Che il decreto fosse l'ennesimo pasticciaccio di un governo regionale, chiamiamolo così, che in otto mesi non è riuscito a combinare nulla di buono e non poche “bizzarrie” (vedi il caso Cannes), era evidente sin dai primi istanti, come anche che la “ridefinizione del sistema camerale siciliano” avrebbe provocato un ulteriore disastro.
Così è stato e probabilmente finirà peggio, al netto degli esposti già depositati: la questione adesso è politica e non di poco conto.
Chi si è perso le ultime puntate può seguirne la cronologia in calce, ne vale la pena perché dà la cifra del livello sudamericano, con tutto il rispetto per il Sudamerica, che hanno ormai raggiunto i metodi di gestione della Cosa Pubblica ormai inconfutabilmente “Cosa Loro”, almeno fino a che qualcuno non si svegli e si renda conto che hanno ormai davvero esagerato.
Questa delle camere di commercio è un'operazione di potere che mescola l'arroganza dei vari Totò Le Mokò allo scollamento con l'elettorato, che ormai neanche si prende la briga di dargli la confidenza di votargli contro, vedi il crollo dell'affluenza a queste ultime comunali: ma quanto può durare ancora questo giochino prima che salti tutto con danni ogni giorno più gravi?
Ricordiamo che questa è la stessa gente, ormai totalmente delegittimata, capace di aumentarsi lo “stipendio” di 900 euro al mese (dopo che ne prendono già 15 mila…) mentre la maggior parte dei sudditi fatica ad arrivare alla seconda settimana. Avevano promesso la revoca, sono passati sei mesi e fanno finta di niente…
Torniamo a questa cialtroneria delle camere di commercio.
Dopo l'ultima sentenza del CGA che sembrava finalmente aver fatto chiarezza sul percorso, il governo (sic!) Schifani è intervenuto notte tempo per impedirne gli effetti, producendo una delibera di giunta e successivo decreto dell'assessore alle Attività Produttive (sicsic!) Tamajo.
Pare che durante la seduta di giunta, preceduta da non poche polemiche, l'unico ad avanzare pesanti obiezioni sia stato l'assessore all'Economia Marco Falcone, che ha addirittura abbandonato i lavori; muti tutti gli altri, anche quelli che ne dicevano peste e corna.
Il decreto Schifani-Tamajo, l'840 del 25 maggio, prova quindi a “riordinare” il sistema camerale siciliano rifacendosi alla Legge dello Stato italiano n. 106 del 23 luglio del 2021, in base a quanto prescritto dall'art 54 ter.
Una legge, quella nazionale, che il decretino dell'assessore Tamajo cita a modo suo: si ricorda dei commi 1 e 3, ma salta a piè pari il comma 2, e vedremo perché…cose da pazzi.
E vediamo questo decretino di 6 paginette e mezzo con 42 “visti”, 7 “considerati”, 3 “prese d'atto” e 3 “ritenuti”.
In estrema sintesi il governo Schifani-Tamajo “riordina” il sistema camerale siciliano re-isitituendo quella Camera di Commercio del Sud Est che era esattamente quella abrogata dalla Legge 106 che il decretino cita a modo suo.
Infatti, proprio il comma 2 che Tamajo salta, non si sa se colposamente o dolosamente, recita: “Nelle more dell’attuazione della disposizione di cui al comma 1, sono istituite, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, anche mediante accorpamento e ridefinizione delle circoscrizioni territoriali delle camere di commercio esistenti e comunque nel rispetto del limite numerico previsto dall’articolo 3, comma 1, del citato decreto legislativo n. 219 del 2016, le circoscrizioni territoriali della camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura di Catania e della camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura di Ragusa, Siracusa, Caltanissetta, Agrigento e Trapani.”
In pratica, la legge 106 ha abrogato la Camera del Sud Est, riconoscendo l'esigenza di rendere autonoma quella di Catania, città metropolitana con esigenze ovviamente del tutto specifiche.
Il motivo del superamento della Camera del Sud derivava dalle evidenti disfunzionalità emerse durante la sua “breve ma intensa vita”, e dagli atti parlamentari preparatori della normarisulta chiara l'esigenza di una nuova ridefinizione, che però l'attuale governo regionale ha ritenuto superare.
Ma le incongruenze del frettoloso decretino non finiscono qua.
Tra i tanti “visti”, “considerati”, “prese d'atto” e “ritenuti”, c'è un: “sentite” le Organizzazioni di Categoria e le Organizzazioni Sindacali che hanno condiviso la proposta del Governo regionale, ed hanno espresso in larga maggioranza parere favorevole, giusta verbali di consultazione del 19 maggio 2023."
Quindi, nell'arco di una singola giornata, il 19 maggio, il governo Schifani-Tamajo avrebbe sentito le Organizzazioni di Categoria e le Organizzazioni Sindacali, che avrebbero per di più, sempre in una sola giornata, "espresso in larga maggioranza parere favorevole a questo decretino.
Ora, di questi “verbali di consultazione in una sola giornata” non risultano pubblicati tra gli atti della delibera di giunta, pur essendo elementi essenziali essendo obbligatoria la preventiva consultazione e non solo sul piano formale.
