Con l’arrivo di papa Francesco a Lisbona, il 2 agosto scorso, la Giornata Mondiale della Gioventù ha vissuto il suo momento più intenso e atteso.
Il Pontefice, che prima di partire aveva ricevuto a Roma alcuni ragazzi di una comunità di recupero, è apparso in gran forma, soprattutto quando si è rivolto ai giovani parlando di ambiente, di futuro e di fraternità, tre temi da lui definiti “cantieri di speranza”.
Bergoglio ha quindi affrontato il problema del surriscaldamento degli oceani e dell’inquinamento del pianeta, che compromette seriamente il futuro delle nuove generazioni.
A questa devono aggiungersi altre delicate questioni, come la mancanza di lavoro, l’aumento del costo della vita, il timore di mettere al mondo dei figli.
Da qui il desiderio di riscoprire e attuare una fratellanza universale, a partire proprio dai più “giovani che, con il loro grido di pace e la loro voglia di vita, ci portano ad abbattere i rigidi steccati di appartenenza eretti in nome di opinioni e credo diversi”.
Ancora una volta, il Papa ha voluto dare alle sue parole un taglio politico, nel senso più nobile e direi cristiano del termine.
Trovandosi nella capitale portoghese, egli ha ricordato il trattato che vi fu firmato nel 2007, auspicando un ruolo diverso dell’Europa, sulla scia di quello avuto all’indomani dell’ultimo conflitto mondiale, quando si sono gettate le basi per una convivenza pacifica tra i popoli.
Purtuttavia, nel continente non sono mancate le guerre in questi ultimi decenni, compresa l’attuale, combattuta in Ucraina.
Segno che non tutto è andato per il giusto verso, che l’essere umano è stato spesso sacrificato sull’altare degli interessi economici.
La tecnologia, ad esempio, ha sì accorciato le distanze e, in qualche caso, è riuscita pure ad annullarle, ma ha saputo produrre contemporaneamente armi sofisticate e micidiali, come mai se ne erano viste in passato. Tutto questo è spesso avvenuto a discapito “dell’educazione, della sanità e dello stato sociale”.
Francesco ha pregato perché, invece, l’Europa torni a essere quel faro di civiltà in cui sono stati concepiti i diritti fondamentali della persona e si è lottato per ottenerne il riconoscimento e l’applicazione.
La cartina di tornasole è, secondo il Vescovo di Roma, il modo in cui è tenuta in considerazione la vita umana.
Al giorno d’oggi esistono, e si diffondono sempre di più, pratiche tese più alla soppressione che al rispetto o alla tutela di essa.
Occorre far rinascere una cultura diversa, “generatrice di vita e di cura”, capace di investire sulle famiglie e sui figli, in grado di favorire i legami tra giovani e anziani, incline ad accogliere chiunque si trovi nel bisogno.
È significativo che sia un Papa sudamericano ad avere tanta attenzione per l’Europa e a riporre in essa le speranze per un futuro migliore.
Come, del resto, suscita ammirazione che un ottantaseienne si rivolga ai giovani con tanta fiducia e ottimismo.
Del tutto in sintonia con lui don Luigi Ciotti, un sacerdote che conosce bene il mondo dei ragazzi, perché li frequenta molto da vicino, nelle realtà da lui create e nelle scuole, dove spesso si reca ad incontrarli.
Pur non negando le tante fragilità, che attraversano le ultime generazioni, il fondatore di Libera interpreta la loro richiesta di avere adulti credibili e veri, il loro diritto di potere essere imperfetti, il loro desiderio di essere ascoltati.
Ai ragazzi che a Lisbona l’hanno accolto con una grande ovazione, don Luigi ha dato una forte provocazione.
Ha loro augurato la solitudine, “da non confondersi con l’isolamento. Perché è nella solitudine che tu vivi le tue emozioni. Questo tuo guardarti dentro, il tuo prendere coscienza. C’è bisogno di solitudine, ha proseguito, perché non siamo schiavi dei social e della tecnologia. Non sono da demonizzare, ma abbiamo bisogno di fermarci per guardarci dentro”.
Non è un caso che tra i sacramenti, ormai ampiamente disattesi dai giovani, quello della riconciliazione risulta essere tra i più frequentati.
La confessione, infatti, offre a chi vi si accosta la possibilità di essere ascoltati e agevola la conoscenza di sé.
Forse anche per questo Francesco ha voluto confessare alcuni ragazzi, prima della veglia di preghiera, in programma questa sera, e della messa conclusiva di domattina.