quanto accaduto, toglie di fatto serenità alla gestione, dovendo pensare a difendersi personalmente, e quindi a seria e persino ovvia conseguenza che le esigenze pubbliche della società possano passare in secondo piano, aumentando i danni.
Basti pensare alla polemica contrapposizione sorta con il sindaco di Catania Enrico Trantino, socio SAC, che ha sfiduciato in assemblea il CdA trovandosi a difenderlo il muro dei commissari nominati dal presidente della regione Schifani, che tutela un preciso gruppo politico di voltagabbana seriali che ha preso il controllo di camere di commercio e della SAC stessa: l'incredibile nel già incredibile.
Insomma, una questione che, essendo diventata politica, la politica deve risolvere.
Se si arrivasse a dover attendere le indagini penali, sarebbe ulteriori discredito per istituzioni che evidentemente sono occupate per fare tutto tranne che gli interessi dei siciliani.
Ma veniamo ad un ultimo chiarimento che pone un altro problema di conflitto d'interesse, riguarda il ruolo dei tanti consulenti fiduciari della SAC.
Come quando ci hanno denunciato persino per “aggiottaggio”, venendo anche qui prosciolti ma non avendo ancora notizia di quanto sia costato, il loro avvocato era sempre Blasi, al bilancio pubblico della SAC portarci ad un inutile processo.
Ma veniamo all'attualità.
In alcuni articoli ed agenzie relative a questi avvisi di garanzia, si leggono dichiarazioni dell'avvocato Luca Blasi, “consulente per i rapporti con le procure della SAC, in contesti in cui si fa riferimento ad un ”collegio di difesa SAC", composto anche da altri professionisti.
Ora la domanda è: ma indagata è la società pubblica SAC o i singoli personaggi a cui è stato notificato l'avviso di garanzia?
Virgolettata dall'ANSA, infatti, la dichiarazione dell'avvocato Blasi: “L'amministratore delegato, consapevole che si tratta di un atto dovuto a garanzia di tutti, ha piena fiducia nell'operato della magistratura e auspica che venga fatta piena chiarezza, è riportato proprio così sul sito dell'agenzia di stampa.
Qui la confusione rischia di farsi molto delicata, anche perché se le indagini dovessero proseguire e venissero ipotizzate quelle presunte negligenze che sono alla base degli avvisi già notificati, la società pubblica SAC sarebbe parte lesa e quindi non si capisce come un suo consulente si ritrovi dall'altra parte.
Insomma, si conferma che la decisione del presidente Schifani di fare muro a tutela di suoi interessi politici rischia di trascinare le istituzioni in una crisi ancora più grave di quella in cui già si trova, assumendosi responsabilità gravissime.
E non ci sono indagini penali che tengono: la questione resta di eticità ed efficienza politica.
(PS: la foto è di repertorio, ma dà l'idea)
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"SAC Aeroporto di Catania, negato accesso agli atti: Ma non era tutto trasparente?"
Nella denuncia hanno sostenuto che "gli atti erano stati secretati per tutelare il processo di privatizzazione in virtù del principio di libera concorrenza."
E noi ridiamo!