Caro Direttore,
è trascorso un anno dalla mia prima lettera aperta alla città di CATANIA e si sono succeduti ben tre turni di elezioni (regionali, nazionali e comunali), ma la situazione della nostra martoriata e bistrattata città non è affatto migliorata. Anzi.
I fatti accaduti nella seconda metà del mese di luglio scorso hanno indotto a riflettere, noi componenti dell’associazione UN GIORNO NUOVO, sulle condizioni in cui è ridotta CATANIA e sulle modalità attraverso le quali vengono gestiti i centri di interesse pubblico, oltre che i servizi essenziali per il cittadino.
Mi riferisco, in particolare, al black out elettrico ed idrico – durato troppi giorni - che ha piegato la già provata resistenza dei catanesi, ormai rassegnati a sopportare lo stato di fatto in cui ci troviamo ed all’incendio che ha determinato la chiusura dell’aeroporto di CATANIA.
In questi giorni, infatti, stiamo assistendo ad uno spettacolo indecoroso, cui partecipano tutti i catanesi che, come pugili storditi, incassano i colpi che ricevono. Senza reagire.
Caro Direttore,
praticare sport mi ha insegnato, non solo la competizione, ma anche sapere che, dentro o fuori dal ring, non c’è niente di male a cadere. Ciò che è sbagliato è rimanere a terra!
Il cittadino della nostra CATANIA si è rassegnato a rimanere a terra: la rassegnazione è, infatti, il pane di chi è caduto troppe volte e si è dimenticato il sapore del cielo (cit. Taras Mithrandir).
Troppo spesso, in questi giorni, la classe politica dirigente ha invocato il motto ferdinandeo “Melior de cinere surgo”.
Troppo spesso, in questi anni, i nostri amministratori politici hanno invocato la resurrezione della fenice catanese, non rendendosi conto (o non volendo capire) che la causa principale della mancata resurrezione di CATANIA erano proprio loro, con le loro scelte scellerate, dettate da logiche spartitorie prive di qualsiasi riferimento alla competenza e alla meritocrazia.
Troppe volte la classe politica locale, nel tentativo di soddisfare la fame di potere dei partiti della coalizione (di tutte le coalizioni, del centrodestra e del centrosinistra) hanno utilizzato le società cd. “in house” quali serbatoi per creare clientele, conferire incarichi, dare consulenze con una bramosia tale, da fare ritenere che i cittadini elettori traggano piacere da questa loro azione.
Certamente, osservando la maniera con cui i catanesi hanno votato, viene il dubbio che sia proprio così.
Eppure, in un sistema liberale, tale modo di procedere sarebbe anche corretto e giustificabile, perché consentirebbe all’organo politico di attribuire incarichi di gestione a coloro che godono, in quel momento, della fiducia della classe politica di maggioranza.
Ma tale spoil system ha ragione di esistere (e funziona) nei maggiori Paesi occidentali “evoluti”, solo laddove la gestione delle società pubbliche venga affidata a donne e uomini competenti, attraverso una logica meritocratica.
Dalle nostre parti, invece, sembra quasi che detti incarichi vengano affidati a coloro che garantiscano più di altri la formazione di clientele, trascurando il perseguimento di obiettivi pubblici.
E, così, accaduto che ENEL distribuzione si è permessa di non adeguare la rete elettrica, nonostante in questi anni abbia richiesto, e ottenuto dagli utenti, il pagamento di quote fisse anche per l’adeguamento della rete.
Salvo poi riconoscere, implicitamente, il proprio inadempimento destinando ben € 412.000.000,00 per l’adeguamento della rete.
Come si dice a Catania “dovevano rubare prima la Santa …”.
Mi domando, e Le domando,
in questi anni dov’erano coloro che avrebbero dovuto vigilare sull’adeguamento della rete?
Eppure, la catena relativa alla somministrazione della fornitura è molto lunga e contempla anche società municipalizzate.
E qui volutamente mi fermo, ma non mi si dica che non vi erano competenze da parte dei fornitori.
Infine, mi sia permessa una digressione da giurista: la fornitura di luce e acqua rappresenta un pubblico servizio, la cui interruzione è punita dal codice penale, anche nella forma del dolo eventuale, ovvero – per quanto qui interessa – conoscendo che il servizio possa essere interrotto (perché la rete non è adeguata) e accettando il rischio che ciò avvenga.
Noi catanesi ci aspettiamo che chi ci rappresenta e tutela voglia assumere quelle iniziative giudiziarie adeguate affinché NESSUNO, in futuro, possa solo pensare di trattare i catanesi come fossero valvassini.
Caro Direttore,
è accaduto, anche, che lo scorso 16 luglio 2023 nello scalo aereo di CATANIA – Fontanarossa (il sesto scalo italiano, il primo del mezzogiorno ed il più importante della Sicilia) si sia verificato un incendio di tali e gravi proporzioni da determinare la chiusura dell’aeroporto.
I dati relativi al disastro economico derivanti da questa chiusura sono noti a tutti e non li ripeterò.
Così com’è intuibile da tutti il danno all’immagine che ne è derivato (in questi giorni CATANIA è piena solo di sacchi dell’immondizia, ma svuotata dai turisti che, solitamente in questo periodo visitano la città).
