Si è ripetuto anche quest'anno ed in tutta Italia in occasione della Festa della Repubblica del 2 giugno.
Ma accade ad ogni circostanza possibile.
L'esibizione di schiere più o meno numerose di ragazzini e giovani studenti, deportati in file ordinate, con bandierine sventolanti o meno, a celebrare un potere ed un sistema che da anni tutto sta facendo tranne che pensare a loro.
A Catania li abbiamo visti in vari momenti delle celebrazioni governative, alcuni con la fascia di “piccoli sindaci”, altri a rappresentare istituti superiori premiati in improbabili concorsi nazionali.
A cosa servino queste parate è ovvio quanto patetico: a dimenticare lo stato disastroso della condizione giovanile nel nostro paese, e nel Sud in particolare, lo stato oltraggioso delle scuole nelle quali dovrebbero formarsi ed invece cadono a pezzi, quasi nessuna costruita con criteri moderni ed antisismici, con insegnanti mal pagati e trasformati in burocrati con programmi didattici antistorici e superati da decenni.
La dispersione scolastica in Sicilia ha superato il 20%: ma di cosa stiamo parlando? Cosa andiamo a festeggiare?
Perché mai questi nostri ragazzi, ai quali non diamo niente, dovrebbero festeggiare contenti e belanti i vari rappresentanti di questo assurdo potere che gli passa innanzi agitando la manina impettita mentre non pensa minimamente a creare spazi sportivi, artistici, culturali, a sostenere la loro creatività, la loro energia, anzi provandone sempre più spudoratamente a farne sudditi quando non schiavi, abituandoli sin da piccoli a fare file inutili davanti tristi segreterie per elemosinare soluzioni lavorative che non arriveranno mai.
Per loro, per i nostri ragazzi, è ormai complicato persino protestare, una “cultura” subdola e viscida ne ha compresso scientificamente ogni spazio, ne soffoca ogni iniziativa: generazioni annichilite.
Quanto può durare ancora?