Inoltre, a smentita di queste affermazioni del governo regionale, sono subito intervenute pubblicamente ed in maniera inequivocabile, riprese da tutta la stampa locale, alcune delle più importanti organizzazioni facenti parti del sistema camerale, esprimendosi in maniera decisamente contraria a quanto sostenuto nel decretino, altro che “parere favorevole”:
La CNA Catania
"Il nostro è un no secco alla decisione della giunta Schifani sul riassetto organizzativo delle Camere di commercio in Sicilia. Il governo regionale ha approvato il sistema definito dall’assessore alle Attività produttive che mantiene la Mega Camera del Sud Est, con accorpate Catania, Ragusa e Siracusa. In tutta franchezza, riteniamo a questo punto fondamentale il ritorno all’autonomia per l’ente camerale etneo.
Del resto, il recente pronunciamento del Cga Sicilia, che ha riconosciuto la validità dell’operato del Ministero delle Imprese con la nomina dei commissari chiamati a dare piena attuazione al sistema previsto dalla legge n. 106 del 2021, ha posto fine a qualsivoglia dubbio interpretativo: la Camera di commercio di Catania va istituita. E questo semplicemente per una legge dello Stato. La sentenza del Cga ha altresì pienamente legittimato i commissari governativi nominati dal Ministero.
Riteniamo poi di grande interesse l’azione in corso del ministro delle Imprese, Adolfo Urso, che ha convocato per la mattina di martedì 30 maggio una riunione con le varie associazioni di impresa e le categorie produttive rappresentative delle aree interessate alla riorganizzazione delle Camere di commercio siciliane. Durante l’incontro, al quale è stata invitata pure la Regione Siciliana, il ministro ascolterà le esigenze dei protagonisti della produttività locale, per meglio definire appunto le modalità di riordino del nostro sistema camerale nell’ambito della più vasta riforma del sistema nazionale delle Camere di commercio ormai in fase di ultimazione.
Considerate le svariate caratteristiche del territorio e del suo tessuto di imprese - grandi, medie, piccole, micro - nonché le non poche criticità etnee e il particolare momento storico che si sta attraversando, ribadiamo con forza come Catania, metropoli oltremodo complessa, debba urgentemente tornare ad avere una Camera autonoma, vedendosi riconosciuto un diritto garantito dalla legge a tutte le altre città metropolitane italiane."
Confindutria Catania
“Confindustria Catania apprende con estremo favore la decisione del ministro delle Imprese Adolfo Urso di convocare per il prossimo 30 maggio una riunione di ascolto e confronto con il mondo produttivo sulla riorganizzazione degli enti camerali, con particolare riferimento alle aree di Catania, Ragusa e Siracusa.
Ascoltare le vere esigenze delle imprese è la precondizione essenziale per superare l’impasse che ha condannato l’ente camerale del nostro territorio all’immobilismo.
E per dare vita ad una camera di commercio efficace, efficiente, capace di dare risposte al cambio di passo che le categorie produttive si attendono anche dal mondo politico.
Ribadiamo con fermezza la necessità di dare seguito a quanto già statuito in modo netto dalla legge 106/2021 e di procedere quindi con l’istituzione della Camera di Commercio di Catania come ente autonomo.
Ripristinando così una condizione di normalità e di autorevolezza che ne faccia un punto di riferimento certo per tutto il mondo produttivo.”
E meno male che erano favorevoli…
Sin qui due tra le più importanti e rappresentative organizzazioni, mentre altre, altrettanto importanti, attendono gli sviluppi dell'incontro con il Ministro competente Adolfo Urso, convocato appositamente per domani 30 maggio.
E questo è un vero e proprio schiaffone che si becca il decretino Schifani-Tamajo, un decretino che poi alla fine viene interpretato da più parti come una spregiudicata cortesia, magari involontaria, a gang di bancarottieri ormai in evidente disgrazia, ma questa è altra storia.
Il ministro Urso infatti, probabilmente anche considerando l'evidente violazione della volontà del legislatore nazionale, non ha praticamente neanche tenuto conto del già contestato decretino siciliano, ed ha convocato con nota del suo Capo di Gabinetto, TUTTE le organizzazioni che lo stesso decretino afferma “aver sentito”, per “una riunione di ascolto delle associazioni imprenditoriali e confronto sulle ipotesi di riorganizzazione del sistema camerale siciliano in particolare per i territori di Catania, Ragusa e Siracusa.”
Quindi è chiaro che il governo centrale questa “ridefinizione”, operata con una frettolosa e troppo debolmente motivata delibera della giunta siciliana, neanche può prenderla in considerazione come risolutiva di una questione che merita ben altra attenzione e responsabilità.
È evidente quindi che la decisione del governo (sic!) regionale richiede una immediata revisione che tenga conto delle esigenze già contenute nella legge 106 e, soprattutto, che il governo centrale intervenga per sottrarre una materia così delicata ad appetiti di bottega o peggio, e, finalmente, si provi a dare risposta seria alle vere esigenze di quel mondo produttivo che non può ancora rimanere ostaggio di gang sempre in cerca di bancomat elettorali e finanziari.
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Nella denuncia hanno sostenuto che "gli atti erano stati secretati per tutelare il processo di privatizzazione in virtù del principio di libera concorrenza."
E noi ridiamo!