Ormai è, finalmente, chiaro a tutto il mondo quanto sia importante l'aeroporto di Catania e quanto costi che sia gestito da gente che di traffico aereo dimostra di non capire niente, con nessuna esperienza pregressa e che per di più si affida ai “consigli”, lautissimamente pagati, di consulenti che ne capiscono anche meno.
Questa ormai è storia.
Lo scriviamo da anni e continuiamo a dimostrarlo, anche nei processi che siamo costretti a subire: prossima udienza il 10 ottobre di una causa civile notificataci proprio il giorno prima dell'incredibile incendio, intentataci da uno dei super-consulenti che si sente leso nella sua immagine ormai milionaria. Ci torneremo tra qualche giorno.
Intanto veniamo all'ultima “emergenza” che, ovviamente, emergenza non è, considerato che capita diverse volte l'anno per il semplice fatto che l'aeroporto di Catania si trova a pochi chilometri da un vulcano attivo.
Sull'incredibile incendio attendiamo come tutti gli esiti delle indagini, anche se non occorre nessuna sentenza per affermare che non ci può essere alcun dubbio che presso l'aeroporto di Catania non abbia funzionato nulla e la somma esagerata di negligenze ha causato danni enormi a milioni di persone ed all'immagine di una regione intera.
Tutto il resto sono chiacchiere e posizioni “politiche” cialtronesche, probabilmente al limite della complicità criminale.
Un giorno questa storia verrà scritta con correttezza, ne siamo certi ed è sempre andata così.
Torniamo alla cenere ed a quanto accaduto alla vigilia di un ferragosto rovinato a tanti: vediamo cosa è successo, documenti alla mano e cosa, anche stavolta, poteva non accadere se solo ci fosse qualcuno in grado di fare il lavoro per il quale è pagato nonostante, curricula alla mano, non ne abbia alcuna competenza.
E questi sono i risultati.
Veniamo ai fatti, che narrano di una eruzione con emissione di cenere per niente eccezionale e per niente esagerata come da alcuni paventato. Un normalissimo fenomeno ormai consueto e scontato in territorio vulcanico, che crea ovviamente disagi e fastidi di varia natura, ma nei confronti del quale ormai si dovrebbe essere più che attrezzati per ridurne i danni.
E i danni per il territorio causati dalla chiusura prolungata oltre l'indispensabile dell'aeroporto cittadino sono enormi, considerato che un giorno di stop sottrae circa 40 mila passeggeri, con la cancellazione di 240 voli. Ennesimo disastro.
Che, si badi, sarebbe sopportabile se inevitabile, ma diventa intollerabile se anche questo dipende in gran parte dalla assoluta incapacità di programmare ed organizzare mezzi e personale.
Vediamo perché.
Alle 4.52 del 14 agosto il primo post della SAC con cui si comunicava la chiusura dello scalo sino alle ore 13 dello stesso giorno 14 a causa delle emissioni di cenere vulcanica.
Chiusura poi prorogata sino alle 20 e poi alle 6 del mattino dopo: capacità organizzativa, previsionale e di programmazione che avevamo già “apprezzato” in occasione dell'incredibile incendio.
Alle 8.54 del 14 l'INGV comunica che il fenomeno è cessato alle 5.50 dello stesso giorno.
Già dalla prima notizia dell'evento da parte dell'istituto vulcanologico, alla SAC doveva scattare il piano previsto in questi casi.
Non si capisce bene cosa abbiano fatto e come, a parte le tre diverse comunicazioni di chiusura.
L'unico documento ufficiale che abbiamo trovato in merito al protocollo da eseguire in caso di cenere vulcanica risale al 2017, e non sappiamo se sia stato aggiornato.
Se lo fosse e ci venisse consegnato quello eventualmente in vigore, ne daremmo subito notizia, al momento ci basiamo su questo per cercare di capire come funzionano le cose.
Si tratta di un documento di 12 pagine denominato ETNA e contiene le indicazioni operative, il personale ed i mezzi messi a disposizione dalla società di gestione:
Ora, a parte il personale che non sappiamo se era tutto presente, alcuni dei mezzi indicati non si capisce bene cosa c'entrino con la cenere vulcanica, (panda, punto, Kangoo, gru, pick up, etc) mentre le spazzatrici sarebbe da verificare se effettivamente le più adeguate tra quelle presenti sul mercato, anche considerando che, a guardare i video che circolano sembra che sia più la cenere che diffondono in aria piuttosto che quella che raccolgono:
Qua il video, con anche la voce fuori campo di un lavoratore che lamenta la mancanza di protezione per i dipendenti in servizio non direttamente impegnati nelle operazioni di rimozione della cenere, testimonia le modalità di spazzamento ed i mezzi impiegati.
A detta dell'INGV le emissioni non sono state particolarmente intense, nonostante questo un comunicato della SAC riporta una dichiarazione del top manager SAC Nico Torrisi secondo cui sono state necessarie ben 20 ore di lavoro, addirittura con l'impiego di ditte esterne che non si sa quali siano, come siano state arruolate, cosa abbiano fatto e come mai la SAC non sia autosufficiente neanche in questo da doversi rivolgere all'esterno.
Sempre interessanti, quando non li bloccano, i commenti che seguono le dichiarazioni ufficiali della SAC sulla pagina Facebook.
Anche in questo caso, come nelle tre settimane di delirio seguite all'incredibile incendio, numerosi i videoservizi dei TG delle più autorevoli testate, a partire dalla RAI, in cui svariati utenti denunciano ogni tipo di disservizio e la totale assenza di assistenza ed informazioni.
Proteste che dilagano anche sui social, ovviamente:
Non mancano i disagi più classici e che a quanto pare sono ormai la regola, chiamando in causa la “gestione ordinaria” che in realtà sarebbe bene chiarire una volta per tutte se adeguata o meno ad un traffico da 10 milioni di passeggeri annui:
Insomma: se qualcuno riesce a segnalare qualcosa che funzioni e non sia del tutto “UNFIT” nella gestione ultra milionaria, superconsulentata e iperdirettamenteaffidante della SAC, magari diventa notizia…
E noi la pubblicheremmo!
Lo promettiamo a Schifani.
Leggi anche:
"SAC Aeroporto di Catania, negato accesso agli atti: Ma non era tutto trasparente?"
Nella denuncia hanno sostenuto che "gli atti erano stati secretati per tutelare il processo di privatizzazione in virtù del principio di libera concorrenza."
E noi ridiamo!