Ricordate la decisione scandalo dei deputati dell'ARS che si sono aumentati in un sol colpo il già ricchissimo stipendio di ben 900 euro al mese?
Avevano promesso di revocarla e invece continuano bellamente a beccarsi l'aumento ogni mese, mentre ci sono dipendenti regionali che quei 900 euro li guadagnano come totale della busta paga ed a stento, altro che aumento, e per di più svolgendo mansioni superiori rispetto a quelle per cui risultano inquadrati contrattualmente.
Sono migliaia infatti i dipendenti della regione siciliana che da anni e anni sono sfruttati, male impiegati e peggio remunerati, con ciò arrecando danno non solo a loro ma anche all'utenza pubblica, che ne ottiene un servizio sempre più scadente e demotivato.
È la storia di tante persone che arruolate a vario titolo nei ranghi della pubblica amministrazione regionale, non si sono mai visti riconosciuti titoli e competenze, inquadrate con le qualifiche minori, A e B, mentre in realtà molto spesso svolgono ruoli ben più impegnativi, a volte persino da funzionari, con le relative incombenze e responsabilità, a fronte di stipendi che non superano i 1.200 euro mensili.
Il loro rammarico è forte ed hanno deciso di scendere in campo proprio adesso che si è entrati nella fase dei rinnovi contrattuali che rischiano di trasformarsi nell'ennesima beffa.
Una “Lotta per la dignità” l'hanno definita, costituendosi in un comitato spontaneo di natura trasversale, che riunisce iscritti e persino dirigenti di sigle sindacali diverse : si tratta del comitato spontaneo “4 aprile” dei dipendenti della regione categoria “A” e “B”.
Quello che denunciano è una formula contrattuale obsoleta, che risale alla legge regionale del 2000 n.10 che istituiva delle qualifiche professionali che oggi non sono più attuali: tra queste figure i “camminanti”, che per contratto dovrebbero limitarsi a portare carte da una stanza all'altra, o addirittura gli addetti a fax che non esistono più.
Una finzione giuridica che mortifica i dipendenti ma soprattutto complica l'organizzazione dei servizi da rendere all'utenza, spesso del tutto ignara di come gli sia reso difficile essere efficienti al di là della loro volontà: non ci stanno più ad essere dipinti come imboscati o lavativi, denunciando come la responsabilità sia di una politica che non è in grado di organizzare in maniera efficace gli uffici, riconoscendo le competenze ed assegnando le giuste mansioni.
La loro volontà è quella di incidere maggiormente con una riformulazione delle attività lavorative svolte dai dipendenti regionali, renderla più moderna, informatizzata ed efficace, in maniera da favorire un migliore accesso da parte dell’utenza.
“Ci sentiamo utilizzati in maniera difforme rispetto la nostra mansione in un’amministrazione che non è al passo coi tempi. Ne abbiamo parlato a più riprese con l’assessore alla funzione pubblica, a vari esponenti politici e cerchiamo di perorare questa causa di giustizia in quanto il fruitore finale che è l’utente, ne può trarre giovamento e noi di conseguenza, rendendo un migliore servizio alla Regione”. Queste le parole di Orazio Zappalà, tra i fondatori del comitato spontaneo che riunisce in maniera .
Necessaria è l’innovazione della macchina amministrativa regionale, che nel panorama nazionale è rimasta indietro.
La richiesta della delegazione, composta da Sara Magrì, Seby Bonanno, Gaetana Marletta e Ignazio Martines, riguarda un'applicazione del contratto delle funzioni centrali che è valido su tutto il territorio nazionale ma che in Sicilia viene osteggiato e che consentirebbe lo snellimento della macchina burocratica, migliorando l’erogazione dei servizi delle amministrazioni.
Nella regione siciliana il 47 % dei dipendenti appartiene alle categorie più basse, “A” e “B” , circa 4.800 persone su un totale di 10.372, mentre nel resto dell’Italia la percentuale di tali categorie non supera il 13%.
Un altro dato impressionante è che la regione siciliana sfrutta più del 34% del personale utilizzandolo per mansioni superiori rispetto alla remunerazione riconosciuta che, come detto, non supera la media di 1150 euro mensili.
Oggi , l'auspicio del comitato, si ha la possibilità di colmare questa ingiustizia giuridica adeguando la normativa regionale a quella nazionale, riconoscendo a questo personale le mansioni superiori che svolge effettivamente di istruttore funzionario, sopperendo alle carenze di organico dei centri per l’impiego dei beni culturali, delle motorizzazioni e in tutti gli uffici regionali.
“Il presidente della regione del precedente governo, l'attuale ministro Musumeci, - sostengono i componenti del comitato - decise di immolare i propri dipendenti firmando l’accordo Stato- Regione che, per ripianare il debito in 10 anni, pone dei vincoli agli incrementi salariali del personale, in controtendenza con quanto previsto nelle altre amministrazioni pubbliche, con ciò realizzando una ingiusta disparità di trattamento.”
Inoltre, adesso la regione siciliana ha la possibilità di rimediare ad una ingiustizia realizzata nel 2006, quando è stato inquadrato il personale in categorie inferiori rispetto al titolo di studio posseduto ed alle mansioni effettivamente svolto. con titoli di studio minori rispetto a quelli posseduti, con il conseguente abbassamento delle qualifiche.