Questo genere di scandali procedono così, con i loro tempi.
Esplodono con notizie di vario tenore che trovano spazio sulle varie testate, mentre le indagini, quelle giudiziarie vere, penali, contabili e amministrative, vengono incardinate in procedimenti lunghi che necessitano di pazienza e rigore.
Negli ultimi giorni la notizia che le spese effettuate dall'assessorato al Turismo del precedente governo regionale sono state pesantemente contestate dagli organismi di controllo europei ed alcune insidiose richieste di chiarimenti sono sul tavolo dell'attuale presidente Schifani: il rischio che tanta allegrezza costi salato ai siciliani è altissimo.
Ma, accanto ai filoni principali di Cannes e See Sicily, resta in piedi l'affaire del Festival del Jazz Siciliano organizzato dalla Fondazione (privata) Brass Group di Palermo e ampiamente finanziato dal governo regionale. Ne abbiamo già scritto.
È stata appena inaugurata l'edizione 2023 e si è subito fatto sentire uno dei più noti impresari del settore, Pompeo Benicasa, fondatore del Catania Jazz, che di questo affaire è il maggior conoscitore e fustigatore.
Ad inizio maggio ha presentato un dettagliato esposto-denuncia alla Procura di Palermo, Corte dei Conti, ANAC ed altre autorità di controllo, segnalando quelle che a suo avviso potrebbero costituire pesanti irregolarità.
I tempi, come detto, sono quelli che sono.
Adesso, nei giorni scorsi il festival del Brass Group ha aperto i battenti, finanziato con affidamento diretto dal governo Schifani, in perfetta continuità col precedente, e lo stesso Benincasa gli ha dato il bentornato con un post su Facebook:
"FISCHI PER FIASCHI - LA SPECIALITA' DELLA CASA
Preparatevi, già, tra poco sarete inondati dalla retorica del sold-out del più costoso festival dell'Universo terracqueo.
I media palermitani faranno da grancassa, anzi hanno già cominciato a propagandare una strana teoria economica, che per fortuna viene applicata solo alla sempre indebitata fondazione Brass Group.
La teoria del sold-out dice che è un successo planetario spendere 2 milioni di euro per incassarne 200.000.
Volete mettere?
Il buco con la disinformazione attorno.
Attenzione, è tutto denaro pubblico.
Ma il buco, come sempre è stato nella storia della celestiale fondazione, in Sicilia è come il bruco che diventa farfalla.
Quando la giunta scorsa fece la delibera di questo mostro affidato, scrisse che l'intento era quello di far nascere qui un festival sul modello del North Sea di Rotterdam e di Umbria Jazz.
Due esempi plastici dell'enorme ignoranza dei nostri politici.
Perchè il North Sea NON HA MAI AVUTO CONTRIBUTI PUBBLICI, si regge su sponsors e incassi, tanto che è il primo festival jazz acquisito dagli americani di Live Nation.
Umbria Jazz si regge su un contributo speciale dello Stato di un milione di euro al quale si aggiungono € 400.000,00 dalla Regione Umbria, e piccoli contributi dai comuni di Terni e Orvieto perché come tutti sanno, l'attività della Fondazione UJ non è limitata al festival perugino ma a Pasqua c'è Terni, a fine anno Orvieto.
E altro nell'anno.
Quindi tutti i festival umbri e tutta l'attività in quella regione si fa con circa 1,5 milloni di euro, cioè con mezzo milione di euro meno del buco palermitano.
Ma , c'è, un ma.
Il bilancio 2022 di UJ dice che a fronte di quell'investimento pubblico, si sono incassati 1,1 milioni di euro.
Cioè il festival umbro incassa da biglietti e abbonamenti quasi l'80% del denaro pubblico investito, che è l'opposto esatto del festival siciliano che l'80% lo perde.
Potremmo fare anche il nostro esempio: la Regione ci concede un contributo di circa 100.000 euro ma il fatturato di Catania Jazz 2022 sfiora i € 700.000,00, moltiplichiamo x 7 volte l'euro regionale .
E noi i teatri e gli spazi li paghiamo mica li abbiamo a sbafo!
Sold out, sold out, fuochi d'artificio, il buco con la menzogna intorno.
Noi, aspettando la Giustizia, continuiamo a fare informazione.
Ce n'est qu'un debut"
Sin qui le valutazioni dell'impresario Pompeo Benincasa, rimanendo in attesa che arrivino magari non troppo tardi le risposte delle autorità che ci stanno già lavorando e sperando che prima o poi di queste storie non si debba più scrivere.
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