Ne scriviamo da giugno che sarebbe accaduto, a luglio è arrivato l'esposto del CODACONS, ma è storia di ogni anno: le famigerati liste d'attesa per le prestazioni sanitarie.
Abbiamo visto come ad inizio estate, con nota ufficiale dell'ASP di Catania, visite ambulatoriali ed interventi sono stati sospesi perché “arrivava l'estate”, salvo poi cominciare la manfrina delle liste d'attesa che si devono recuperare.
Nei precedenti articoli abbiamo descritto come funziona: provocano le liste d'attesa rinviando o addirittura sospendendo per mesi le prestazioni e poi partecipano al sistema incentivante realizzato dal governo regionale che destina ingenti risorse a quegli stessi che le prestazioni non le hanno effettuate.
Un sistema da manicomio, se non altro.
Torneremo su aspetti specifici di questo “Sistema da manicomio se non altro”, in particolare sui modelli organizzativi, si fa per dire, e sui “tempari” delle prestazioni sanitarie che nel pubblico risalgono a linee guida degli anni '80 e risultano talmente esagerati (40 minuti per una TAC!) da superare anche di dieci volte quelli delle strutture private. Roba complicata ma riusciremo a spiegarla.
Ma ecco che è arrivata l'agognata direttiva del governo regionale targato Schifani: datata 11 agosto 2023 con prot. 44702, firmata dall'assessore regionale alla Sanità Giovanna Volo e dai dirigenti generali Salvatore Iacolino del DPS e Salvatore Requirez del DASOE.
Il titolo è nel frontespizio che utilizziamo come foto di copertina.
Sono sette paginette con le direttive ed altre 15 con l'aggiornamento del piano vero e proprio per il recupero delle liste d'attesa.
Diciamo subito che il giochetto di quest'anno. vale la bellezza di oltre 48,5 milioni di euro: QUARANTOTTOMILIONICINQUECENTOSEIMILA709 EURO per l'esattezza.
Ci sono anche i 709 euro, vedi che precisione considerato che si tratta di previsioni di spesa…
Nella direttiva si legge che “le risorse finanziarie pari ad euro 48.506.709,00 sono tendenzialmente distribuite tra le strutture pubbliche e le strutture private accreditate e contrattualizzate.”
Cosa si voglia dire quel “tendenzialmente” non si sa, mentre è chiaro che le strutture private avranno il loro spazio.
A tal proposito c'è stato un accordo siglato lo scorso luglio, quindi mentre l'ASP di Catania sospendeva le sue prestazioni, con le strutture private aderenti a AIOP, ARIS, ACOP ed Humanitas in base al quale farebbero uno sconto del 10% sui rimborsi previsti per DRG degli interventi chirurgici (il sistema di valutazione economica della prestazione sulla base della diagnosi), “eccezion fatta per quelli rientranti tra i cd. D.H. e D.S.”, cioè su questi niente sconto.
A leggere la direttiva si apprende anche che si sono inventati nuovi “organismi”, almeno noi non li abbiamo mai sentiti prima.
Abbiamo l'ATG, Ambito Territoriale di Garanzia, che foneticamente ci riporta alla mente i famigerati ATO, li ricordate?
Erano gli Ambiti Territoriali Ottimali, e quell'"ottimali" sa di provocazione: dovevano occuparsi di rifiuti e acqua pubblica e combinarono un macello, lasciando sul terreno milioni di debiti e decine di aziende fallite, con lo Stato canaglia che si è tirato indietro dai suoi doveri affermando che non si tratta di enti pubblici nonostante fossero consorzi di comuni. Altra storia pazzesca, ma non confondiamoci, magari ci torneremo.
Poi c'è la RETE ARP: Rete Aziendale per il recupero delle prestazioni.
E infine, almeno per ora, ecco l'IRPAM, l'immancabile Osservatorio per il recupero delle prestazioni di Area Metropolitana.
Vabbè…
Intanto spenderanno questi altri 48,5 milioni di euro, vedremo che succederà l'anno prossimo…
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