Così come non ripercorrerò la storia politico-giudiziaria di SAC s.p.a. degli ultimi sette anni, degli incarichi affidati a consulenti privati con affidamento diretto; al commissariamento della Camera di Commercio del Sud Est.; agli interventi salvaSAC dei Presidenti della Regione Siciliana succeduti negli ultimi tre mandati elettorali; alle passerelle degli uomini politici degli ultimi giorni.
Certamente, non tutti i Suoi lettori sanno che il D.M. 17.7.2014 detta la cd. “Regola tecnica di prevenzione incendi per la progettazione, la costruzione e l’esercizio dell’attività di aerostazioni con superficie coperta accessibile al pubblico superiore a 5.000 mq”.
Il DM, dopo avere chiarito il campo di applicazione del decreto, gli obiettivi e le disposizioni tecniche descrive, nell’allegato n. 1, proprio detta regola tecnica di prevenzione.
In particolare, il paragrafo 3 rubricato “Caratteristiche costruttive” chiarisce che “(…) Le strutture portanti e gli elementi di compartimentazione dell'aerostazione devono garantire i requisiti di resistenza al fuoco commisurati alla classe del compartimento determinate in conformita' al decreto del Ministro dell'interno 9 marzo 2007, con un livello di prestazione minimo pari al III. (…) In tutte le zone dell'aerostazione accessibili al pubblico le pareti dovranno essere realizzate o rivestite con materiali aventi classe di reazione al fuoco non inferiore a B-s1,d0. (…)
In tutte le zone dell'aerostazione accessibile al pubblico gli eventuali controsoffitti o rivestimenti del soffitto incombustibili dovranno avere classe di reazione al fuoco non inferiore a B-s1,d0 e tutti i pavimenti dovranno avere classe di reazione al fuoco non inferiore a Bfl -s1. 5. E' consentita l'installazione di materiali isolanti combustibili aventi classe di reazione al fuoco non inferiore a B-s2-d1 e BL -s2-d1 quando e' prevista una protezione in grado di garantire che gli stessi non siano a contatto con le fiamme, da realizzarsi con prodotti e/o elementi da costruzione aventi una classe di resistenza al fuoco non inferiore a EI 30. 6. (…) Le poltrone ed i mobili imbottiti devono essere di classe 1 IM. I sedili non imbottiti dovranno essere di classe non superiore a 2. 8. Le canalizzazioni di distribuzione e ripresa dell'aria degli impianti di condizionamento e ventilazione dovranno essere conformi al decreto del Ministro dell'interno 31 marzo 2003. 9. Sono fatti salvi i materiali installati in data precedente all'emanazione della presente regola tecnica. Per le attivita' esistenti, andranno utilizzati materiali classificati, come sopra indicato, in occasione della loro sostituzione. 3.3. (…) Gli elementi di separazione devono possedere una classe di resistenza al fuoco non inferiore a quella richiesta per il compartimento aerostazione, ovvero non inferiore a quella prevista per l'attivita' adiacente, qualora fosse richiesta per quest'ultima una classe di resistenza superiore. 3. Per le aree adibite ad attivita' commerciali e' ammessa la comunicazione con le aree dell'aerostazione aperte al pubblico senza necessita' di requisiti di compartimentazione, con esclusione per i depositi annessi con superficie superiore a 100 m² e carico d'incendio superiore a 600 MJ/m². 4. (…)”.
Ovviamente, non sono in grado di sapere se all’interno dell’Aeroporto di CATANIA è stata rispettata la regola tecnica imposta dalla normativa di riferimento; certo è che la regola tecnica esiste per prevenire il rischio di incendi.
All’aeroporto di CATANIA, invece, l’incendio c’è stato.
Sono certo che tra gli incarichi conferiti in questi anni dalla governance di SAC s.p.a. alcuni saranno stati assegnati per la verifica del rispetto della regola tecnica di cui sopra.
Caro Direttore,
come vede, per migliorare i servizi ai cittadini sarebbe sufficiente rispettare la legge e affidarsi a donne e uomini competenti, adottando scelte politiche e gestionali prive di coloritura politica, perché basate sul buon senso e sull’obiettivo di rendere più efficiente la macchina pubblica.
Tante altre, e su ben altri settori, potranno essere le scelte gestionali del governo cittadino (quali, per esempio, garantire un turismo di qualità a CATANIA così come in Sicilia, consentendo l’apertura del Casinò di Taormina e istituendo un’area marina protetta all’interno del Golfo di Catania).
Come ho già detto, lungo sarà il percorso che porterà ad un miglioramento della macchina burocratica del Comune di CATANIA; ovviamente nessuno ha la presunzione di possedere la bacchetta magica e di fare miracoli.
Dopo anni di gestioni critiche si potranno commettere altri errori: ma quando si cadrà occorrerà avere la forza per rialzarsi subito e non mollare mai.
Sono certo, che con l’apporto di ciascuno di noi, CATANIA si risolleverà e vivrà un giorno nuovo.
Un caro saluto e buon lavoro.
(Dario RICCIOLI)
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