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Regione: Schifani schiaffeggia Falcone. Scommesse aperte sulla durata del governo: 10 a 1 che non passa l'esta

23-06-2023 06:58

Pierluigi Di Rosa

Cronaca, Focus, Laterale,

Regione: Schifani schiaffeggia Falcone. Scommesse aperte sulla durata del governo: 10 a 1 che non passa l'estate

L'unica cosa certa è che lasceranno macerie della Sicilia

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È tempo di bookmaker, che hanno da tempo sostituito i sondaggisti che a loro volta avevano soppiantato virologi ed epidemiologi.

 

Ora è il tempo delle scommesse, d'azzardo ovviamente, anche perché con questa gente che sta governando ai vari livelli fare analisi che abbiano un minimo di fondamento logico è del tutto inutile: è il tempo dei cialtroni, come non se ne erano mai visti.

 

Nelle ultime ore è successo di tutto, ultime turbolenze dopo i ballottaggi o prime di un periodo che porterà alle europee tra morti e feriti. Politicamente parlando, ovviamente. Forse.

 

Alla regione siciliana, la più immobile e inutile di tutti i tempi, nel corso dell'ultima seduta, la 48 del 21 giugno, sono andati in scena colpi di machete che neanche nei film più pulp.

 

Sullo sfondo l'ultimo colpo di genio di Cateno De Luca, che ogni volta che ne pensa una fa esplodere il fegato a Schifani che ormai sembra il pungiball perfetto per il leader di “Sud chiama Nord” che sugli sberleffi al presidente sta costruendo il suo prossimo successo.

 

Già nei giorni scorsi, proprio a Taormina, il Cateno neo sindaco durante una manifestazione al Teatro Antico aveva annunciato ad un gelidissimo Schifani in prima fila che presto lo avrebbe sostituito alla presidenza della regione.

 

Poi la trovata di alzare il livello dello scontro dichiarando guerra agli eventi estivi, che a Taormina portano solo confusione senza alcun vantaggio per la popolazione, chiedendo un giusto ristoro sul bilancio regionale per coprire le spese di sicurezza e pulizia, ricevendo apertura dall'assessore al Turismo, lo Scarpinato meloniano mai digerito da Schifani. 

 

Apriti cielo, l'ex presidente del senato pare abbia dato di testa minacciando addirittura dimissioni immediate se l'aula avesse dato seguito alle richieste di De Luca di dotare i comuni sedi di parchi archeologici di risorse aggiuntive per far fronte alle spese dovute ad eventi straordinari: una richiesta talmente logica che rischiava seriamente di passare con un voto trasversale che sarebbe suonato come l'ennesimo oltraggio di lesa maestà al presidente Schifani, ormai assediato dopo i pessimi risultati delle sue strategie elettorali con cui ha praticamente annientato quel che restava di Forza Italia.

 

La minaccia di dimissioni ha costretto il presidente dell'ARS Gaetano Galvagno a sospendere in maniera stizzita la seduta, e qui si apre un altro scenario con vertici o summit dei vari partiti della maggioranza che cominciano a ragionare, si fa per dire, su come sistemare i cocci o buttarli dalla finestra.

 

Sullo sfondo le elezioni del prossimo anno con le europee che promettono di cambiare il mondo. Quello loro.

 

Nei partiti, di maggioranza ovviamente, considerato che l'opposizione canonica PD-5Stelle praticamente non esiste più, è fibrillazione a massimi livelli.

 

Già la composizione della giunta Trantino, altro caso oggetto di scommesse sulla durata, ha dimostrato come le logiche spartitorie mirino sempre più al ribasso. Di qualità, manco a dirlo.

 

In Fratelli d'Italia, l'attuale diligenza da assaltare prima che salti in aria, è resa dei conti tra quelli che hanno i voti e quelli che non ne hanno: i secondi, forti di antiche amicizie giovanili, provano a soppiantare i primi sfilandogli ruoli e poltrone.

 

Tra gli autonomisti, che sembravano aver vinto le amministrative, volano stracci e gli scontenti mandano sui social avvertimenti di “riflessioni”, dimostrando che stavolta i calcoli sui candidati da sostenere con cambi di preferenze delle ultime ore, capacità una volta quasi magica, non hanno funzionato e adesso si rischia persino ad uscire da casa.

 

Nella Lega c'è stato un tentativo di affermare primogeniture di militanza ma senza neanche troppi scossoni è prevalsa la linea di chi i voti li porta dove vuole e quindi c'è poco da strillare.

 

Ma è in Forza Italia, il partito ormai orfano del suo mentore, che esplode il manicomio.

A volerne assumere la leadership, e ci starebbe anche per il ruolo che ricopre, è il presidente della regione Schifani, che però fatica a capire che in Sicilia non ci sono i commessi del Senato a dirgli sempre di si.

 

Fatto fuori brutalmente il fondatore Micciché, almeno per ora, Schifani ha provato a crearsi una corte che sembra più di stampo circense che regale. Anche qui composta da mercenari che cambiano partito ad ogni giro di boa.

Quello che hanno combinato con la vicenda Camere di Commercio- SAC e dintorni è ancora tutto da valutare.

Come anche la vicenda di Acireale resta ancora da scrivere.

 

Ma è nel rapporto con Marco Falcone, assessore all'Economia e vero vincitore delle elezioni amministrative a Catania, che si consuma l'atto più clamoroso che supera la nomina del cavallo senatore di Caligola.

 

Uno schiaffone senza precedenti.

 

Con un laconico comunicato stampa di 69 parole in 6 righe, Schifani annuncia una decisione che fa schizzare le quotazioni sulla sua decadenza ben prima delle europee.

 

Questo il comunicato:

 

"Alla vigilia della definizione della nuova programmazione relativa ai Fondi comunitari 2021/27 e alle risorse del Pnrr, e sulla spinta di una conseguente richiesta dei partiti di maggioranza, il presidente della Regione, Renato Schifani, ha riassunto la delega della Programmazione, assegnata a novembre all’assessore all’Economia. 

«Ringrazio l’assessore Marco Falcone – sottolinea il governatore – per l’impegno profuso e l’ottimo lavoro svolto in questi primi mesi di avvio della legislatura».

 

Capito? Schifani ha tolto d'emblée la delega più importante al suo compagno di partito (?) Marco Falcone: pesantissimo.

 

Ipocrisia dei “ringraziamenti” finali a parte, l'atto è di una gravità difficilmente superabile e promette conseguenze letali in ogni caso, considerato che in circostanze simili contano sia le reazioni immediate come forse ancor di più la loro assenza.

 

Vedremo nelle prossime ore quali saranno i posizionamenti, l'unica cosa certa è che questi signori non hanno idea di cosa sia governare una regione complessa come la Sicilia e l'altra cosa altrettanto sicura è che più rimarranno in carica maggiori saranno i danni che provocheranno, facendo perdere ai siciliani l'occasione storica ed irripetibile di utilizzare in maniera sana e corretta la quantità enorme di fondi PNRR. 

 

E questo non gli sarà perdonato, anche se varrà poco considerato che sono già circondati dal disprezzo generale eppure sempre lì, a condizionare la vita di milioni di persone e delle future generazioni. 


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