La settimana scorsa abbiamo ospitato il Procuratore della Repubblica dei minori presso il Tribunale di Palermo, dott.ssa Claudia Caramanna, che ancora ringraziamo non solo per la disponibilità, ma anche per la chiarezza con cui ha risposto alle nostre domande e per la condivisione di certe drammatiche problematiche giovanili, per fronteggiare le quali è necessario non tanto reprimere quanto prevenire.
Ahimè! anche in questi giorni si sono, però, registrati episodi di cronaca nera con protagonisti poco più che adolescenti.
E purtroppo le vicende riportate riguardano accuse di stupro che, in qualche caso hanno fatto scattare degli arresti, in un altro hanno invece suscitato perplessità per le decisioni prese dall’autorità giudiziaria.
Mi riferisco, in primis, ai sette giovani, di cui uno minorenne, finiti in carcere a Palermo, con l’accusa di avere violentato a turno una ragazza, dopo averla fatta ubriacare e costretta a recarsi con loro al Foro italico, dove è avvenuta la violenza di gruppo.
L’altra situazione riguarda l’assoluzione di due imputati, diciannovenni all’epoca dei fatti, accusati di avere violentato una loro coetanea in una casa in provincia di Firenze, dove si stava svolgendo una festicciola.
Ora, sia chiaro che la giustizia può trionfare anche attraverso le assoluzioni e che, anzi, quando qualcuno, specialmente se giovane d’età, viene riconosciuto non colpevole è sempre una soddisfazione per tutti, perché si scongiura così che un innocente sconti una pena non dovuta.
Ciò che lascia perplessi è la motivazione con cui i giudici hanno deciso e cioè il fatto che i due responsabili della violenza avrebbero frainteso il consenso della vittima.
In altre parole, i due stupratori non si sarebbero resi conto di esserlo.
Ciò perché la stessa ragazza, in un’altra circostanza, aveva avuto un rapporto consensuale con uno di loro due.
Si tratterebbe, quindi, di una sorta di violenza colposa, per la quale non è però prevista alcuna condanna dal Codice.
Inoltre, aggiunge la sentenza, i ragazzi sarebbero stati “condizionati da un’inammissibile concezione pornografica delle loro relazioni con il genere femminile, forse derivate da un deficit educativo e comunque frutto di una concezione assai distorta del sesso”.
È chiaro che qui nessuno vuole contestare, né discutere quanto un giudice avrà stabilito, sicuramente sulla base delle sue nozioni di diritto e soprattutto della sua coscienza.
Ma dal momento che le motivazioni servono a chiarire il senso di una decisione, si deve ammettere che quelle addotte stavolta non chiariscono del tutto.
Intanto perché, anziché riportare prove inconfutabili, o comunque fatti oggettivi, fanno riferimento ad un fraintendimento riconducibile, a sua volta, alle intenzioni dei due giovani.
Queste ultime sarebbero state interpretate, tenendo conto di un pregresso rapporto sessuale, avvenuto con l’assenso della ragazza.
Si vuol far credere, pertanto, che se una donna è consenziente una volta, deve esserlo sempre?
È costretta, anzi, ad esserlo sempre?
Forse che tra le mura domestiche non si consumano violenze tra coniugi, nonostante un tempo essi avessero rapporti consensuali?
Ancora, la distinzione tra dolo e colpa può essere ammessa nel caso di uno stupro?
Posso veramente scindere l’atto in sé dalla volontà di compierlo?
E, inoltre, della concezione distorta che i due giovani hanno del sesso, può piangere le conseguenze una innocente, subendo un abuso che la segnerà per il resto dei suoi anni?
Sono interrogativi che esigono delle risposte da parte degli interessati, sia vittime che carnefici, delle loro famiglie e di quanti hanno responsabilità educative, affinché il deficit cui allude la sentenza venga colmato al più presto da una efficace educazione alla sessualità.
Questa non può essere finalizzata esclusivamente alla prevenzione delle malattie veneree, ma a maturare, in tale campo, comportamenti più adeguati.
Non deve ridursi tutto alla distribuzione dei profilattici nelle scuole, per quanto anch’essi possano risultare necessari, perché la principale distorsione di cui i giovani oggi soffrono, riguarda prevalentemente l’inconsapevolezza con cui vivono la propria sessualità, accentuata dalla facilità e dalla precocità con cui vi si accostano.